Il vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini non molla la presa e rilancia la sua crociata contro la ‘Città 30’, ovvero il provvedimento del Comune di Bologna che istituisce il limite di trenta all’ora nel 70% circa delle strade della città, quelle più a rischio incidenti: «Non farò parte di un partito anti- auto perché i cittadini ci vanno a lavoro: multare chi va lavorare in auto, anche in bici, mi sembra un’ideologia priva di qualsiasi senso». Il Comune gli ha rinnovato l’invito a un confronto, al quale Salvini non chiude la porta. «Spero - ha detto - che il sindaco abbia voglia di ragionare, perché non ho voglia di litigare con nessuno, ma ho il dovere di tutelare la mobilità di chi prende la macchina per andare a lavorare». Salvini ha annunciato che il ministero emanerà una direttiva per fare chiarezza, ma dopo che il Comune di Bologna aveva detto che il provvedimento era stato fatto con il supporto dei tecnici del suo stesso ministero, emerge un altro dettaglio: nella Gazzetta Ufficiale del 9 febbraio 2023 è stato infatti pubblicato un decreto del Mit, denominato ‘Piano di riparto delle risorse destinate alla progettazione ed alla realizzazione di interventi per il miglioramento della sicurezza stradale dei pedonì, che richiamandosi al Piano per la sicurezza stradale del governo precedente (che ieri il Mit ha però ritenuto superato) esorta le città a fare le zone 30 e assegna a Bologna un finanziamento da 623mila euro.
A farlo notare il deputato di Europa Verde Angelo Bonelli: «L’azione di Salvini - dice Bonelli - è solo elettorale, mette in discussione una decisione da lui stesso voluta con un decreto che ha la sua firma: l’Italia merita un ministro del genere?». Anche il metodo ha fatto storcere il naso a qualche sindaco, come quello di Bergamo Giorgio Gori: «Bologna - dice - decide questa cosa ma ci sono altre città di centrodestra che lo hanno deciso come Treviso e Olbia che è stata la prima. Il ministro dei Trasporti, alfiere dell’autonomia e del federalismo, interviene a gamba tesa dicendo che non si può fare e che farà un decreto». In città, intanto, prosegue una ferocissima polemica politica fra i sostenitori e i detrattori della misura, ma gli automobilisti sembrano apprezzare o quanto meno si stanno abituando a tollerare, visto che poi, all’atto pratico, cambia poco dato che la media della velocità nel traffico cittadino è sotto i 20 km/h.
Anche perché il provvedimento potrebbe portare benefici anche alla qualità dell’aria e alle tasche degli stessi automobilisti: lo certifica la Società italiana di medicina ambientale, secondo cui «una ricerca condotta dall’Agenzia Europea dell’Ambiente - dice il presidente Sima Alessandro Miani - ha effettivamente dimostrato come una riduzione della velocità media delle auto determini un taglio alle emissioni inquinanti in atmosfera, oltre che un risparmio in termini di consumo di carburanti».