Vallelunga, dopo il collaudo positivo del 1971, è dunque pronta per le grandi sfide. Si parte subito con la F1! Il 18 giugno 1972 si corre il Gran Premio della Repubblica di F1, accompagnato dalle solite difficoltà nell’organizzare una gara non di campionato, cui si aggiunge un’accesa polemica con Ferrari, alimentata da parte della stampa, accusato di non aver affidato per l’occasione una vettura a un pilota italiano. Sulla collinetta appaiono alcuni cartelli di protesta, ripresi dalla televisione, che scatenano le ire del Signore di Maranello.
Con Niki Lauda che ha distrutto la sua March durante le prove, sono solo sette i partenti, ma il livello è buono. Vince il più bravo, il futuro Campione del Mondo Emerson Fittipaldi con la Lotus 72, che segna il record della pista a oltre 160 km/h. Ritirati Peter Gethin con la BRM ed Henry Pescarolo con la March del team Williams, si mettono in luce gli italiani. Andrea De Adamich è secondo con la Surtees TS9, con la quale corre nel mondiale, mentre Nanni Galli, terzo, regala alla Tecno il miglior risultato in F1.
Il 25 marzo dell’anno seguente Vallelunga ospita la sua prima gara iridata, la Sei Ore valevole per il Campionato Mondiale. Questa volta la Ferrari c’è e schiera tre prototipi 312 PB, vincitori del titolo la stagione precedente. Gli equipaggi sono formati da Jacky Ickx-Brian Redman, Carlos Reutemann-Tim Schenken, Carlos Pace-Arturo Merzario. Ma ci sono anche le agguerrite Matra MS670 di Henry Pescarolo-Gerard Larrousse e Francois Cevert-Jean Pierre Beltoise. La gara ha un andamento contrastante. Le Ferrari, specialmente quella di Ickx sono condizionate dai pneumatici, mentre si ferma la Matra di Beltoise, beccato dal pubblico che non ha dimenticato l’assurdo comportamento del francese due anni prima a Buenos Aires nella circostanza in cui è morto l’idolo di casa Ignazio Giunti. Francois Cevert, cognato di Beltoise, sale sulla macchina di Pescarolo, e vince la gara coprendo nelle sei ore 929 km alla media oltre 154 km/h. Le tre Ferrari arrivano seconda, terza e quarta, con Schenken che fissa il record della pista in 1’10”3 a 163,1 km/h, Ickx e Merzario. A fine gara il Direttore Sportivo (!?) della Matra, in risposta ai fischi del pubblico verso Beltoise si esibisce nel gesto dell’ombrello…
Il Campionato Mondiale Marche tornerà ancora a Vallelunga nel 1976 con il nuovo regolamento silhouette. La Sei Ore è appannaggio della bellissima Porsche 935 di Jacky Ickx e Jochen Mass. La “nove-tre-cinque” vince anche le edizioni del ’77 con “Dino”-Luigi Moreschi e ’78 con Henry Pescarolo-Bob Wolleck. In evidenza in queste corse anche i romani Franco Bernabei-Gian Luigi Picchi con una Porsche, e Maurizio Micangeli-Carlo Pietromarchi con la grossa Pantera De Tomaso.
L’appuntamento clou rimane il Gran Premio Roma. Nel 1973 è in programma il 14 ottobre. Assente il neo campione Jean Pierre Jarier, che ha rischiato di essere scelto da Ferrari al posto di Lauda…vince un altro francese, Jacques Coulon con una March-BMW, che ha la meglio su Vittorio Brambilla con una macchina simile.
A proposito di Ferrari, in autunno Lauda e Regazzoni iniziano a Vallelunga i test di sviluppo della B3 F1, con la quale nel ’74 riporteranno il Cavallino al vertice, e anche la successiva 312T si sciropperà centinaia di km di test sull’autodromo romano prima di regalare il primo titolo iridato al pilota austriaco.
Il 4 novembre, infine, inizia a brillare la stella di un giovane studente in ingegneria romano, Maurizio Flammini primo nella Coppa Agip di F3, la stessa gara in cui un altro romano, Carlo Giorgio si laurea Campione d’Italia della categoria.
Maurizio sarà un protagonista della F2 fino al ’79, anche se la sfortuna non gli consente di vincere sulla pista di casa, dove salirà comunque due volte sul podio. Arriva a un passo dalla F1, ma il sogno non si concretizza, e allora si concentrerà sul ruolo di organizzatore, come vedremo più avanti. In F1, seguendo la via tracciata da Vittorio Brambilla, approdano altri animatori dei Gran Premi Roma F2, come Bruno Giacomelli, primo nel 1978, Riccardo Patrese, Beppe Gabbiani, Sigfrid Sthor, Piercarlo Ghinzani, Teo Fabi, l’”americano di Roma” Eddie Cheever, Gianfranco Brancatelli, Elio De Angelis, figlio del pluricampione di motonautica Giulio e Andrea De Cesaris.
Un’altra classica che si afferma negli anni settanta è la 500 Km Turismo, valevole per il Campionato Europeo di categoria. Debutta nel ‘74 con il successo della BMW di Alain Peltier-Jean Louis Lafosse e lo spettacolo della verde Camaro di Frank Gardner e Brian Muir, autentico missile in rettilineo un…tartarugone nelle curve, e della Ford Escort Zakspeed di Hans Heyer-Hartmut Kautz sempre su due ruote!
La seconda edizione nel 1976 è all’insegna di “Grand’Italia” con la doppietta delle Alfa Romeo GTV di Spartaco Dini-Amerigo Bigliazzi e Vittorio Ciardi-Carlo Belli. BMW si rifarà ampiamente con Carlo Facetti-Bruno Giacomelli, e ancora con il superspecialista Umberto Grano per ben tre volte primo.
Nel settore moto gli anni settanta sono caratterizzati dal successo delle maxi-moto derivate di serie. E’ proprio in queste gare che si rivela il talento di Franco Uncini, futuro Campione del Mondo della classe regina, e poi un altro beniamino dei tifosi romani, Tommaso Piccirilli, tradito da un infausto destino lontano dalla “sua” Vallelunga.