Occupazione, rallenta la crescita: 2022 anno record dopo il Covid ma nel 2023 la frenata. Sempre meno gli artigiani

Occupazione, rallenta la crescita: 2022 anno record dopo il Covid ma nel 2023 la frenata. Sempre meno gli artigiani
di Federica Lupino
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Martedì 30 Aprile 2024, 11:59

VITERBO - Cresce il lavoro nella Tuscia tanto da superare i livelli pre-Covid. Ma non è tutto rosa e fiori. Prima le notizie positive: dal report elaborato dalla Cgia di Mestre emerge come il mercato del lavoro proceda a passo spedito, sia per il record storico di occupati che per l’aumento del numero di coloro che dispongono di un contratto di lavoro a tempo indeterminato e, infine, anche per l’incremento, avvenuto soprattutto nell’ultimo anno, del personale con livelli di qualifica elevati.

I dati. I numeri confermano il trend positivo. Nel 2023, infatti, la platea degli occupati in Italia ha toccato i 23,6 milioni di unità, ovvero 471 mila in più rispetto al periodo pre-Covid, di cui 213mila hanno interessato il Mezzogiorno che è stata la ripartizione geografica che ha registrato l’incremento percentuale più elevato del Paese (+3,5 per cento). Lavoro, inoltre, di qualità visto l’anno scorso in Italia è stata raggiunta una incidenza dell’84 per cento di coloro che hanno un contratto di lavoro a tempo in determinato (15,57 milioni su 18,54 milioni) sul totale dei lavoratori dipendenti. Se si confronta il numero di lavoratori dipendenti del 2023 con il posto fisso sempre con lo stesso dato del periodo pre-pandemico, l’aumento è stato di 742 mila unità (+5 per cento). Inoltre, è sempre più richiesto personale qualificato che ha registrato nel 2023 un incremento del 5,8 per cento.

I problemi. Come accennato, però, problemi ne restano, eccome.

Innanzitutto, il basso tasso di occupazione: tra i 20 Paesi dell’area dell’Euro, l’Italia è fanalino di coda con un “misero” 61,5 per cento, contro una media dell’Eurozona del 70,1 per cento. Inoltre, i livelli retributivi sono più bassi degli altri Paesi dell’Ue. C’è poi la china dei lavoratori autonomi come gli artigiani che, rispetto al 2019, sono scesi di 223 mila unità (-4,2 per cento). Calano anche gli operai non specializzati.

Nel Lazio. La Tuscia rientra appieno in questa fotografia. Delle 107 province analizzate, Viterbo si piazza in alto nella classica: è 39esima, dopo Frosinone e Latina ma prima di Rieti e di Roma. Entrando nello specifico, se nel 2019 gli occupati erano in totale 111.200, nel 2022 sono saliti a 114.700, poi leggermente incrementati a 114.800 lo scorso anno. In percentuale dal 2019 al 2023 la crescita della platea di occupati è stata del 3.3%. Anche se, ad analizzare i dati, lo scorso anno la spinta propulsiva è notevolmente rallentata. Nel resto del Lazio, meglio di tutti fa Frosinone che è quarta a livello nazionale con una crescita rispetto al pre-Covid del 10.9%. Segue in 31esima posizione Latina con un +3,7%. Dopo Viterbo, si scivola in 53esima posizione per trovare Rieti (+2,1%) e infine Roma 70esima con un misero +0,7%.

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