ROMA - Lui si chiama Luca Pirri Ardizzone, è romano, ha 46 anni, ed è ancora uno dei protagonisti assoluti nella scena internazionale del motorsport. Per Natale, Luca si è regalato un meraviglioso podio nella 12 Ore di Abu Dhabi, classe Pro Am, quella vinta dalle stelle delle due ruote, Valentino Rossi e Luca Marini. Pirri, al volante della Lamborghini Huracan condivisa con Jiatong, Costantini e Mardini, poteva puntare alla vittoria nella categoria Pro Am, ma un problema ad un mozzo lo ha privato di questa possibilità.
La sosta ai box per sistemare l’inconveniente tecnico è costata quattro giri, ma Pirri e i suoi compagni di avventura non si sono affatto arresi e sono andati a prendersi il terzo gradino del podio:
«E’ stata una trasferta molto positiva», ha spiegato Luca che è anche il team principal della squadra che porta le sue iniziali, LP Racing, la cui sede è vicino a Milano.
«Nella prima parte della gara eravamo tutti molto vicini, poi nella seconda fase della corsa è emerso quel problema al mozzo che ci ha tagliato le gambe perdendo tempo prezioso. Ma non abbiamo alzato bandiera bianca, abbiamo continuato a spingere ed è arrivato il podio di classe. Devo dire che è stata una gara perfetta per quanto concerne i numerosi pit-stop ai quali si sono dovuti sottoporre i meccanici e anche per la guida perché in 12 ore non sono stati commessi errori. Peccato per quel mozzo, ma in una gara endurance sono noie tecniche che bisogna mettere nel conto».
Pilota e responsabile della squadra. Come riesce a conciliare le due cose?
«Non è facile, soprattutto in una gara così lunga. I piloti che… fanno solo i piloti, una volta concluso il loro turno si possono riposare, rilassare. Per me invece, era impossibile, e così sceso dalla vettura dopo il mio stint, passavo dall’altra parte della barricata controllando che ogni minimo particolare della squadra fosse a posto. Supervisionavo il lavoro dei meccanici, degli altri piloti che con me dividevano la nostra Huracan, partecipavo con i tecnici a disegnare la strategia ora dopo ora. Poi, quando toccava nuovamente a me, mi rimettevo tuta e casco e tornavo in pista. E via così per tutto il tempo della corsa».
Deve essere stato sfiancante e stressante non trova?
«Assolutamente sì, molto impegnativo, ma ammetto che mi sono divertito tantissimo. Pensa che ho percorso a piedi 70 km nell’area del nostro box, calcolati con l’apposito pedometro. Il mio coinvolgimento con la squadra non era rivolto solo alla gara in sé, ma riguardava anche l’organizzazione logistica, la spedizione delle vetture dall’Italia, il contatto con i promotori della corsa e ogni aspetto positivo o negativo che poteva emergere in quel weekend toccava a me sbrigarlo».
Fino al 2018 ha corso e vinto con i Prototipi nei campionati organizzati dal Gruppo Peroni. Poi, quest’anno LP Racing si è gettata nel Gran Turismo partecipando alla serie tricolore. Come è andata?
«Con i piloti Magnoni-Cuneo abbiamo vinto la classifica finale della Sprint nella classe AM, mentre nel campionato Endurance ci siamo difesi, guidavo io assieme ai fratelli Cazzaniga. Nel 2020 vogliamo ripetere l’esperienza, ma vorremmo anche essere al via della serie europea GT Open e partecipare all’evento dell’anno per le vetture GT, la 24 Ore di Spa che si disputa a fine luglio. Importante poi, l’accordo siglato con la compagnia petrolifera IP che ci sosterrà nel nostro cammino».
Tornando ad Abu Dhabi, che effetto le ha fatto ritrovarsi sul podio della classe ProAm con una leggenda come Valentino Rossi?
«E’ stato speciale e molto bello, un momento particolare che non scorderò. E’ stato molto bravo Rossi, si vede che è un talento anche con le quattro ruote. Però, ammetto che mi ha colpito di più suo fratello Marini, che corre in Moto2. Rossi ha guidato anche delle monoposto di F1, Marini è piuttosto a digiuno con le auto eppure ha segnato tempi sul giro veramente eccellenti e anzi, direi che è stato il più rapido del suo equipaggio».