ROMA - I collezionisti di auto d’epoca hanno temuto che un’altra tegola stesse per abbattersi sui loro patrimoni di storia e di passione a causa dell’introduzione del documento unico per i trasferimenti di proprietà: in base alla nuova normativa, in vigore dal primo giugno 2020, si era temuto, infatti, che in caso di aggiornamento, cambio di proprietà o reimmatricolazione di un veicolo storico e quindi del rilascio del nuovo documento di circolazione, i vecchi documenti cartacei dovessero essere distrutti. E invece non sarà così: i documenti che certificano la storia delle auto con più di 30 anni di anzianità potranno essere conservati nella loro forma originale, senza tagli né segni di annullamento.
Una circolare del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha chiarito infatti che “per i veicoli che siano stati costruiti o immatricolati per la prima volta almeno trenta anni fa tutte le operazioni gestite con le nuove procedure, che danno luogo all’emissione del Documento Unico (esempio: trasferimenti di proprietà, reimmatricolazioni, aggiornamenti con rilascio di nuovo documento di circolazione), devono essere gestite secondo le seguenti modalità: 1) nel fascicolo digitale deve essere acquisita l’immagine pdf del documento di circolazione originale, al quale non va praticato il taglio dell’angolo superiore destro; 2) il documento originale è restituito al nuovo proprietario senza apposizione di alcun segno (timbro, tagliando autoadesivo o altro) di annullamento; 3) analogamente è restituito, con le stesse modalità, il foglio complementare dopo averlo scansionato e acquisito nel fascicolo senza taglio dell’angolo superiore destro.
L’aggiornamento e le chiarificazioni sulla normativa hanno prodotto generale soddisfazione nel mondo dei collezionisti, tradizionalmente interessatissimi a tutto ciò che contribuisce a salvaguardare la storia di ogni singolo esemplare. In alcuni casi, tra l’altro, la visibilità del nome di un precedente proprietario può addirittura contribuire ad incrementare il valore di mercato dell’auto, soprattutto se si tratti di una celebrità, un personaggio dello spettacolo, dello sport, della politica.
Per scongiurare il pericolo che la riforma cancellasse la documentazione storica delle auto da collezione erano scesi in campo sia ACI Storico sia l’ASI (Automotoclub Storico Italiano). Per una volta, dunque, i due schieramenti, notoriamente su posizioni diverse in materia di salvaguardia del patrimonio motoristico italiano, si sono ritrovati in perfetta sintonia nel manifestare totale soddisfazione per la piega presa dagli eventi. Sia pure impegnatisi separatamente nello svolgere opera di persuasione nei confronti del ministero, a risultato acquisito entrambi i vertici delle due associazioni hanno espresso la medesima soddisfazione per il risultato ottenuto.
“Da grande appassionato di veicoli storici, oltre che da presidente dell’Automobile Club d’Italia e di ACI Storico – ha dichiarato Angelo Sticchi Damiani - desidero esprimere particolare soddisfazione per la grande attenzione manifestata dai vertici del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e della Motorizzazione nei confronti delle esigenze degli appassionati di veicoli storici, nonostante le particolari difficoltà del momento che il Paese sta attraversando e le priorità che questa emergenza comporta. Sono inoltre convinto - ha aggiunto il presidente dell’ACI - che questa intensa e fruttuosa cooperazione tra la Motorizzazione e l’ACI, che sta portando alla nascita del nuovo sistema di gestione delle pratiche amministrative in campo automobilistico, rappresenti un piccolo ma importante segnale di cosa le pubbliche amministrazioni sono in grado di fare quando collaborano tra loro nell’interesse della collettività”.
Il presidente dell’ASI, Alberto Scuro, da parte sua ha commentato: “Siamo grati al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e alla Direzione Generale della Motorizzazione per la grande sensibilità dimostrata nei confronti del motorismo storico. Hanno ascoltato le nostre istanze e preso in considerazione i nostri suggerimenti per la salvaguardia del patrimonio storico. Siamo sicuri che il dialogo proseguirà anche in futuro nell’ambito di un tavolo di lavoro che vedrà riunite le istituzioni competenti e gli enti certificatori, con il solo obiettivo di tutelare i veicoli storici”.
Tra i temi caldi tuttora irrisolti c’è, com’è noto, proprio quello delle certificazioni, oltre all’attesa riforma dei sistemi di revisione e alla salvaguardia delle targhe storiche: questioni annose che da un lato dividono sempre più ACI Storico e ASI, dall’altro oppongono collezionisti e burocrati ministeriali, da sempre contrari ad autorizzare la salvaguardia delle targhe nere, quelle che testimoniano meglio d’ogni altro simbolo la storicità dì un veicolo. Sulla questione è sceso in campo da tempo anche ACI Storico, e infatti in un comunicato diffuso da Via Marsala all’indomani della “vittoria” sulla salvaguardia dei documenti originali, si legge che “ACI esprime particolare soddisfazione anche per il fatto che sia stata accolta una delle proposte di tutela dei veicoli storici lanciate in occasione dell’Heritage Day svoltosi presso la sede centrale del Club a Roma il 13 giugno del 2018, quando - insieme alla richiesta di conservare i documenti originali dei veicoli storici – venne proposto di conservare o di riprodurre la targa originale e di innovare il sistema di revisione dei veicoli storici. Da allora – sottolinea la nota - l’ACI non ha mai smesso, né smetterà, di porre questi temi all’attenzione del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, nell’interesse di tutti gli appassionati, indipendentemente dall’associazione ad un Club o dall’iscrizione ad un Registro”.