Quello di cinquant’anni fa, la 37ma edizione, corso dal 19 al 26 gennaio 1968, è stato il Rally di Montecarlo che ha dato vita a una nuova svolta per la specialità. Dopo che nella prima metà degli anni sessanta si erano imposte le vetture più piccole Saab 96 e Mini Cooper S anche grazie al sistema dei coefficienti prestazionali, nel 1968 vengono cancellati i tempi imposti a favore degli scratch nelle prove speciali.
E’ il via libera alle vetture più performanti, in particolare le Porsche 911T con un motore da 180 cv, insidiate da macchine molto agili come l’Alpine A110, e dalla stessa Lancia Fulvia HF, che tuttavia perde subito Sandro Munari nel drammatico incidente nel percorso di avvicinamento, fatale al navigatore Luciano Lomabardini. Il “Drago” avrà poi modo di rifarsi nel 1972, quando la sua vittoria con la “Fulvietta” fa conoscere e amare i rally in Italia, e poi con la tripletta 1975-76-77 al volante della imbattibile Lancia Stratos. Ma questa è un’altra storia…
Tornando alla gara del 1968, per la quale prendono il via 200 equipaggi, tra i quali Alain De Gaulle, il nipote del Generale, ed Herny Chemin con la Mustang già utilizzata da Jean Louis Trintignant e Johnny Halliday, da Atene, Douvres, Lisbona, Montecarlo, Oslo, Reims e Varsavia prevede, escluso il percorso di avvicinamento, un totale di 2100 km, con 21 prove speciali, di cui dieci nella notte finale del Turini, per complessivi 346 km, non siamo quindi molto lontani da oggi. Le Porsche sono le grandi favorite, ma devono fare i conti con uno scatenato Gerard Larrousse, futuro costruttore in F1 con le monoposto equipaggiate con i motori Lamborghini, che è una delle punte dello schieramento Alpine-Renault.
Quando parte l’ultima tappa, Larrousse vanta 14” sulla prima delle Porsche, quella dell’inglese Vic Elford, semisconosciuto al grande pubblico. Il pilota francese è secondo nelle prime due Piesse, poi a La Couillole becca una legnata da Elford che gli mangia 51”. Ora Larrousse deve attaccare alla grande per replicare al britannico e difendersi dall’altra Porsche di Pauli Toivonen, vincitore due anni prima con la Citroën DS21 dopo il “giallo dei fari”. Ma, sul secondo passaggio al Col de Turini, qualche imbecille in cerca di emozioni butta della neve sulla strada all’uscita di una curva. Larrousse che monta gomme racing, scivola e vola fuori, staccando una ruota. Via libera per Elford e Toivonen con la Porsche, che vincerà anche nel biennio successivo con Bijorn Waldegaard. Niente da fare per le Mini Cooper S, che chiudono la loro splendida epopea al “Monte” con Rauno Aaltonen, Tony Fall e Paddy Hopkirk al terzo, quarto e quinto posto.
Le Lancia Fulvia HF sono al sesto e ottavo posto con Ove Andersson e Leo Cella, primo degli italiani, e conquistano la Coppa delle Dame con Pat Moss, la sorella del pilota F1, sposata con Eric Carlsson, vincitore nel ’62-’63 con la Saab, che chiude in quattordicesima posizione nell’assoluta.