Un affollato stand del Nauticsud 2022

Concluso il Nauticsud: organizzatori soddisfatti, ma restano irrisolti i problemi delle strutture espositive e del diporto

di Sergio Troise
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NAPOLI - La 48ma edizione del Nauticsud, andato in scena alla Mostra d’Oltremare di Napoli dal 12 al 20 febbraio, si è conclusa con un bilancio positivo e con piena soddisfazione degli organizzatori di AFINA, l’Associazione Filiera Italiana della Nautica, che hanno consuntivato dati più che soddisfacenti: nel comunicato ufficiale di chiusura si legge infatti che rispetto all’ultima edizione del 2020 (nel 2021 la manifestazione venne sospesa causa Covid) “l’affluenza di visitatori è cresciuta del 28%, le vendite hanno fatto registrare un +30% e il fatturato è stato di oltre 12 milioni di euro”. Considerando anche i precedenti exploit del 2019 (+15% di vendite sul 2018 e +20% di visitatori) si delinea un quadro di successi non-stop che configura un vero e proprio boom del salone e della stessa piccola nautica. Possibile? Tra gli stessi operatori del settore affiora in verità un certo scetticismo, provocato dai ritardi nelle consegne di motori fuoribordo, che hanno raffreddato la domanda, dall’aumento dei prezzi (tra il 10 e il 15%) e dagli stessi dati sul numero di barche esposte: alla vigilia ne sono state annunciate “oltre 700”, ma in realtà erano molte meno, quasi la metà.

Tutto ciò si spiega probabilmente con l’esigenza dei vertici di AFINA e dell’ente Mostra d’Oltremare di trasmettere all’esterno l’immagine di un settore più vivo e più forte che mai, che merita di essere sostenuto dalla politica e dalle amministrazioni pubbliche nell’ottica di una crescita che gioverebbe non solo agli operatori del settore, ma anche allo sviluppo del diporto, del turismo nautico e delle attività fieristiche (così com’è ridotta la Mostra d’Oltremare non può competere né sulla scena nazionale né tantomeno su quella internazionale).

Per far valere le proprie giuste ragioni gli operatori del settore hanno invitato al Nauticsud i vertici della Camera dei deputati, Fico e Rosato, il sindaco di Napoli Manfredi e altri esponenti dell’establishment cittadino, regionale e nazionale; hanno provato anche a coinvolgere la stampa che conta, ma con il risultato di dover acquistare paginate di pubblicità a pagamento per rendere pubblica la stortura di una città di mare tra le più belle del mondo che non dispone di un vero porto turistico, deve fare i conti con lo scandalo degli ormeggi abusivi e deve rinunciare ad allestire un salone nautico di respiro internazionale.

In questo scenario oggettivamente sconcertante c’è chi si rimbocca le maniche e prova ad andare avanti con coraggio, come il presidente di AFINA Gennaro Amato, inesauribile nello sforzo di far valere le ragioni del settore, in particolare della cosiddetta “piccola nautica”, e nell’allestire manifestazioni fieristiche utili ad attirare l’attenzione sia sul prodotto (barche, gozzi, gommoni, fuoribordo) sia sui problemi del diporto. Se commette un errore, il numero uno degli operatori locali, è lasciarsi prendere la mano dall’esigenza di mostrare i muscoli del comparto, trascurando l’amara realtà di problemi oggettivi, che invece ne ostacolano la reale crescita.

Il dubbio che circola tra gli osservatori e tra gli stessi operatori è il seguente: meglio gonfiare i dati (presenze, vendite, fatturati) o meglio denunciare pubblicamente le colpe di coloro che non consentono alla città di Napoli di avere un salone di altissima qualità, che richiami non solo volenterosi concessionari e rivenditori locali, ma anche le “case madri”, i cantieri italiani e stranieri che nel golfo partenopeo, tra Napoli, Capri, Ischia, Procida, Sorrento… sono presenti con migliaia di barche. Un salone di autentica qualità potrebbe consentire ai cantieri di sfruttare la vetrina partenopea per mettere in mostra il meglio della propria produzione, regalando all’evento elementi credibili per attirare davvero tantissimi visitatori, per incrementare davvero il fatturato e tutto l’indotto che attorno a un salone nautico può svilupparsi.

