Steve McQueen durante le riprese del celebre film la 24 Ore di Le Mans

McQueen e Newman, spettacolo a Le Mans
Ora tocca a Cruise un film sulla 24 Ore

di Gloria Satta
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CANNES - Steve McQueen, Paul Newman, Tom Cruise. Tre superstar hollywodiane accomunate dall’identica passione per le auto da corsa. O meglio, innamorate della corsa per eccellenza: la 24 Ore di Le Mans.


Nel 1971, pazzo per i motori fin dall’adolescenza, McQueen fu il protagonista del mitico film intitolato proprio “Le 24 ore di Le Mans” alla guida di una Gulf Porsche 917K. Invece Newman, che al mondo dei bolidi si era avvicinato soltanto sulla cinquantina, nel 1979 arrivò secondo proprio alla mitica maratona francese a bordo di una Porsche 935 e nel 1995, a settant’anni suonati, vinse la 24 ore di Daytona per la classe GT1. Anche Cruise, che ha già interpretato un pilota nel film “Giorni di tuono” (1990), nell’imminente “Go like Hell” ricostruirà la corsa di Le Mans del 1966, l’anno in cui la rivalità tra Ford e Ferrari toccò il culmine: l’ex eroe di “Top Gun” interpreterà Carrol Shelby, campione automobilistico diventato imprenditore e ingegnere per rilanciare la casa americana.

Coraggio, azione, rischio, fascino, belle donne. Cinema e motori: il confine tra set e realtà è difficile da individuare e non è un caso se l’immaginario collettivo continua a identificare i tre divi con le auto rombanti, in particolare con il celebre circuito automobilistico francese. Ed è tuttora difficile capire dove finisce l’attore e comincia il pilota. Diretto da Lee H. Katzin, caratterizzato da uno straordinario realismo e dall’altissimo budget, “Le 24 ore di Le Mans” racconta il duello tra la Porsche e la Ferrari. Una delle edizioni più emozionanti e spettacolari che vedeva contro due autentiche leggende del motorismo: da una parte la scuderia del Drake che all’epoca era la più titolata a Le Mans, dall’altra quella fondata da Ferdinand Porsche che fino a quell’anno invece non era mai riuscita a vincere. McQueen interpreta il pilota Michael Delaney, al volante di una Gulf Porsche 917 K contrassegnata dal numero 20, rivale agguerrito del tedesco Eric Stahler (l’attore Siegfried Rauch) che guida una Ferrari 512.

Tra spettacolari incidenti, flashabck e scene al rallentatore, Steve arriva secondo. Gran parte del film venne girato durante la vera corsa del 1970 e, per rendere più realistiche le riprese, vennero installate delle cineprese (espediente mai tentato prima) a bordo di una Porsche 908 effettivamente in gara quell’anno. McQueen avrebbe voluto iscriversi alla corsa, ma l’assicurazione del film glielo impedì. Una volta uscito nelle sale, “Le 24 ore di Le Mans” fu un fiasco al botteghino, ma gli appassionati di motori continuano tuttora a considerarlo un “cult”, forse il miglior film sulle gare automobilistiche mai realizzato. Resta insomma una testimonianza appassionata e attendibile di un periodo glorioso della storia dei motori, illuminata dal carisma del grande attore.

La carriera automobilistica di Newman era cominciata sul set del film “Indianapolis, sfida infernale” (1969). L’attore aveva il ruolo di un pilota e per prepararsi imparò davvero a correre. Ci prese gusto. Tre anni dopo, si sarebbe aggiudicato il suo primo campionato Scaa (Sports Club Car of America) al volante di una Lotus Elan. Sarebbero seguite, fino al 1986, altre quattro vittorie. Le sue auto? Triumph TR6, Datsun 510 e 240Z, Ferrari, Porsche, Mustang. Nel 1979, il divo dagli occhi blu avrebbe conquistato il secondo posto a Le Mans. E vinto l’ultima gara, la 24 ore di Daytona, nel 1995 a settant’anni.

Paul era il più anziano pilota di un team vincente per quella competizione e l’orologio da lui vinto venne venduto all’asta nel 1999 per 39.000 dollari poi devoluti in beneficenza. Newman avrebbe continuato a correre fino al 2006, dopo aver creato in tandem con Carl Haas una scuderia indipendente di auto da corsa. Esiste ancora: si chiama Newman/Haas/Lanigan e raccoglie trofei. Nel maggio 2006, quattro mesi prima di morire, Newman andò in visita a Maranello. Accolto da Jean Todt, l’attore ebbe il privilegio di provare in anteprima la Ferrari 599 GTB Fiorano. E Cruise? Adora lo sport. «Dormo poco ma mi prendo cura di me praticando molta attività fisica», ha spiegato il divo nei giorni scorsi di passaggio a Roma. Nel suo training personale alpinismo e motori vengono al primo posto. Nel prossimo film sullo scontro Ford-Ferrari è pronto a far scintille.

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Mercoledì 11 Giugno 2014 - Ultimo aggiornamento: 13-06-2017 15:08 | © RIPRODUZIONE RISERVATA