MILANO - Che la nautica sia un comparto in buona salute è risaputo da tempo. Ma l’ultimo rapporto curato da Deloitte per conto di Confindustria, The State of the Art of the Global Yachting Market, rappresenta più di una conferma: il settore continua a navigare in mari calmi, al di qua e al di là dell’oceano, e l’Italia continua a stupire per le capacità dimostrate nel superare una fase drammatica come quella della pandemia, alla quale hanno fatto seguito, senza sosta, incrementi di produzione, ordini, vendite, fatturati, investimenti. Un boom senza fine.
«Nel complesso – ha commentato Tommaso Nastasi, Senior Partner e Value Creation Service Leader di Deloitte – dal nostro studio emerge un mercato mondiale in espansione con un’industria nautica che si è lasciata pienamente alle spalle le difficoltà degli anni precedenti. In questo quadro l’Italia è la seconda industria a livello mondiale e da noi le nostre imprese stanno vivendo un momento di forte dinamismo, confermato dalla leadership mondiale nella produzione di superyacht».
«La nostra nautica da diporto si distingue una volta di più come uno dei settori trainanti del Made in Italy», ha ribadito da parte sua il presidente di Confindustria Nautica Saverio Cecchi. «Fra le economie del mare ha aggiunto - il nostro comparto è quello cresciuto più di tutti gli altri nel 2021, con il migliore incremento di fatturato di sempre (+31%), registrando il record storico di export e un aumento del 10% degli addetti diretti. Il vento in poppa – ha tenuto a ricordare il numero uno delle imprese nautiche italiane - è soffiato anche nel 2022 e continua tuttora, soprattutto grazie all’exploit delle esportazioni della produzione cantieristica e all’abilità dei nostri imprenditori, che hanno saputo navigare abilmente nei complessi scenari economico-politici di questi ultimi anni”.
Su scala globale, 29,2 miliardi di euro è il valore di mercato della produzione di nuove imbarcazioni nel 2021, con una crescita del +10,7% rispetto al 2020. In Italia il valore della produzione di unità da diporto si è attestato a 3,6 miliardi di euro nel 2021 (+34% rispetto al 2020). E ancora: le aspettative di crescita per il 2022 a livello globale sono ora a doppia cifra (+15%-20%), superiori rispetto al 2021 e trainate dal segmento motore. Secondo lo studio di Deloitte in Italia le previsioni di fatturato 2022 per la nostra cantieristica si confermano ancora una volta a due cifre, in crescita tra il 15 e il 20%, e i nostri cantieri confermano, in particolare, la leadership mondiale nel segmento superyacht con una quota del 49% sul totale degli ordini globali.
Particolare interessante, l’Italia rappresenta il primo paese all’interno del portafoglio ordini globale di superyacht in termini di quota (circa 49%) e di crescita storica. Inoltre, i cantieri italiani sono leader di mercato nella produzione di yacht da 30 a 60 metri, detenendo un posizionamento consolidato sui superyacht semi-custom con una lunghezza media pari a 43 metri circa.
Il valore della cantieristica italiana è stimato, in base allo studio di Deloitte, circa 4,1/4,3 miliardi di euro nel 2022. Ma l’aspettativa di crescita a livello globale, come detto, è a doppia cifra rispetto al 2021. Un’indagine di mercato sui cantieri associati a Confindustria Nautica indica che il segmento entrobordo registrerà i tassi di crescita più elevati nel breve termine, mentre le imbarcazioni tra gli 80 e i 150 piedi dovrebbero guidare il mercato in termini di crescita futura, seguite dalle unità da 40-60 piedi. Allargando la prospettiva, si prevede che Europa e Nord America guideranno la crescita anche nel 2023, con gli USA destinati poi a uno sviluppo più intenso nel lungo termine.
Sullo scenario globale si sono ritrovati poi a dibattere alcuni dei più autorevoli esponenti del Made in Italy nautico nel corso di una tavola rotonda organizzata nella sede della Borsa di Milano, alla quale hanno partecipato imprenditori del settore e rappresentanti del mondo della finanza. Ne è emersa una visione condivisa da tutti, incentrata sulla capacità del settore di reagire con vigore prima alla dura crisi del 2008, poi – in epoca più recente - alla crisi del 2018, alla pandemia e alle tensioni internazionali provocate dalla guerra scatenata dalla Russia. Ha trovato tutti d’accordo anche l’interesse per la Borsa, sia pure con alcuni distinguo tra chi è già entrato, traendone piena soddisfazione (come ha ricordato Stefano De Vivo di Ferretti Group) e chi medita di farlo (come ha ricordato Barbara Amerio di Amer Yacht).
Dal confronto tra imprenditori, manager ed esperti di finanza è emerso anche che si è abbassata notevolmente l’età media degli acquirenti, passata da 60 a 48 anni. Gli armatori più giovani, inoltre, sono molto più attenti alla sostenibilità, trascorrono il doppio del tempo in barca e sono molto più connessi. Perfetta sintonia, dunque, anche sull’importanza della ricerca concentrata sull’abbattimento di consumi ed emissioni e – sul fronte commerciale - dell’interesse da dedicare al mercato emergente dell’Asia-Pacific. Altro punto condiviso riguarda i nuovi acquirenti, che non comprano più la barca come status symbol, ma perché la vogliono usare. E anche la scelta della dimensione dell’imbarcazione viene fatta sulla base dell’uso che se ne vuol fare e sulle necessità familiari.