E invece è stato davvero sconcertante ciò che è accaduto nell’ultima edizione del Nauticsud, con Rio Yacht che ha deciso di esporre in anteprima mondiale il Rio 58, nuova ammiraglia del cantiere, evitando però di pubblicizzare la cosa e di organizzare un evento nel proprio stand. Evidentemente a Chiuduno hanno ritenuto il Nauticsud un salone di serie B, inadeguato al lancio ufficiale, che verrà organizzato con un evento ad hoc, alla presenza della stampa e del pubblico di potenziali clienti. E ancora: tra i big del settore c’erano, sotto i riflettori della fiera napoletana, anche i blasonatissimi marchi Azimut e Jeanneau, ma con una barca ciascuno e soltanto grazie al rivenditore locale Italiamare. Per il resto una lunga teoria di grandi assenti.

Ciò nonostante, nel bilancio ufficiale della manifestazione si parla di un “grande successo” e si sottolinea che “il ritorno del Nauticsud negli spazi espositivi della Mostra d’Oltremare, dopo lo stop forzato causa pandemia, ha regalato entusiasmo all’intera città”. Nel comunicato si parla di “numerosi visitatori giunti da fuori regione” e di “un indotto economico d’altri tempi”. E ci si sbilancia fino a dire che grazie al salone “hanno tratto beneficio le strutture di accoglienza, alberghiere ed extra alberghiere, i servizi e la ristorazione”.

Una visione decisamente ottimistica delle cose, che non tiene conto dell’autentico livello dei visitatori (numerosissime le famigliole con bimbi e passeggini in giro tra le barche) e delle mancanze di una struttura fatiscente, priva di appeal, con bagni indecenti e scarsa attenzione per i disabili (un’utile passerella all’ingresso, e poi scale impossibili da affrontare). Evidentemente ci si sforza di trasmettere all’esterno questa immagine idilliaca per dimostrare una volta di più il valore di certi eventi. Ma tutto ciò non tiene conto del fatto che si tratta in realtà di valori potenziali, inespressi, in grado di portare i succitati benefici anche all’indotto soltanto se si mettesse mano a un autentico piano di rilancio delle strutture della Mostra d’Oltremare (oggettivamente fatiscenti) e se si concretizzasse finalmente la volontà politica di dare a Napoli il ruolo che merita nel mondo della nautica da diporto.

Il tema del “tutto va bene, avanti così” è stato cavalcato anche dalla consigliera delegata dell’ente Mostra d’Oltremare, Maria Caputo, la quale ha parlato di “piena soddisfazione per la collaborazione con AFINA” e di “crescita esponenziale del salone nautico”. Bontà sua, ha ammesso che “si stanno valutando, per i prossimi anni, numerose novità legate anche ad un aumento degli spazi espositivi”. Peccato che al momento non sia stato ancora firmato il rinnovo del contratto di collaborazione con AFINA, come ha ricordato Amato nelle sue dichiarazioni a conclusione del salone: “Sollecitiamo da tempo i vertici della Mostra d’Oltremare a voler definire il nuovo contratto per impostare una progettualità adeguata per i prossimi anni che la città di Napoli merita”- ha detto il numero uno degli operatori aderenti ad AFINA. L’obiettivo è arrivare entro il 2024, anno del cinquantenario del Nauticsud, a un salone internazionale, con spazi e servizi adeguati a terra e uno sbocco a mare, in una struttura adeguata. Per ora solo un sogno…

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Martedì 22 Febbraio 2022 - Ultimo aggiornamento: 19:27 | © RIPRODUZIONE RISERVATA