Lo sport è sempre spettacolo. C’è qualcuno però a cui non piace se il secondo sovrasta il primo. Per gli americani, si sa, lo show deve generare business. E Liberty Media sta usando con lungimiranza la sua forza per lanciare definitivamente in patria il circo della F1. Cosa che non era mai accaduta in quasi tre quarti di secolo di storia. Nemmeno quando si correva nel mitico catino di Indy. Sembra che abbiano impiegato poco gli organizzatori del Campionato a cancellare un vecchio detto: «Agli americani non piace la serie più tecnologica del mondo, loro amano solo quando si corre in tondo...». Detto fatto, ora non è più così. Spinta dai social media e da un pubblico decisamente più giovane, i cow boy ormai sanno tutto di Max e Lewis, sfidando sulle ali dell’entusiasmo i competenti spettatori europei.
Nessuno ha fatto il passo più lungo della gamba, gli affaristi hanno solo pasturato il laghetto per poi seguire l’odore dei dollari. Prima in Texas, sul tracciato permanente di Austin. Poi la Florida con il “cittadino” Miami il cui successo ha spianato la strada al deserto del Nevada. Se si cercano lo spettacolo e i soldi, non c’è niente di paragonabile a Las Vegas, la città dalle luci infinite dove non si dorme mai e si gioca con tutto. Da queste parti qualsiasi avvenimento diventa un evento e correre lungo lo Strip non può non essere che un tuffo nell’oro. Chi punta sulla perla del Mojave certo non ha problemi di arrivare alla fine del mese. Nel fazzoletto più ricco del mondo non si veniva più da 41 anni, quando le monoposto cercarono di scaldare il pubblico nel parcheggio del Caesars Palace, all’epoca famoso nel mondo per i fantastici incontri di pugilato con borse da capogiro.
Adesso l’approccio è diverso, molto più “professionale”. Il Las Vegas Strip Circuit sembra una cosa seria, altro che parking. La pista è di oltre 6 chilometri e promette velocità di punta e medie altissime, da far tremare anche il Tempio di Monza nonostante ci si debba esibire fra i muretti. Cosa ormai a cui abbiamo fatto l’abitudine visto Baku, Jeddah e Miami. Nonostante sia al debutto, Las Vegas pare aver esaurito tutti i biglietti, escluso qualche tagliando per le postazioni vip di cui però è meglio non conoscere il prezzo. Liberty in questa speciale ed unica occasione è sia promoter che organizzatore, perché dietro la grande macchina c’è lei che spinge, pensando addirittura ad un quarto GP negli USA.
Certo, in questo bagno di luci lo sport è leggermente più sfocato, anche perché il Campionato è finito da un pezzo ed anche le altre posizioni vanno pian piano definendosi. Manco a dirlo Verstappen non ha fatto un gran favore al baraccone che lo sta rendendo ricco e famoso: «La macchina non starà certamente a sentire me, ma a me non piace. Mi sento un clown. Lo spettacolo è il 99%, lo sport appena l’1%. Qui è così. Cercherò di fare del mio meglio e di vincere». Molto meno critico e più calato nell’atmosfera Leclerc: «Sono rimasto in America, mi sono rilassato e divertito. Vediamo se è vero che questo circuito è più adatto degli ultimi alla nostra macchina, ma a Las Vegas è tutto uno spettacolo».
Nel mezzo si posiziona Sainz, come al solito molto saggio. Non si scaglia contro la gallina dalle uova d’oro, ma cerca di tenere l’attenzione sulla gara: «Nessuno ha mai girato su questa pista, l’abbiamo conosciuta solo al simulatore. Sarà molto importante già delle prime prove lavorare per trovare l’assetto migliore». Domani qualifiche alle 9 di mattina (diretta su Sky), ma in Nevada sarà mezzanotte del giorno prima...