DAMMAM - «Un'emozione grandissima», dice Paolo Bedeschi. «Un sogno di bambino che si avvera», insiste Daniele Bottallo. Centotto anni in due, 66 uno e 42 l'altro, sono gli italiani che hanno riportato l'Italia sul podio assoluto di una Dakar. Ci sono riusciti alla loro prima partecipazione nella terza edizione della Classic, riservata a veicoli d'epoca e articolata su 13 tappe (l'ultima, quella di oggi, non prevedeva cronometrate, ma occorreva comunque arrivare sul golfo Persico) per un totale di 3.350 chilometri di prove di regolarità e orientamento e 6.542 inclusi i trasferimenti. Non una passeggiata, tra l'altro scelta da oltre la metà della settantina di "azzurri" iscritti al rally raid.
L'ingegnere meccanico di Faenza e il fotografo torinese si erano conosciuti lo scorso anno in Spagna alla Baya 800 alla quale Bedeschi partecipava con la moglie Manuela e che Bottallo vinceva con una Panda del 2002 guidata dal padre Walter. Poi l'idea di azzardare la Dakar. Il progetto si è concretizzato e con una Toyota Bj71 targata Trento che il pilota romagnolo ha riportato alle sue condizioni originali con una seconda carrozzeria (uno dei proprietari precedenti l'aveva trasformata in un pick-up) la spedizione è stata cementata.
Dopo la prima tappa i due erano decimi e sono lentamente, ma progressivamente risaliti raggiungendo il podio (in quel momento solo virtuale) a tre tappe dalla fine. Il bilancio include anche una vittoria di tappa e un secondo e un terzo posto. I due, assistiti dalla Tecnosport, non sono incappati in problemi particolari e quando sono andati a salutare i “colleghi” di Toyota uno dei manager aveva sottolineato la grande affidabilità di quel modello.
«Mi piacerebbe fare un'altra Dakar – confessa Bedeschi – ma la seconda non è mai bella come la prima». Bottallo, da bambino, si era consumato gli occhi sfogliando un libro sulla Dakar, alla quale aveva sempre desiderato prendere parte. Il sogno non solo si è avverato, ma è culminato con un podio. «Faccio il navigatore, ma è chiaro che vorrei avere il volante in mano – sorride - Mi consolo con quello che dicevano gli inglesi e cioè che se a un navigatore togli il cervello, allora può fare il pilota».
Nella classifica finale sono stati preceduti da due equipaggi spagnoli (le prime due edizioni erano andate in Francia) Juan Morera e Lidia Ruba, primi con 428 punti, e Carlos Santaolalla e Aran Sol I Juanola (529), entrambi con una Toyota Hdj80. Bedeschi e Bottallo hanno chiuso a 631 e hanno preceduto i connazionali Riccardo Garosci e Rudy Briani (813), quarti con un Nissan Terrano 2 della Tecnosport che come migliori piazzamenti hanno due quarti posti. “Solo” quinti i vincitori della passata edizione, Serge Mogno e Florent Drulhon.