Bentley Continental GT Speed debutta nel cuore della Capitale. Massima espressione dell'approccio “tailor made”
Bentley cala l'asso: ecco la 4^ generazione della Continetal GT Speed, tra prestazioni e lusso
Flying Spur Mulliner debutta al Gran Premio di Zoute. Con l'ibrido da 782 cv e 1.000 Nm è la Bentley più potente di sempre
La Continental GT compie 20 anni e Bentley, per l’occasione ha portato la torta di compleanno al The Quail di Monterey: la One-of-One, un’edizione speciale che replica l’allestimento della prima Continental GT, lanciata nel 2003 e che costituì un vero e proprio spartiacque nella storia del marchio di Crewe.
La Bentley infatti nel 1998 era stata separata dalla Rolls-Royce, alla quale era appartenuta sin dal 1931, ed acquistata dalla Volkswagen dopo un’acerrima lotta con la BMW che invece si prese la casa dello Spirito dell’Estasi rifondandola completamente a Goodwood. Fino ad allora le Bentley erano state declinazioni meno solenni e più sportiveggianti di modelli Rolls dai quali la modifica estetica più caratterizzante era la calandra ispirata al Partenone sormontata dalla B alata. C’era invece da riscoprire l’anima sportiva della Bentley, incentrata sul periodo di Cricklewood e sull’epopea dei Bentley Boys, ovvero i piloti che portarono a molteplici vittorie su pista le varie 3 Litre 4 ½ Litre e Speed Six capaci soprattutto di vincere cinque edizioni della 24 Ore di Le Mans (1924 e dal 1927 al 1930).
Per rinverdire quella tradizione, la Bentley tornò a Le Mans proprio dal 2001 al 2003 chiudendo con la sesta vittoria della sua storia, grazie ad un terzetto formato da Guy Smith, ma soprattutto da Rinaldo “Dindo” Capello (3 vittorie e 6 podi) e “Mr Le Mans” Tom Kristensen (9 vittorie). Un trionfo completata dalla doppietta assicurata dall’altra Speed 8 guidata da Mark Blundell (una vittoria), David Brabham (3 vittorie) e Johnny Herbert (una vittoria). Proprio in quell’anno usciva dalle rinnovate linee di Crewe la prima Continental GT con numero di telaio 20001. Lo stile e l’impostazione da granturismo a 4 posti riprendevano in particolare la R Type Continental del 1952 grazie alla matita di Dirk van Braeckel e di Raul Pires, capaci di riassumere la storia del marchio e, allo stesso tempo, fissare stilemi ancora presenti sulle Bentley.
Si trattava della prima Bentley completamente nuova. La scocca era derivata da quella della Volkswagen Phaeton, dalla quale prendeva la trazione integrale con giunto centrale meccanico, e il motore era il W12 6 litri biturbo da 550 cv e 650 Nm che permetteva un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 4,8 secondi e una velocità massima di 318 km/h, ad un soffio dalla soglia psicologica tutta anglosassone delle 200 miglia orarie (324 km/h). Il successo, ulteriormente spinto dalla versione scoperta GTC, fu tale da decuplicare le vendite della Bentley e portarle a livelli mai visti prima, tanto che parte della produzione fu trasferita all’avveniristica Gläserne Manufaktur, ovvero la Fabbrica di Vetro che Volkswagen aveva costruito a Dresda per la Phaeton e promuovere un’immagine all’avanguardia del marchio e dell’intero gruppo.
La seconda generazione arrivò nel 2012, arricchita della disponibilità del motore V8 4 litri e di attitudini sportive ancora più spiccate tanto che vi fu anche una versione GT3 da corsa e una Supersports derivata da ben 710 cv capace di raggiungere 336 km/h e accelerare da 0 a 100 km/h in 3,5 secondi. La terza è arrivata nel 2018 segnando un’ulteriore propensione alla sportività grazie al pianale condiviso con la Porsche Panamera, alle sospensioni con molle pneumatiche a tre camere e barre antirollio attive e al cambio doppia frizione a 8 rapporti al posto del precedente a convertitore di coppia. Il W12 è ancora nel cofano, ma ovviamente evoluto per seguire le normative, offrire maggiore efficienza e prestazioni superiori con potenze che vanno da 635 a 659 cv e una coppia di 900 Nm spalmata da 1.500 e 5.000 giri/min.
Una storia dunque avvincente e condensata dalla One-of-One, realizzata dal reparto Mulliner e mostrata a Monterey insieme alla prima Continental GT per sottolinearne tutte le analogie e i punti di continuità. La verniciatura scelta è il Cypress Green accoppiato a rivestimenti interni in cuoio cucito in filo verde e radica di noce a poro aperto in due tonalità (scura e lucida) separate da una sottile profilo nella stessa tinta della carrozzeria. All’esterno ci sono finiture in acciaio lucido brunito e la fibra di carbonio, utilizzata per il deviatore anteriore, le minigonne e il labbro sul cofano posteriore. I cerchi da 22” sono rifinite in grigio scuro e all’interno ci sono anche il sistema infotelematico con schermo a scomparsa e impianto audio Naim.
Infine c’è una piastrina ’20 years of the Continental GT by Bentley Mulliner’, sicuramente vanto del collezionista che se le è già aggiudicata ed è andata a ritirarsela proprio sulla spiaggia di Pebble Beach. Il prezzo? Considerando che la versione W12 Mulliner costa almeno 335mila euro, che le personalizzazioni non sono certo regalate e parliamo di un esemplare unico che ha goduto di una visibilità mediatica mondiale, è facile ipotizzare cifre ben superiori e destinate crescere nel tempo, soprattutto considerando che la Continental GT è prossima alla pensione ed è già cessata la produzione del W12. In arrivo la versione ibrida plug-in con la parte termica costituita da un V6 3 litri: potenza e prestazioni saranno degni di una Bentley, ma i consumi e le emissioni nettamente inferiori.