Joe Biden spezza nettamente una lancia a favore dei lavoratori di Gm, Ford e Stellantis

Biden sostiene sciopero dipendenti automotive, distribuire profitti record: «I lavoratori meritano la giusta parte»

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WASHINGTON - «Nessuno vuole uno sciopero, ma i profitti record delle case automobilistiche non sono stati condivisi equamente e i lavoratori meritano la loro giusta parte»: Joe Biden spezza nettamente una lancia a favore dei lavoratori di Gm, Ford e Stellantis, auspicando che le parti tornino al negoziato per un accordo vantaggioso per tutti e che le aziende vadano più incontro con le loro offerte ai dipendenti. Il presidente è stato costretto ad intervenire dalla Casa Bianca dopo che la sua telefonata alle parti poco prima della scadenza del contratto a mezzanotte non è servita ad evitare lo storico sciopero dei dipendenti - il primo coordinato e simultaneo - contro le ‘Big Threè, che rappresentano circa il 40% del mercato delle auto in Usa. Lo sciopero potrebbe infatti indebolire le chance di rielezione del presidente più ‘pro union’ di sempre per i potenziali pesanti effetti sull’economia, il terreno dove è elettoralmente più vulnerabile: si rischiano blocchi delle catene di fornitura del settore, l’aumento dei prezzi delle vetture e quindi anche di un’ inflazione che sta già rialzando la testa.

Senza contare i costi immediati: 10 giorni di sciopero totale costerebbero alle tre case automobilische circa un miliardo di dollari e ai lavoratori 900 milioni, mentre l’economia subirebbe un colpo da oltre 5 miliardi, secondo le stime di Anderson Economic Group. Wall Street ha già reagito male, girando subito in negativo, con perdite al momento contenute dei tre brand. Stellantis peraltro deve fare i conti anche con uno sciopero di otto ore per tutte le aziende dell’automotive della provincia di Potenza proclamato per il 18 settembre da Fim, Uilm, Fismic e Uglm, «totalmente insoddisfatti» della discussione sul quinto modello da realizzare nella fabbrica di Melfi. Per ora lo sciopero in Usa è parziale e limitato: si sono fermati 12 mila dei 150 mila dipendenti rappresentanti da United Auto Workers (Uaw), il più potente sindacato dei metalmeccanici, in una sola fabbrica di ciascuna società (per Gm a Wentzville in Missouri, per Ford a Wayne in Michigan e per Stellantis a Toledo in Ohio). Ma la stop potrebbe espandersi se non saranno accolte le ambiziose richieste della ‘union’, tra cui un aumento dello stipendio del 40% in 4 anni (le controparti hanno offerto circa il 20%), la parificazione dei salari dei neo assunti, una settimana lavorativa di 4 giorni, l’adeguamento automatico all’inflazione, limitazioni al lavoro temporaneo (che esclude i benefici previdenziali), una «giusta» transizione verso le auto elettriche.

I "Big Three" ritengono che l’aumento salariale costerebbe decine di miliardi e li manderebbe fuori mercato. Ma lo Uaw è deciso a recuperare il terreno perduto dopo la crisi finanziaria del 2008, anche alla luce dei «profitti record» degli ultimi anni e degli stipendi stellari dei ceo: come Mary Barra (Gm), che lo scorso anno ha incassato 29 milioni di dollari (+34% rispetto a 4 anni prima), anche se si tratta in gran parte di azioni e opzioni legate ai risultati dell’azienda (di cui tuttavia i lavoratori non beneficiano). Artefice di questo sciopero senza precedenti, Shawn Fain, 54 anni, un ‘duro e purò eletto al vertice della Uaw solo sei mesi fa dopo che una serie di scandali per corruzione avevano compromesso i vertici della Union e portato all’elezione diretta del leader. Prima quasi nessuno lo conosceva. Ora è una delle figure più potenti d’America, a capo di una delle poche ‘union’ che non ha dato il suo endorsement a Biden, anche se dopo l’intervento pubblico del presidente potrebbe cambiare idea. Intanto il senatore Bernie Sanders, leader della sinistra americana, è corso a Detroit per partecipare alla manifestazione di solidarietà da lui organizzata nella capitale dell’ auto. 

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Domenica 17 Settembre 2023 - Ultimo aggiornamento: 19-09-2023 12:16 | © RIPRODUZIONE RISERVATA