Claudio Domenicali, CEO di Ducati

Ducati, il Ceo Domenicali: «Proponiamo uno spettacolo al centro del quale c'è la moto»

di Mattia Eccheli
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INGOLSTADT – “Noi facciamo intrattenimento”, dice Claudio Domenicali, che di mestiere non è uno produttore cinematografico. Il CEO di Ducati è serissimo: “Noi proponiamo uno spettacolo al centro del quale c'è la moto”, precisa. Non a caso per Ducati, che nel 2015 ha aumentato le vendite del 22%, il “non moto” vale circa 100 milioni, cioè circa il 14% dai ricavi totali (702 milioni). Le competizioni sono naturalmente un aspetto importante per Ducati, ma vincere non è tutto: “Per noi è importante l'immagine positiva della
squadra”, sorride.
 

“Le corse – spiega – valgono per la marca, più che per le vendite. Ma sono fondamentali per lo sviluppo delle competenze tecnologiche che poi trasferiamo nei nostri prodotti. È inimmaginabile quello che si impara in venti anni di gare, lavorando sotto costante pressione”. “Lo spirito è più importante del risultato perché non abbiamo clienti, ma tifosi”, aggiunge. Naturalmente non nasconde che l'obiettivo è quello di primeggiare, ma evidentemente non a tutti costi. Non a rischio di compromettere la simpatia per la marca. Che sta investendo su nuovi mercati con prospettive interessanti. Uno di questi è l'India, dove in media le moto italiane si vendono quasi a prezzi europei. E poi c'è la Cina, dove i volumi sono ancora piccoli ma i ritmi di crescita sono significativi.

Il primo mercato al mondo per Ducati è quello del Nord America (Stati Uniti, Canada e Messico) con poco più di 12.000 unità. L'Italia è seconda con quasi 6.570 (+53%) seguita dalla Germania con circa 5.500. Il lancio del brand Scrambler (16.000 sui 55.000 esemplari venduti lo scorso anno) ha consentito al gruppo – proprietà tedesca, quartier generale italiano, filiali dirette in 12 nazioni e oltre 720 concessionari in 90 paesi – di raggiungere nuovi clienti, che però sono disposti a spendere sempre un po' di più: per entrambi i brand “tirano” di più i modelli alto di gamma.


Ducati sta investendo molto. L'espansione della rete è uno dei capitoli di spesa più significativi oltre a quello sullo sviluppo. Gli addetti sono 1.541 (Domenicali è molto preciso), la maggior parte dei quali è occupata in Italia (1.150) dove è concentrata l'intera produzione. In Thailandia c'è un sito (200 lavoratori) dove Ducati assembla le moto destinate ai mercati dell'Asia. Lo scorso anno la società ha assunto 137 persone e pianifica di ingaggiarne altre cento quest'anno.

Per il momento, la collaborazione con Audi è soprattutto operativa e commerciale. Sono in corso studi e valutazioni su possibili cooperazioni tecnologiche sulle quali a Borgo Panigale come a Ingolstadt le bocche restano cucite.

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Mercoledì 9 Marzo 2016 - Ultimo aggiornamento: 10-03-2016 17:19 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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