"Ho ricevuto assicurazioni da Stellantis che intende continuare assolutamente a rimanere in Italia e che non c'è alcuna volontà di abbandonare il nostro Paese". Lo ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a Verona non escludendo l'opportunità di apertura di altre aziende nel settore automobilistico. "Noi siamo per la crescita, - ha precisato - vedremo quello che accadrà, c'è tempo per decidere, sono settimane importanti. Per noi comunque l'industria dell'automobile è di fondamentale importanza, per la tradizione, per il saper fare che abbiamo accumulato e certamente faremo di tutto perché la produzione dell'auto nel nostro Paese possa rappresentare ancora una parte non secondaria della nostra politica industriale". "Ci sono tanti dialoghi in corso - ha precisato Tajani -, quindi mi auguro che poi i dialoghi, quando ci sono, portino risultati concreti".
"Sulle politiche green le perplessità sono di tutti, anche nostre. Deve esserci un level playing field, deve esserci una concorrenza leale". Così ha risposto il ministro degli Esteri Antonio Tajani commentando i dubbi espressi dal suo collega del Commercio, Wang Wentao sulla linea di Bruxelles in relazione alle imprese cinesi, definendola 'protezionistica' specie su automotive e politiche green . "La competenza sulla politica commerciale - ha precisato Tajani - è dell'Unione europea per quanto riguarda le regole, quindi è l'Ue, la Commissione che poi decide ciò che si deve fare". "Sulle politiche green - ha osservato - anche noi abbiamo delle perplessità per quanto riguarda gli impegni che vengono chiesti all'industria dell'agricoltura italiana.
Ci sono dei correttivi da portare - ha spiegato -: penso al settore dell'auto, al settore dell'agricoltura e ci deve essere, per quanto riguarda l'importazione, un'azione di blocchi, del dumping anche quello ambientale. E' necessario che siano in atto in Europa e in Cina le stesse regole. Detto questo - ha concluso Tajani - bisogna anche modificare le regole europee perché sono regole per noi difficilmente raggiungibili con il rischio di non essere competitivi sui mercati mondiali".