Jacky Ickx è stata una grande scoperta per gli sportivi romani, quando si è presentato a Vallelunga nel 1967 per vincere il Gran Premio Roma F2 e il primo titolo europeo della categoria. Poi il belga, futuro Campione del Mondo Endurance, sei volte vincitore della 24 Ore di Le Mans e primo anche alla Parigi-Dakar, è tornato spesso a Vallelunga per i test con la Ferrari, che richiamavano tantissima gente anche nei giorni feriali, e ancora per vincere la Sei Ore del 1976 con la bellissima Porsche 935.
«Di Vallelunga ricordo molto chiaramente un paio di cose. La prima volta che sono venuto a Vallelunga con la Matra e con Tyrrell, era l’ultima gara del Campionato Europeo F2. E’ finita con una vittoria, abbastanza confortevole. Era la prima volta che venivo in questa parte dell’Italia, a Roma e dintorni. E’ stata l’occasione di scoprire Vallelunga ma anche Roma, che per me era il nome di una grande città. Non c’erano ancora tanti alberghi in zona. Così ogni mattina facevo il viaggio da Roma a Vallelunga, e la sera da Vallelunga a Roma».
«Questa “scoperta” viaggiava anche nella direzione del professionismo. Prima i test e le prove erano quasi inesistenti. Le prove, normalmente, le facevamo nelle gare A questo punto quando sono ritornato nell’inverno del 1969-1970, e nei successivi anni Settanta, con la 312 B1, con la BMW F2, e poi ancora con la Ferrari, era l’unica pista in Italia dove si poteva girare durante l’inverno. A Modena c’era nebbia o neve e non era possibile. Scendere a Vallelunga voleva dire la garanzia di trovare tempo buono, anche se molto freddo. Questo era valido anche per la F2 della BMW. Insomma, legato a Vallelunga, e a questi test, era il primo vero cambiamento epocale che ho vissuto nella direzione del professionismo, dei test privati. Un periodo pieno di bei ricordi. Alla fine non andavo più a Roma, ma mi fermavo all’albergo della pista».
«Ricordi buonissimi. In particolare i test con la B1, con la quale Ferrari stava tornando al vertice. Test e pista molto valida anche per la BMW e per la Porsche nel 1976 e nel 1978 nelle Sei Ore. Gare endurance molto stancanti dal punto di vista fisico, perché la pista era stretta, sinuosa e corta, e davvero non era facile. E’ stata sempre una pista dove c’era bisogno di molta attenzione. Nei primi anni c’era la discesa con questa curva velocissima e poi il “salto”. Ricordo molto bene anche la cortesia e la tenerezza della gente. Sì, anche in quel Gran Premio Roma, lo stesso anno in cui al Gran Premio di Germania con la Matra F2 avevo fatto una bella prestazione con quella macchina…»
«Adesso so che la pista è cambiata e di molto, che ha ospitato con successo il mondiale SBK con Biaggi & Co, e c’è il Centro di Guida Sicura. Penso che sia una cosa molto bella, una storia che non molte piste al mondo possono vantare, e va dato atto a chi per questi sessant’anni si è prodigato per tutto ciò».