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Tourbillon dà spettacolo, una Bugatti per pochi: 250 esemplari a 3,8 milioni di euro
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La nuova Bugatti avrà ancora un motore a 16 cilindri, ma non sarà più il W16 che l’ha equipaggiata dal 2003 a oggi, bensì un V16 ibrido, dunque accoppiato a uno o più motori elettrici. Lo fa capire un breve video diffuso dal costruttore di Molsheim nel quale si vede la parte superiore del nuovo propulsore chiamato a sostituire quello che ha equipaggiato prima la Veyron e poi la Chiron.
Quest’ultima, entrata in produzione nel 2016, ha esaurito i 500 ordini accumulati lo scorso ottobre quando l’ultimo esemplare è uscito dall’atelier dell’Alsazia francese prendendo la via del Canada per raggiungere il garage di Bilial Hydrie (foto sotto), imprenditore nel campo finanziario e dell’energia di origine pakistana che due anni prima, staccando un assegno di oltre 2 milioni di euro, l’aveva ordinata nera con finiture in rame e il numero 16 sulla calandra dalla tipica forma a ferro di cavallo.
La Chiron di Hydrie in realtà non sarebbe l’ultima Chiron perché rimangono le varie versioni speciali che hanno accompagnato il ciclo di vita delle hypercar francese come la Sport, la Pur Sport, la Super Sport e la Sport 300+ senza contare le “fuoriserie” come la celebre Voiture Noire prodotta in soli due esemplari. Una sarebbe andata al celebre calciatore Cristiano Ronaldo, la cui passione per le Bugatti è rinomata tanto che ne possiederebbe almeno altre tre: una Veyron, una Chiron e persino una rara EB110 (foto sotto) prodotta a Campogalliano (MO) quando il marchio era posseduto da Romano Artioli.
L’altra è stata invece acquistata dal compianto Ferdinand Piëch, l’uomo che nel 1998 portò sotto l’ombrello di Volkswagen il marchio fondato da Ettore Bugatti e non ha visto mai il suo acquisto entrare in garage. Il “papa nero” – così era soprannominato per il potere che ha sempre esercitato all’interno del gruppo tedesco, qualsiasi fosse il suo incarico in quel momento – è infatti deceduto il 25 agosto 2019, ben prima che l’ordine fosse eseguito. Si dice che a possederla sia uno dei suoi tanti eredi (12 figli e 4 mogli).
Le Chiron speciali hanno 100 cv in più dei 1.500 già in possesso della versione “di serie”. A erogarli un poderoso W16 8 litri con quattro turbocompressori posizionato centralmente in posizione longitudinale e accoppiato a un cambio doppia frizione a 7 rapporti e ad un sistema di trazione integrale con giunto centrale multidisco a controllo elettronico. Il W16 è l’evoluzione di quello che, con una potenza di 1001 cv – ma lungo la sua vita arrivò ad averne 1.250 – equipaggiava la Veyron (foto sotto), la prima Bugatti Volkswagen, capace di superare i 400 km/h.
A volerlo così fu proprio Ferdinand Piëch unendo con un angolo di 90 gradi due V8 di 4 litri con angolo tra le bancate di 15 gradi per un totale di un solo albero motore, 4 alberi a camme, 64 valvole e 4 turbocompressori messi in parallelo, ovvero ognuno di essi messo a servire 4 cilindri. Sulla Chiron invece si optò per l’iniezione diretta e la configurazione a doppio stadio, dunque due coppie di turbo per lato con uno più piccolo per assicurare prontezza ai bassi regimi e uno più grande per ricomprimere l’aria ai regimi superiori.
Il nuovo V16 invece sembra tornare all’antico, con la sovralimentazione in parallelo e un turbocompressore per 4 cilindri, due per lato e posizionati esternamente. Bugatti dunque non cede alla moda della configurazione “hot-in” ora tanto in voga, con i turbocompressori messi tra bancate e tiene al centro i “barilotti” di aspirazione sui quali sono impresse scritte inequivocabili. A questo proposito, il nuovo V16 appare molto stretto e questo fa credere che possa essere realizzato allineando longitudinalmente i due V8 a bancate strette dei quali è formato.
In realtà, l’angolo preferito storicamente per i V16, realizzati principalmente per utilizzi aeronautici e nautici, è di 45 gradi con poche eccezioni come i 25 gradi (anche se alcuni dicono di 22,5 gradi, la metà di 45) del V16 da 4 e 4,9 litri delle Maserati V4 e V5 negli anni ‘30 o i 135 gradi del V16 7,1 litri Cadillac dello stesso periodo – anch’esso preceduto da un 7,4 litri con bancate a 45 gradi – o dell’incredibile 1,5 litri realizzato dalla BRM alla fine degli anni ’40, capace di raggiungere i 12.000 giri/min. Il V8 6 litri della Cizeta 16T trasversale mantenne l’angolo di 90 gradi dei due V8 Lamborghini dal quale era ricavato. Da quel poco che si vede, il nuovo V16 appare molto stretto dunque l’angolo potrebbe essere di 45 gradi o addirittura di 22,5 gradi come sulla Maserati.
Altri particolari interessanti sono i condotti di aspirazione in materiale composito per ridurre il peso – il W16 attuali fa segnare alla bilancia circa 400 kg – e soprattutto i numerini in corrispondenza di ciascun cilindro che indicano l’ordine di scoppio che, mostrato per intero solo per un attimo, è 1-3-11-13-15-9-5-7-14-16-8-2-4-6-10-12. Quel che è sicuro è che non ci saranno solo pistoni a spingere l’erede della Chiron, ma anche almeno un motore elettrico, e che il V16 girerà alto, come è possibile ascoltare dal teaser. Questo lascia pensare, anche considerandone l’elettrificazione, che il V16 potrebbe avere una cilindrata inferiore.
A curare e fornire la parte elettrica sarà, con ogni probabilità la Rimac, azionista insieme a Porsche della Bugatti, per raggiungere una potenza che sarà inevitabilmente superiore non solo ai 1.600 cv delle Chiron più potenti, ma anche agli 1.850 cv del prototipo Bolide. Da fronteggiare c’è infatti una concorrenza che oramai sta dell’ordine dei 2.000 cv e punta ai 500 km/h, ma rispetto alla quale il costruttore francese si pone con il motto “Se è paragonabile non è più una Bugatti”. Dunque è imperativo andare oltre.
Intanto a Molsheim è già partito l'ampliamento delle strutture e della forza lavoro che è destinata a crescere del 50% entro il 2027. La nuova Bugatti con motore V16 ibrido – che stavolta non resterà sola lungo il suo ciclo di vita – sarà mostrata sicuramente entro l’anno per completare le prime consegne nel 2026 e sarà il frutto della matita di Frank Heyl, subentrato dopo 19 anni ad Achim Anscheidt e che lavorerà con insieme ai due centri stile di Bugatti Rimac: uno a Berlino e condotto da Jan Schmid e l'altro a Zagabria condotto da Ignacio Martinez.