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Negli anni ruggenti dell’automobile c’era un marchio italiano che vuole tornare a ruggire, si chiama Isotta Fraschini ed è pronto a sfidare i grandi costruttori nelle gare di durata con un prototipo che darà vita anche ad una versione da track day, ad una stradale e ad un’ipersportiva biposto, tutte destinate a rinverdire i fasti di una tradizione che vedeva il costruttore milanese nell’olimpo dell’automobile, al fianco di Maybach e Rolls-Royce. Una storia di prestigio, abilità tecnica e anche suggestione artistica tanto da fare da musa ispiratrice per il Manifesto del Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti.
«Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità» recitava l’incendiario documento pubblicato nel 1909 quando le auto più potenti avevano stazze e motori monumentali, come la Tipo 8. Oggi invece la Isotta Fraschini rinasce da un’automobile da corsa, ma non “col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo” come Marinetti la immaginava, bensì come un prototipo che risponde al regolamento tecnico Le Mans Hypercar (LMH) e sarà pronto a dar battaglie già nel 2024 alle varie Ferrari, Peugeot e Toyota senza contare le altre vetture ammesse nella categoria come Alpine, BMW, Cadillac, Lamborghini e Porsche. Si chiama Tipo 6 LMH ed è il sogno di alcuni imprenditori che hanno scelto come partner tecnico la Michelotto di Padova, come presidente Alessandro Fassina (imprenditore ed ex campione italiano rally nel 1990 e mondiale gruppo N nel 1993) e come amministratore delegato Enzo Panacci, noto per essere stato il numero uno di Nolan negli ultimi 10 anni.
«Pensavo di ritirarmi – afferma sorridendo il manager che è formalmente in pensione dall’inizio del 2023 – ma poi la passione per le automobili, le corse e la presenza di tanti amici mi ha coinvolto in questa impresa contro colossi». La Tipo 6 è progettata interamente da Michelotto, compresi il telaio e il motore. Il primo è realizzato in fibra di carbonio dalla ARS Technologies di Controguerra (TE), il secondo dalla tedesca HWA – da Hans Werner Aufrecht, uno dei fondatori di AMG – ed è un V6 3 litri con bancate a 90 gradi e sovralimentazione con un solo turbocompressore centrale mentre il cambio a 7 rapporti è fornito dalla britannica XTrac. Da Oltremanica viene anche il motogeneratore elettrico anteriore della Helix che, come da regolamento, può attivarsi oltre i 190 km/h ed erogare fino a 200 kW mentre la potenza complessiva del sistema non può mai superare i 520 kW, pari a 707 cv. La batteria è fornita dalla Williams e il software di controllo del sistema è scritto dalla stessa Michelotto, a testimonianza del fatto che Isotta Fraschini ha mani e testa saldamente nello Stivale.
«Come italiano sono molto orgoglioso di quello che sta accadendo nelle corse di durata – afferma Panacci – non solo per Ferrari, Dallara e Lamborghini, ma anche per la presenza di pubblico alla 6 Ore di Monza. E il nostro progetto dimostra che noi italiani siamo capaci di lavorare ai massimi livelli». A condurre il programma sportivo è stato chiamato Claudio Berro (Peugeot, Lotus, Maserati, Ferrari…) mentre la Vector sarà il primo team a portare la Tipo 6 LMH in competizioni come la 24 Ore di Le Mans. «Stiamo lavorando insieme a loro per individuare i piloti e li vogliamo giovani e provenienti dalle monoposto. Stiamo preparando anche una seconda macchina, ma la sua accettazione dipende anche dagli organizzatori del WEC…».
Intanto la LMH cresce sotto le mani dei piloti Andrea Bonomi e Jean-Karl Vernay e nel corso degli ultimi test a Monza ha fermato i cronometri a 1’35”622, a meno di 3 decimi dalla pole position della Toyota GR010 di Kamui Kobayashi. Tutte le Tipo 6 saranno prodotte da Michelotto e la prossima versione in ordine di apparizione sarà la Tipo 6 Pista che, liberà dai regolamenti tecnici, farà divertire in pista facoltosi gentleman driver con prestazioni persino superiori alla LMH visto che avrà oltre 1.000 cv e peserà meno di 1.000 kg.
Costa 2.750.000 euro (tasse escluse) e se ne produrranno 25 unità che sembra siano state già tutte opzionate. «Abbiamo ordini che stiamo portando avanti e contatti molto ben avviati che dovrebbero diventare nostri clienti» afferma Panacci che però sulla loro identità non si scuce. «La maggior parte sono collezionisti – confida – altri sono sensibili al fascino del marchio e 2 o 3 provengono dal mondo dello sport». Ci sarà anche una versione Strada, vendibile però dove è possibile omologare vetture in esemplare unico come in Regno Unito e a Dubai. La vera stradale invece dovrebbe arrivare non prima del 2025 e sarà una biposto, con un’aerodinamica meno appariscente e anche lei dotata dello stesso sistema di propulsione ibrido, ma adattato alle normative cui tutte le vetture devono sottostare, anche se stanno “ritte sulla cima del mondo”. Da lì l’Isotta Fraschini è pronta a lanciare la sua “sfida alle stelle”.