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LUSAIL – Dominio Porsche nella prima gara stagionale del FIA WEC. Sempre al vertice durante tutto il fine settimana, la Casa di Weissach ha sbancato nella 1812 Km del Qatar lasciando solamente le briciole agli avversari. Un avvio promettente per la 963 LMDh che, dopo un primo anno di rodaggio, ha iniziato a raccogliere i meritati successi sia in IMSA, con la conquista della 24 Ore di Daytona, che nel Mondiale Endurance dove quest’oggi ha monopolizzato l’intero podio di Lusail. A trionfare è stato l’equipaggio del Penske Motorsport composto da Kevin Estre, Laurens Vanthoor e André Lotterer. Non solo il successo assoluto, Porsche ha conquistato anche la vittoria di classe LMGT3 con Aliaksandr Malykhin, Joel Sturm e Klaus Bachler.
Nelle prime fasi a dettare l’andatura è stato Miguel Molina che, allo spegnimento dei semafori, ha beffato sia la Porsche di Michael Christensen, scattato dalla pole, che la Toyota di Mike Conway. Salito al comando delle operazioni, lo spagnolo della Ferrari si è però dovuto ben presto inchinare allo scatenato Nico Müller, al volante di una finalmente competitiva Peugeot 9X8 LMH. Primo a effettuare la sosta, Molina ha poi commesso un errore tagliando la riga bianca al rientro nei box. Sanzionato con un drive through, il pilota Ferrari è così sprofondato a centro classifica.
Solo al comando, Müller ha provato ad allungare nel corso della prima ora. Ma l’alfiere Peugeot ha dovuto fare i conti con Vanthoor che, scivolato all’ottavo posto nelle prime fasi di gara, ha iniziato un forsennato recupero supportato dall’ottimo passo gara della sua Porsche. La 963 LMDh si è infatti dimostrata la Hypercar più efficace nel gestire l’usura degli pneumatici, soprattutto nelle ore più calde, permettendo al belga di arrivare subito minaccioso alle spalle della Peugeot. Dopo due tentativi andati a vuoto, Vanthoor ha dato la stoccata vincente approfittando di un errore commesso da Müller in curva 1. Preso il comando delle operazioni, allo scoccare della prima ora e mezza di gara, la Porsche del Penske Motorsport non l’ha più mollato.
È poi toccato a Lotterer, una volta preso il volante della Porsche all’imbrunire, gestire il vantaggio sulla Peugeot 9X8. Infine è stato Estre a finalizzare il tutto, ma non senza qualche patema d’animo nel suo ultimo stint. Il francese, nelle fasi di doppiaggio, è stato toccato dalla Lexus GT3 di Takeshi Kimura perdendo la placca con il numero identificativo sul fianco sinistro della vettura. Da regolamento Estre ha quindi dovuto effettuare un’ulteriore sosta per permettere ai meccanici di applicare l’adesivo riportante il numero. Fortunatamente, il buon margine sulla Peugeot ha consentito al francese di tornare in pista ancora in testa e tagliare il traguardo per primo. Oltre a conquistare la prima vittoria di una LMDh nel WEC, l’equipaggio del Penske ha riportato al successo assoluto la Porsche che mancava dalla 6 Ore di Austin del 2017 con la 919 Hybrid LMP1.
Finale amarissimo per Peugeot quando stava per cogliere il suo miglior risultato con la 9X8 LMH. Secondo, Jean-Eric Vergne all’inizio del penultimo giro ha riscontrato un calo di potenza sulla vettura. Il francese è riuscito a tagliare il traguardo con la sola spinta del motore elettrico scivolando, però, al settimo posto. A ereditare la piazza d’onore è stata così la Porsche del Team Jota, portata sul traguardo dell’esordiente Callum Ilott in equipaggio con Will Stevens e Norman Nato. A completare il podio la Porsche ufficiale del poleman Matt Campbell, Frederic Makowiecki e Michael Christensen attardata da vibrazioni anomale nel corso della gara.
Quarto posto di rimonta per la Cadillac V-Series.R. Costretto a sostituire il cofano anteriore, a seguito di un contatto con la Peugeot di Paul di Resta allo start, Alex Lynn ha immediatamente provato a recuperare il terreno perso. Missione proseguita da Earl Bamber e dal terzo pilota Sebastien Bourdais che nelle fasi finali ha provato a ricucire il distacco anche sulla Porsche ufficiale sfruttando una differente strategia. Se in qualifica non aveva del tutto convinto, la LMDh americana si è confermata nettamente più competitiva sul passo gara.
