SAN PAOLO – Sempre senza una rappresentanza nazionale in pista, se si escludono il brasiliano Lucas di Grassi e lo svizzero Edoardo Mortara, entrambi anche con il passaporto italiano, il Belpaese in Formula E conta alcuni dirigenti. Come il milanese Eugenio Franzetti, un sociologo prestato al motorsport: da un anno e mezzo è direttore di Ds Performance e ha il compito di far combaciare i risultati con i conti.
Dopo quattro gare, sei contento di come sta andando la decima stagione?
«Sì. Siamo contenti, ma non contentissimi».
Sentiamo.
«Ne avevamo anche parlato: l'obiettivo era quello di fare meglio dell'anno scorso e per ora lo abbiamo fatto, anche in modo evidente».
Eppure...
«L'altro obiettivo è quello di salire sul podio finale nelle classifiche costruttori e piloti e, seppur provvisoriamente, ci eravamo. Almeno prima della gara di San Paolo. Adesso non lo siamo e pertanto significa che dobbiamo ancora lavorare. E lavorare tanto. Ma i miglioramenti sono netti».
Le differenze?
«Lo scorso anno facevano più fatica non solo in gara, ma anche in qualifica. Mentre in questa stagione non dico che le qualifiche sono diventate una certezza, ma siamo solidi: in Brasile abbiamo mancato la pole per due millesimi. Diciamo che riusciamo regolarmente a portare le macchine ai duelli. In un paio di occasioni le avevamo nello stesso raggruppamento, che non aiuta».
I rivali tedeschi e britannici sembrano meno lontani.
«Abbiamo ancora delle distanze da chi guida il campionato, ossia il mondo Jaguar».
Vi piace il titolo costruttori, di nuova introduzione?
«È una buona idea perché il formato del nostro campionato assicura molta visibilità alla squadra, che prende sostanzialmente in gestione la macchina e la mette in pista, e un po' meno al costruttore, che è quello che inventa, disegna e produce la power unit. Con l'istituzione di questo titolo, il ruolo del costruttore viene maggiormente valorizzato, ma serve che diventi un riconoscimento Fia e non sia solo della Formula E. Si tratta anche di uno strumento di comunicazione in più: facciamo il motorsport anche per la comunicazione».
Fra meno di un mese si corre a Misano: come valuti questa nuova collocazione?
«Mi aspetto che l'Italia brilli come nazione in termini di accoglienza, di organizzazione e di esperienza per gli ospiti e credo proprio che quella sia una delle zone migliori del nostro Paese da questo punto di vista per regalare le migliori sensazioni a tutti».
Pensavo più all'aspetto agonistico...
«Ci arrivo. Ma ci tengo a sottolinearlo, perché da italiano che gira il mondo attraverso la Formula E vedo chi fa bene e chi meno e sono sicuro che in Romagna faranno molto bene e daranno un'immagine estremamente positiva dell'Italia».
Ti soddisfa come italiano, ma da direttore della Ds Performance?
«Dobbiamo ancora interpretare bene la pista per decifrare il tipo di gara che sarà».
Non sappiamo ancora se il pubblico del Misano World Circuit vedrà pochi o tanti sorpassi?
«Esatto, per il momento non lo sappiamo ancora, anche perché il tracciato per la Formula E è diverso da quello abituale».
Meglio la Ds Penske sul podio in Italia o meglio l’Italia organizzativa sul podio?
«Poiché dell'Italia che vince in accoglienza a Misano ne sono sicuro, concentro le mie speranze e soprattutto il mio impegno su un bel weekend di gare per Ds Penske. Stiamo lavorando per essere sul podio sempre e quest'anno lo abbiamo anche già fatto, ma, ecco, in Italia è dove vorrei proprio succedesse. Poi tutti a festeggiare con una buona piadina».