ROMA - È un binomio molto interessante quello che per il secondo anno sarà al via del campionato di Formula E la cui presentazione è avvenuta venerdì scorso al moderno Museo M9 di Mestre. L’unione tra Geox, uno dei tanti prodigi aziendali italiani, e l’americana Dragon di Jay Penske, è un matrimonio costruito su solide basi, dove non si guarda soltanto alla prestazione pura offerta dalla pista, ma cerca di andare oltre abbracciando con serietà la tecnologia elettrica del futuro applicata alle auto. Il team Dragon dallo scorso campionato si fa tutto in casa dopo una precedente collaborazione con Faraday Future, prima struttura americana a costruirsi in proprio la parte elettrica del motore, forte della presenza di Roger Penske (padre di Jay), una icona nel motorsport che ha vinto tutto e che ha realizzato nei decenni un business senza precedenti anche al di fuori delle corse automobilistiche. E che recentemente ha acquisito il circuito di Indianapolis e, soprattutto, l’organizzazione del campionato Indycar, ovvero la F1 americana.
Un vero colosso insomma, da cui è nato per mano del figlio la costola Dragon per la Formula E alla quale partecipa fin dalla prima stagione. Per il campionato 2019-2020, Dragon si affida a due rookie per la serie, ma in realtà si tratta di due piloti di grande spessore. Brendon Hartley, neozelandese, due campionati Endurance vinti con la Porsche LMP1, una stagione completa in F1 con la Toro Rosso nel 2018, ha le qualità e le competenze per abbracciare senza preoccupazioni il progetto Formula E.
Lo stesso dicasi per Nico Muller, svizzero che parla molto bene l’italiano, cresciuto nel motorsport del Bel Paese, da anni ufficiale Audi nel DTM. Piloti, Hartley e Muller, che sanno benissimo come si lavora a certi livelli avendo gareggiato in serie ultra competitive e lavorato con squadre ufficiali. «Molti pensano che non sia bello guidare le vetture della Formula E, per via del silenzio, della mancanza del rombo del motore, ma in realtà trasmette sensazioni completamente nuove», ha spiegato Hartley.
Il presidente Geox, Mauro Moretti Polegato, entusiasta ha aggiunto: «Noi guardiamo con grande interesse alla sostenibilità e alla tutela dell’ambiente, per questo ci è parso logico entrare nella Formula E. Non siamo meramente sponsor, ma collaboriamo attivamente con la Dragon avendo per esempio realizzato l’abbigliamento mirato per i piloti, meccanici, personale della squadra utilizzando la tecnologia Ventis per le scarpe, che presentano una suola inedita, dotata di rete che favorisce la traspirazione. La scarpa che respira è il nostro motto. Mi dite, perché la Formula E? Intanto perché si corre all’interno delle più grandi città del mondo, dove siamo presenti con i nostri prodotti, negozi, che sono più di mille nel globo divisi in centodieci Paesi.
Poi, come detto, Geox è attenta al futuro elettrico, affinché il mondo diventi sostenibile. In Italia al momento siamo ancora molto lontani dagli obiettivi prefissati e rispetto ad altri Paesi. Si stima che nel 2025 nel mondo vi saranno 11 milioni di veicoli elettrici circolanti, 40 milioni nel 2060. Il mercato trainante è quello cinese, poi gli USA e infine l’Europa, con l’Italia che ha appena lo 0,5 %, forse lo 0,7% a fine anno. Noi attraverso la Formula E vogliamo essere parte di questo cambiamento. Nella vita esiste anche il buon senso, non solo il denaro».