Il team Bahrein Raid Extreme (BRX) schiererà tre Hunter T1+ affidandole, ancora una volta, a due assi come Sebastien Loeb e Dani Roma più l'argentino Orlando Terranova

Gli assi Loeb e Roma sulle orme della Dakar con un cacciatore speciale: BRX Hunter T1+

di Nicola Desiderio
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Se il nome BRX non vi dice nulla e ancora meno sapere che quelle tre lettere significano Bahrain Raid Extreme, dovete sapere che dietro c’è la Prodrive, una realtà sportiva e tecnologica condotta da David Richards che nella sua storia ha avuto le mani in pasta in tutte le forme di competizione (Formula 1 compresa) vincendo titoli mondiali nei rally, nei campionati di durata e anche nelle GT. E dovete anche sapere che sulle tre macchine che la BRX schiererà alla prossima Dakar ci saranno nomi altisonanti come il “cannibiale” Sebastien Loeb (campione mondiale rally per 9 volte di fila) e Nani (vincitore alla Dakar sia in moto che al volante) oltre a Orlando Terranova che, pur senza vincerne nessuna, ha corso ben 14 edizioni della corsa che anche quest’anno si svolgerà in Arabia Saudita dal I al 14 gennaio prossimi.

Con questo terzetto la BRX andrà a caccia della vittoria con un cacciatore di nome e di fatto. La macchina che infatti guideranno si chiama proprio Hunter (cacciatore, in inglese) T1+ ed è l’erede della T1 che ha Loeb e Roma, quest’ultimo giunto 5° in classifica finale con un ritardo di 3 ore 21 minuti e 48 secondi dal vincitore Stéphane Peterhansel su Mini buggy. Dunque esordio soddisfacente ed esperienza preziosa in vista di questa seconda partecipazione con la speranza di essere qualcosa di più della terza forza della Dakar dietro gli squadroni Audi e Toyota. La forza della nuova macchina si è vista tutta al in luglio Rally Baja dove ha dominato 8 prove su undici e Loeb avrebbe vinto facilmente se, a pochi chilometri dall’arrivo, non avesse avuto un problema tecnico che lo ha relegato alla settima posizione finale.

La nuova Hunter ha beneficiato di tutte le novità del regolamento per quegli aspetti che, al pari della Toyota, ne avevano azzoppato la competitività nel corso della Dakar con una micidiale successione di forature. La larghezza della T1+ è passata da 2 a 2,3 metri, le ruote ora sono montate su cerchi da 17”, hanno una larghezza di 350 mm e un diametro di 37” – prima erano rispettivamente da 17”, 280 mm 32”) e le sospensioni hanno un’escursione di 350 mm invece che di 280 mm. Anche i freni sono stati maggiorati e i differenziali sono completamente nuovi così come l’albero motore del V6 3,5 litri biturbo di origine Ford che eroga 400 cv e 500 Nm di coppia.

Anche il parabrezza è stato ampliato, per migliorare la visibilità e rivisto leggermente lo stile originale, frutto nientemeno che della matita di Ian Callum, ex capo del design di Jaguar (e in coda si vede.) La grande novità è nell’alimentazione che, per la prima volta, avverrà con biocarburante prodotto attraverso scarti e CO2 catturata dall’atmosfera. Tale carburante, denominato EcoPower e sviluppato insieme alla Coryton Advanced Fuels, permetterà alla T1+ di abbattere le emissioni di anidride carbonica dell’80% fornendo preziosi riscontri su una tecnologia che molti costruttori stanno prendendo in considerazione per affrontare la transizione tecnologica verso l’elettrificazione mantenendo i motori a combustione interna e, allo stesso tempo, andando incontro ai limiti imposti dalle normative in tema di emissioni.

Ora la parola passa alla sabbia e alle rocce del deserto arabo dove la BRX Hunter T1+ andrà a caccia degli avversari e almeno di qualche vittoria di tappa per dimostrare di essere degni della tradizione Prodrive e di sfidare giganti come Audi e Toyota.

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Giovedì 30 Dicembre 2021 - Ultimo aggiornamento: 02-01-2022 10:52 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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