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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Max Verstappen con la sua Red Bull dominatore anche del Gran Premio di Silverstone

Silverstone, il re è sempre Verstappen. Ferrari risultato deludente, ma ci sono delle attenuanti

di Giorgio Ursicino

Il risultato è pessimo, ma non è il caso di fare un dramma. Leclerc chiude il GP di Gran Bretagna in nona posizione, Sainz si piazza alle sue spalle. Addirittura in decima. La corrida, manco a dirlo, la domina Verstappen, lanciato verso una serie di record che la F1 non aveva mai immaginato in quasi 3 quarti di secolo di storia. Non serve andare a vedere quanto tempo fa la Ferrari aveva raccolto un risultato tanto scialbo, di gare ne sono passate certamente tante. Due Rosse che chiudono la gara a centro classifica, senza subire incidenti o gusti meccanici, non possono rendere felice un team che, solo una settimana fa, aveva conquistato il podio in Austria, dimostrandosi la seconda forza del Circus dietro la inarrivabile Red Bull domata dal cannibale.

Ieri, nel tempio della velocità di Sua Maestà (presente anche l’attore Brad Pitt, a Silverstone per girare un film sulla Formula 1), le Rosse sono passate sotto alla bandiera a scacchi dietro a Red Bull, McLaren, Mercedes, Aston Martin e pure Williams. Fin qui i fatti che sono però edulcorati da diverse contingenze oggettive. Senza voler difendere una truppa gloriosa che dovrebbe sempre puntare a vincere. Silverstone, si sa, è l’università del motorismo, una pista dove i campioni di casa si esaltano, spinti dell’entusiasmo di un pubblico foltissimo e sicuramente molto competente. Una pista con ampie vie di fuga, cordoli bassi e pochi punti dove si possono superare i “track limits”. Insomma, una pista vecchia maniera, con una velocità media elevata, niente muretti e tante curve ad alta percorrenza che premiano la monoposto più equilibrata, sia dal punto di vista telaistico che aerodinamico.

Ali non troppo cariche per non penalizzare l’avanzamento, ma “downforce” di prim’ordine per restare incollati al terreno nelle pieghe a 300 allora. È un tracciato anche di pelo perché, è vero che le barriere sono distanti, ma è anche sicuro che qui si sono verificati gli incidenti più spettacolari, come quello fra Verstappen ed Hamilton un paio d’anni fa (51 G di decellerazione per Max). Ebbene, su questo labirinto Maranello aveva messo le mani avanti, chiedendo di non pretendere troppo da una SF-23 in via di guarigione, ma nata maluccio, soprattutto per i problemi a gestire le gomme sulla distanza. Ma ci si è messa anche la sfortuna. Nella prima parte della gara il Cavallino non era naufragato affatto e, se non ci fosse stata la safety car entrata per rimuovere la Haas di Magnussen con il motore di Maranello esploso, sarebbe finita diversamente. Meglio, molto meglio. Erano alla portata addirittura le piazzole subito ai piedi del podio.

Le Ferrari, su un palcoscenico tanto selettivo, fino al pit stop, aveva tenuto dietro le Mercedes e l’Aston di Alonso, mantenendosi a tiro delle sorprendenti McLaren dei bambini Norris e Piastri. Anche il razzo austriaco aveva preso molto meno margine di altre volte. Detto della nazionale dei motori, veniamo ad analizzare la gara che non ha riservato molte sorprese. Se fra queste si vuole escludere l’incredibile performance della McLaren che aveva già fatto vedere, prima in Stiria e poi in qualifica, che quando arrivano gli aggiornamenti stile Red Bull i risultati sono sorprendenti. Un percorso che finora avevano già intrapreso l’Aston (ad inizio stagione), la Mercedes (da Montecarlo) e la Ferrari (dalla Spagna in poi).

Quando si è spento il semaforo, Lando, che partiva a fianco di Super Max ma in favore di traiettoria (anche se dalla parte meno gommata), scattava come un furetto. Il fenomeno, invece, non era reattivo come al solito e prima di uccidere il GP ha dato al suo giovane amico 4 giri di gloria. Poi via verso la sesta vittoria consecutiva, l’ottava dell’anno, la quarantatreesima in carriera. Per la RB è l’undicesima gara imbattuta, una collana destinata ad allungarsi. La superiorità del tulipano è talmente schiacciante che vuole vincere il campionato Costruttori da solo: ha 255 punti contro i 203 della Mercedes che è seconda nella classifica della squadre. A parte l’influenza della safety car sulla graduatoria finale, è stato come al solito una battaglia di gomme.

E questa volta ha avuto la meglio la corazzata tedesca dimostrando di trattare le Pirelli con i guanti bianchi. Strategia alla fine copiata anche dal vincitore che forse era un po’ più conservativo. A Silverstone la sosta è abbastanza breve, ma quasi tutti sono partiti per fare un solo pit stop. Quindi non pensavano di utilizzare le rosse morbide che erano andate bene sul giro secco. Russell faceva da cavia partendo, unico fra i migliori, con le rosse.

L’azzardo andava meglio del previsto perché George faceva oltre metà gara senza mai perdere ritmo (pur avendo il pieno) per passare alle gialle e lasciare le bianche in garage. Molti altri, fra cui le Ferrari, hanno scelto le gialle e le bianche. Strategia adottata anche da Norris e Piastri con buoni risultati pur avendo visto che le rosse duravano. Insieme a Max sul podio sono finiti due piloti di casa, il baby Norris e l’esperto Hamilton. Poi un maiuscolo giovane australiano con l’altra McLaren. Russell quinto a preceduto Alonso, Perez e Albon.

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Lunedì 10 Luglio 2023 - Ultimo aggiornamento: 12-07-2023 17:59 | © RIPRODUZIONE RISERVATA