La Ferrari risorge nel giardino di casa. Nel tempio della velocità, che ha oltre un secolo di storia gloriosa, dove le truppe rosse danno sempre un aiuto supplementare. Una spinta invisibile. Capace di accompagnare in pole anche in stagioni come questa in cui non c’è molto da sorridere e da salvare. In un anno tutto targato Red Bull, di proprietà quasi esclusiva di Max Verstappen, Maranello piazza due macchine fra le prime tre, acchiappandosi la partenza al palo. Quella che dà gloria infinita al sabato e alimenta i sogni nella notte più lunga. Se solo una settimana fa non si fosse disputato il GP d’Olanda a Zandvoort, evidenziando tutti i limiti dalla deludente SF-23, ieri sarebbe stato un “pomeriggio perfetto”.
La Scuderia è scesa all’autodromo del Parco concentrata al massimo. Decisa a sfruttare tutte le possibilità per ben figurare di fronte ai 350mila tifosi che assieperanno le tribune. C’era la consapevolezza che, forse, i lunghi rettilinei a due passi dalla Villa Reale potevano essere amici. E così è stato. Inoltre, la configurazione aerodinamica con il posteriore tutto scarico è quella più gradita dalla rossa per trovare un assetto accettabile. Soprattutto capace di non mandare in tilt l’assetto e trasformare la monoposto in una biscia che mette in crisi le gomme alzando il ritmo di gara.
Dalla vicina sede, poi, sono state spedite due power unit nuove di zecca, le ultime a disposizione di Charles e Carlos prima che scattino le penalizzazioni. Una miscela esplosiva che ha funzionato come si deve, riportando il Cavallino ai vertici. Sainz, inoltre, si è presentato in una forma splendida e l’altro ieri ha festeggiato il suo 29° compleanno, mandando un messaggio esplosivo. Nelle prima prove libere si è piazzato secondo ad appena 46 millesimi dal cannibale olandese. Poi non ha più mollato la prima posizione fino alla pole position, facendo sempre meglio di Leclerc che a Monza non era mai stato battuto da alcun compagno di squadra.
Per il figlio d’arte spagnolo, non proprio un fulmine in qualifica nonostante abbia disputato 176 GP, c’è da ben sperare: lo scorso anno partì al palo a Silverstone proprio davanti all’olandese e al monegasco e trionfò in gara. Ieri ha compiuto un capolavoro. Charles è partito per primo all’ultimo tentativo ed ha fatto il miglior tempo. Dietro di lui Max lo ha battuto per soli 54 millesimi. Poi è arrivato il ragazzo di Madrid che si è messo in testa per 13: tutto il podio della velocità in appena 67 millesimi, ad una media oraria di pochi metri inferiore ai 260 km/h. Ed oggi cosa accadrà? Sappiamo bene che, un conto è un giro in apnea, tutt’altra cosa è percorre oltre 300 km al massimo.
Restando obiettivi le chance di trionfare sono ridotte al lumicino se non ci saranno imprevisti. Max ha più carico ed una velocità uguale. Un dettaglio che potrebbe far aumentare la differenza di gestione pneumatici su una pista gentile con le coperture. E il cannibale ha dimostrato di avere in saccoccia almeno mezzo minuto di vantaggio sulla lunga distanza. L’approccio del team italiano non è però certo questo, ci si appiglia ad ogni imprevisto (sempre in agguato in F1) per ipotizzare una giornata trionfale. Di gloria. Il sorriso triste del principino non fa sconti: «Possiamo puntare ad un doppio podio, ma davanti a questi tifosi non possiamo escludere i due primi posti...».
Sempre con lo stesso piglio, sorridente, Fred Vasseur, il cui approccio per motivare i ragazzi è ottimale: «Carlos è stato superbo, ma anche Charles ha guidato bene. I piloti amici? Non ci credo. Ma è nostro compito farli collaborare. No, la scia non conta. Questo bolidi sono progettati per correre nell’aria libera...». Verstappen oggi partirà per prendersi la decima vittoria consecutiva, nessuno come lui. Ma bisognerà guardarsi anche dalla Mercedes di Russell che scatterà a fianco a Leclerc e di solito rende bene in corsa.