A salvare l’onore della Ferrari ci ha pensato il team AF Corse conquistando il quinto posto assoluto con Robert Kubica, Yifei Ye e Robert Shwartzman. Le Hypercar di Maranello hanno subito un BoP (Balance of Performance) decisamente poco favorevole. L’equipaggio della squadra piacentina ha messo in mostra un passo costante e una gara priva di sbavature chiudendo meritatamente in top 5. Tutt’altra storia per la squadra ufficiale che quest’oggi ha commesso troppi errori. Antonio Fuoco, Nicklas Nielsen e Molina hanno chiuso in ottava posizione, mentre Alessandro Pier Guidi, Antonio Giovinazzi e James Calado hanno tagliato il traguardo quattordicesimi. Oltre a subire la perdita dell’alettone posteriore, per via di un contatto con un doppiato nelle prime fasi di gara, Calado è stato sanzionato con un drive through per aver stretto pericolosamente contro il muro la Porsche di Julien Andlauer.
Mai in grado di lottare per la vittoria, le Toyota GR010 Hybrid sono state relegate al ruolo di comprimarie. Kamui Kobayashi, Conway e Nick De Vries si sono battuti con le unghie e con i denti per terminare in sesta posizione. Mentre i campioni del mondo in carica Sebastien Buemi, Brendon Hartley e Ryo Hirakawa sono riusciti ad artigliare la top 10. Non stata fatta pretattica durante il Prologo, le vetture nipponiche sono state eccessivamente rallentate dal nuovo BoP.
L’Alpine A424 LMDh si è dimostrata la miglior debuttante tra le Hypercar conquistando il nono posto con Charles Milesi, Ferdinand Habsburg e Paul-Loup Chatin. La squadra francese ha preferito diversificare la strategia dei suoi due equipaggi per cercare di accumulare esperienza. Buono anche l’esordio di Mick Schumacher che, in equipaggio con Nicolas Lapierre e Matthieu Vaxiviere, ha conquistato il tredicesimo posto.
Dodicesima la migliore delle BMW M Hybrid V8, quella di René Rast, Robin Frijns e Sheldon van der Linde. Mentre la vettura gemella di Raffaele Marciello, Marco Wittmann e Dries Vanthoor è stata rallentata da problemi meccanici chiudendo sedicesima alle spalle della Lamborghini SC63. Proprio la LMDh di Sant’Agata Bolognese, nelle mani di Mirko Bortolotti, Edoardo Mortara e Danill Kvyat, ha mostrato una buona affidabilità portando a termine la gara senza problemi. Ora, già a partire dalla prossima gara di Imola, bisognerà lavorare anche sulla velocità. È finita anzitempo la gara dell’Isotta Fraschini Tipo 6, costretta alla resa dopo 157 giri per un problema alla sospensione anteriore destra.
Anche la nuova classe LMGT3 ha visto una Porsche comandare le operazioni per gran parte della 1812 km del Qatar. Il pilota Bronze Malykhin è stato autore di un primo stint perfetto, dapprima portando in testa la 911 GT3 R del Manthey Pure Rxcing, per poi costruire un margine di venti secondi sugli avversari. Sfruttando un’ottima strategia, l’Aston Martin Vantage dell’Heart of Racing è uscita sulla distanza grazie a un ottimo stint del nostro Daniel Mancinelli. Purtroppo Alex Ribeiras non è stato altrettanto efficace nel finale, cedendo la prima posizione a Bachler che ha così tagliato il traguardo per primo.
Gradino più basso del podio per l’altra Aston Martin di Clément Mateu, Erwan Bastard e Marco Sørensen che ha battuto la BMW M4 di Maxime Martin, Ahmad Al Harthy e Valentino Rossi, con il ‘Dottore’ autore di due stint consistenti e privi di sbavature. Quinta piazza per la Ferrari 296 GT3 di Thomas Flhor, Francesco Castellacci e Davide Rigon, quest’ultimo bravissimo a sorpassare sul finale la BMW di Augusto Farfus in equipaggio con Sean Gelael e Darren Leung.
Ottavo posto per la Lamborghini Huracan delle Iron Dames che hanno preceduto l’esordiente Ford Mustang del Proton Competition di Giorgio Roda, Mikkel Pedersen e Dennis Olsen. A chiudere la top 10 la Corvette di Daniel Juncadella, Sebastien Baud e Hiroshi Koizumi. Costretta al ritiro la Z06 LMGT3 R del poleman Tom Van Rompuy a causa di un problema elettronico al selettore del cambio.