L’auto elettrica non convince ancora gli italiani. A poche settimane dall’avvio, e in vista del nuovo round atteso per marzo, sono praticamente esauriti gli incentivi dell’ecobonus per le auto a motore termico a basse emissioni. Secondo i dati riportati sul sito del Mimit le risorse ancora a disposizione per le auto con emissioni tra 61 e 135 grammi di CO2, con alimentazione a benzina o diesel di ultima generazione ma anche mild ibrid, sono ormai una manciata di milioni, rispetto a una dotazione iniziale di 120 milioni di euro. Restano al palo invece le auto elettriche: gli incentivi disponibili per i veicoli tra 0 e 20 grammi di CO2 al km sono circa 187 milioni rispetto a uno stanziamento iniziale di 194 milioni. Non va meglio per le plug-in, ovvero per le auto tra 21 e 60 grammi di CO2: qui dei 232 milioni iniziali ne restano ancora ben 229. Chi rimarrà a bocca asciutta dovrà attendere i nuovi aiuti che arriveranno probabilmente a marzo.
L’obiettivo della nuova tornata, attentamente rimodulata a favore dei redditi bassi, è quello di rilanciare il settore, da troppo tempo sofferente e sotto i riflettori negli ultimi giorni per le polemiche tra il governo e Stellantis. Tra le novità la possibilità di rottamare anche le auto Euro 5 e un contributo massimo alla rottamazione che sale da 5mila a 13.750 euro. Complessivamente vengono messi a disposizione 950 milioni, assorbendo le risorse già stanziate di cui 330 milioni di residuo del 2022. La nuova ripartizione premia l’elettrico con 35 milioni in più rispetto al precedente stanziamento, arrivando così a 240 milioni. Alle plug-in vengono destinati 150 milioni (-95 milioni), mentre un consistente incremento si registra per le auto a basse emissioni che avranno a disposizione 403 milioni, 283 milioni in più rispetto a quanto stabilito nel 2022. Nel caso di reddito familiare Isee inferiore a 30 mila euro, tra le varie misure, è prevista una maggiorazione del 25% dei contributi. Un incentivo di 2.000 euro è invece previsto per l’acquisto di auto usate Euro 6 dal valore non superiore ai 25mila euro, nel caso di contestuale rottamazione di un veicolo fino alla classe Euro 4 di proprietà da almeno 12 mesi.
Per facilitare il passaggio all’elettrico, tornano anche gli incentivi per le necessarie colonnine di ricarica, con uno sconto fino all’80% sul prezzo di acquisto e installazione per un massimo di 1.500 euro per i privati e 8.000 euro per i condomini. Il nuovo piano di agevolazioni arriva in un momento delicato nei rapporti tra il governo e Stellantis. «Senza sussidi si mettono a rischio gli impianti in Italia», ha avvertito l’amministratore delegato della multinazionale, Carlos Tavares, indicando gli stabilimenti di Mirafiori e Pomigliano come quelli più a rischio. Dopo la replica del ministro Adolfo Urso è arrivata anche quella del ministro degli Esteri Antonio Tajani: «La preoccupazione maggiore è la difesa del posto di lavoro. Mi auguro che Stellantis possa continuare a produrre auto in Italia, elettriche o ibride. Ma è importante che l’Italia possa continuare a essere la seconda manifattura d’Europa». Il tema diventa oggetto di scontro politico. Il leader di Azione, Carlo Calenda, chiama in causa direttamente la proprietà: «Elkann deve venire in Parlamento in Italia a spiegare quale è il piano industriale di Stellantis». Crescono intanto i timori dei sindacati per gli stabilimenti nella Penisola, anche guardando alla travagliata storia del sito di Termini Imerese, un tempo fabbrica Fiat, dove non si vede ancora la luce per l’ex Blutec. Nessuna delle tre proposte pervenute ai commissari straordinari sarebbe idonea.