MILANO - Per l’88ma volta nella sua lunga e prestigiosa storia il Salone di Ginevra rinnova l’appuntamento con il mondo dell’auto e con i suoi appassionati cultori. Oltre alla consueta parata di novità, l’edizione 2018 ribadisce la capacità di anticipare le tendenze emergenti su cui ha costruito in parte la fama di più ricca e completa vetrina mondiale del settore, grazie alla cadenza annuale (unica tra le principali rassegne europee), alla precisa volontà di garantire a tutti i player del mercato globale la possibilità di giocare in campo neutro, alla prassi tutt’altro che disprezzabile di redistribuire parte degli utili tra gli espositori. Della storica vocazione a “leggere” i segnali del mercato ha offerto un esempio il presidente del Comitato organizzativo Maurice Turrettini.
Presentando il Salone a Milano, ha fornito un’interpretazione costruttiva delle dolorose diserzioni (Opel, Ds, Infiniti, Chevrolet e Cadillac) che hanno afflitto anche Ginevra.
«Sono forfait in linea con una tendenza che si sta diffondendo. Parecchi costruttori hanno dichiarato di non considerare più necessaria la presenza ai saloni tradizionali, preferendo altri format espositivi, le rassegne dedicate agli sport agonistici, alla moda o all’elettronica, come conferma la sempre più massiccia presenza delle case auto al Ces, la mostra dell’elettronica di Las Vegas».
È il declino degli eventi di tipo tradizionale?
«No. Piuttosto è un’opportunità. Per questo abbiamo raggiunto un accordo con la Fiera di Berlino, sede dell’Ifa, la più importate rassegna europea di elettronica di consumo, che potrebbe diventare il contraltare europeo al Ces».
Secondo quali modalità?
«Organizzando con cadenza annuale, a Ginevra e nella capitale tedesca, due manifestazioni aperte a esperti e amministratori delegati di aziende che operano nei settori della guida autonoma e della connettività per focalizzare l’attenzione sui rapidi progressi dell’elettronica applicata all’auto, continuando a fare di Ginevra un appuntamento irrinunciabile per il mondo dell’auto».
Sarà un evento per soli addetti ai lavori?
«Già a settembre a Berlino assisteremo alla presentazione di novità tecnologiche. Come specialisti in saloni, siamo interessati a capire dove sta andando la tecnologia per poter proporre ai visitatori le più recenti evoluzioni dell’automobile».
Pensate di poter trasferire ad altri la vostra esperienza, magari nei mercati emergenti?
«Non è una cosa facile. In questo campo abbiamo l’esempio della Cina, fino a poco tempo fa Paese emergente e oggi primo costruttore e primo mercato al mondo. A Ginevra si sono presentati soprattutto per far vedere che esistono, ma poi sono scomparsi per mancanza di prodotti all’altezza della concorrenza più qualificata».
Dopo l’accordo con l’Ifa quali saranno i prossimi passi?
«Siamo sempre molto attenti all’evoluzione dell’automobile, chiediamo costantemente alle case come vedono il futuro. Loro ci dicono che bisogna essere audaci, che occorre innovare e noi cerchiamo di farlo, ma non abbiamo la sfera di cristallo che ci dica con certezza dove sta andando questo mondo».
Concorda con chi considera Ginevra quasi un salone di casa per gli italiani?
«Le marche italiane sono sempre tra le più ammirate. Per esempio c’è la Ferrari che continua a far sognare i giovani, a dispetto del loro presunto distacco dall’automobile. Ed è come al solito ricca la presenza di carrozzieri e designer, magari negli stand di marchi di differente nazionalità. E gli ospiti in arrivo dal vostro Paese crescono a ritmo sostenuto: negli ultimi tre anni sono passati dal 3% al 9% del totale, che anche quest’anno dovrebbero essere attorno ai 700.000».