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Polestar, il marchio sportivo ad alte prestazioni e basse emissioni frutto della joint-venture tra Volvo Cars e la proprietà cinese Geely, ha grandi ambizioni elettrificate. Le legittima con linee semplici e allo stesso tempo filanti ed eleganti. Anche se è ancora solo un concept, con la O2 punta alla reinterpretazione in chiave elettrica delle roadster più dinamiche. Il tettuccio della futura decappottabile a batteria è di quelli rigidi, ma non ne intacca il fascino. Se e quando arriverà (in versione prototipo c’è anche un drone per le riprese aeree che può decollare dalla vettura aperta fino ai 90 orari di velocità) non è ancora dato sapere, anche se a Polestar i progetti non mancano.
La gamma è attualmente articolata sulla coupé ibrida Polestar 1 a tre motori (due elettrici e uno termico per un totale di 609 cavalli) sul crossover elettrico Polestar 2 (408 Cv di potenza e fino a 500 chilometri di autonomia nel ciclo di omologazione Wltp), ma il costruttore già annunciato per il 2024 anche la Polestar 5, un Suv destinato a rivaleggiare con la Porsche Macan, la cui prossima generazione sarà solo a zero emissioni. La sostenibilità è la parola d’ordine della controllata di Volvo, che in Germania, il più grande mercato europeo, ha contabilizzato numeri interessanti.
L’elettrificazione è uno dei pilastri dell’offensiva di Polestar, che però punta anche su materiali “alternativi”. Per il concept 2+2 ha fatto largo uso del poliestere riciclato avendo come obiettivo quello di facilitare il riutilizzo basato sull’economia circolare che fa bene all’ambiente e ai bilanci. L’operazione riguarda anche il prezioso alluminio oltre ad una serie di altri componenti.