LOS ANGELES - «Una grande sfida, se non la più grande, che abbiamo nella road map dell’elettrificazione è mettere a punto una tecnologia che abbia costi accessibili per la classe medià e per il grande pubblico. Lo ha detto l’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, parlando da Las Vegas durante il Ces 2023. Se questo non sarà fatto, ha spiegato il numero uno del gruppo, ‘in pochi anni ci troveremo con prodotti che hanno costi molto superiori a quelli convenzionalì e questo si tradurrebbe in veicoli più cari per il consumatore finale, che non li potrebbe comprare, e questo «ci farebbe perdere il grande pubblico e il mercato si ridurrebbe in modo significativò. Per evitare che ciò succeda, «Il settore automotive non ha altra scelta che assorbire tramite ulteriore produttività i costi collegati alla tecnologia», ha detto Tavares, spiegando che «assorbire i costi addizionali dell’elettrificazione e tutelare l’accessibilità dei prodotti per il grande pubblico è la sfida principale dell’industria dell’autò. Secondo il Ceo, ‘c’è bisogno di puntare sull’elettrificazione, non solo per una questione di profittabilità ma per il pianeta».
Tuttavia, ha aggiunto, «per avere un impatto significativo occorre che i volumi di vendita di veicoli a basse emissioni siano ampi, altrimenti con volumi bassi l’impatto è limitato. Produrre veicoli elettrici ha senso per dare un contributo contro il global warming se e solo se i volumi di vendita sono significativi e possono avere un peso rilevante nella riduzione di emissioni, ma perchè i volumi siano alti il costo delle vetture deve essere accessibile». «Non abbiamo necessariamente bisogno di produrre in Cina. Si possono sostenere i clienti senza avere un produttore locale». Lo afferma l’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares. «Saremo in Cina ma siamo consapevoli di quello che sta accadendo nella geopolitica: noi siamo più una società occidentale e non voglio che la mia società sia esposta nel caso in dovessero aumentare le tensioni geopolitiche», aggiunge Tavares. «Quando incontro i leader e mi chiedono» degli impianti di produzione rispondo: dato il talento della mia squadra, ho fiducia nel fatto che possiamo difendere la nostra quota di mercato - osserva Tavares - . I miei bisogni però dipendendo dalla dimensione del mercato nel suo complesso».
«Si può fare un buon lavoro sostenendo i clienti senza avere un produttore locale. Quello che diciamo non è che lasceremo la Cina, saremo in Cina. Ma siamo consapevoli di quello che accade in geopolitica. Noi siamo una società più occidentale di altre» e nel caso di sanzioni occidentali a parti terze, le prima a pagare sono le aziende occidentali, spiega Tavares. «In Cina con una massiccia presenza di asset sarebbe una strategia rischiosa: non voglio che la società sia esposta. In Cina vogliamo essere ‘leggerì dal punto di vista degli asset. Questo potrebbe significare una potenziale crescita minore, ma anche un potenziale di profitto maggiore», aggiunge Tavares ricordando che una delle joint venture in Cina è finita. «L’altra la stiamo ancora discutendo» per capire quali «potrebbero essere le condizioni per continuarla. Le trattative sono “difficili”.