CANNES - Barche da sogno, vendite record, fatturati in crescita, progetti ben avviati, ordini proiettati al 2027, collaborazioni scientifiche mirate ad ottimizzare la transizione energetica, modernizzazione spinta fino a stipulare un accordo con Google e a programmare il varo di prodotti sempre più innovativi, all’avanguardia per lo stile e la tecnologia. E’ questa la realtà del gruppo Azimut-Benetti, colosso italiano della nautica da tempo in cima alle classifiche mondiali e una volta di più confermatosi dominatore della scena allo Yachting Festival di Cannes, il primo salone di una stagione fieristica europea che proseguirà, in settembre, con Genova e Montecarlo, per approdare poi, a gennaio del 2024, a Dusseldorf.
Che cos’altro dovrebbe fare un’azienda nautica per legittimare il proprio ruolo di leader mondiale nella produzione di yacht e super yacht? Probabilmente nulla più che proseguire su questa rotta, ma sorvegliando tendenze e mercato, e valutando attentamente ciò che sta avvenendo dopo il boom di vendite coinciso con la pandemia: chi poteva s’è rifugiato su quelle “isole felici” che sono le barche, e per circa quattro anni le vendite sono andate oltre le più rosee previsioni. E Ora? Si registra qualche rallentamento, ma i cantieri – Azimut-Benetti in testa – hanno in cassaforte ordini proiettati fino al 2027.
Per illustrare compiutamente ciò che il colosso da lei guidato ha fatto finora e farà ancora in futuro, la presidente di Azimut-Benetti Giovanna Vitelli, assieme all’amministratore delegato Marco Valle, ha radunato a Cannes manager, consulenti, designer ed esperti dei vari settori. E davanti a una platea di giornalisti provenienti da vari Paesi (l’azienda è presente su 70 mercati sparsi per il pianeta) ha illustrato le strategie del gruppo, ovvero la rotta che verrà seguita a 20 anni dall’avvio della pionieristica strategia di riduzione delle emissioni di CO2 (dall’ibrido al biodiesel), passando anche attraverso la progettazione di carene innovative, la rivoluzione dello stile (con il coinvolgimento di designer emergenti che hanno portato a soluzioni geniali come l’Oasis Deck), l’impiego di materiali innovativi come la fibra di carbonio e i tessuti riciclabili e – novità assoluta annunciata proprio a Cannes – approdando ora ad un accordo rivoluzionario con Google, che porterà un’ulteriore ondata di novità a bordo delle barche del futuro: il Seadeck 9 e il Grande 30M, di cui sono stati illustrati i progetti.
Il Seadeck 9 è stato annunciato come terzo modello della gamma, la prima serie di motoryacht per la famiglia equipaggiati con sistemi ibridi e definita dal cantiere “la più efficiente mai realizzata da Azimut”. La riduzione delle emissioni di CO2 è valutata infatti al 40%, tra navigazione e soste in rada, rispetto a una tradizionale barca flybridge di dimensioni simili. Dal modellino in scala esposto a Cannes si evince inoltre che sarà spettacolare la parte di poppa, suddivisa in tre parti. Il Grande 30M segnerà invece una nuova tappa della collaborazione con ZF. Questo modello, infatti, sarà il primo equipaggiato con il nuovo POD 4900 sviluppato da Azimut in partnership con ZF, l’azienda che si occupa di tutti gli aspetti relativi alla tecnologia di trasmissione marina. Quanto agli interni, saranno firmati da M2 Atelier, studio internazionale con sede a Milano creato dagli architetti Marco Bonelli e Marijana Radovic.
Entrambe le nuove barche potranno contare su una novità assoluta, annunciata proprio a Cannes: un sistema di domotica e di controllo dei servizi di bordo frutto della collaborazione appena avviata con Google. Si tratta di un sistema che sfrutta l’intelligenza artificiale attraverso una piattaforma messa a punto da Reply, una società italiana di consulenza che si occupa di sistemi integrati, applicazioni di servizi digitali, specializzata nella progettazione, implementazione e manutenzione di soluzioni basate su Internet e sulle reti sociali. In pratica sarà possibile, con un comando vocale o tramite il telefonino, “ordinare” da remoto alla barca di accendere o spegnere l’aria condizionata, accendere o spegnere le luci, o la televisione, o addirittura sorvegliare cosa avviene all’interno, attraverso telecamere.
Ma sul fronte dell’innovazione, l’impegno primario del gruppo di Avigliana è tutto concentrato sulla riduzione delle emissioni nocive. E per questo sono state illustrate a Cannes le più recenti iniziative intraprese per contribuire in maniera sostanziale alla decarbonizzazione: in testa la consulenza richiesta al Politecnico di Torino, la collaborazione avviata con ENI per alimentare i motori delle imbarcazioni con il biodiesel e – novità assoluta – l’accordo con Lloyd’s Register e Superyacht Eco Association per la certificazione dei consumi e delle emissioni.
Tutto ciò – vale la pena ricordarlo – partendo da una solida base: Azimut-Benetti vanta già oggi la prima fuel cell testata a bordo, il primo yacht ibrido e una flotta di yacht a basse emissioni che emettono fino al 30% di CO2 in meno rispetto a barche comparabili in linea d’asse. Da oltre 20 anni, infatti, l’approccio di Azimut al tema della riduzione delle emissioni si fonda sulla costante attività di ricerca e sugli investimenti dedicati a sviluppare le migliori tecnologie disponibili: «Non ci limitiamo ad aspettare le soluzioni del futuro, ma combiniamo la ricerca orientata al domani con le risposte concrete di oggi, avvalorando la nostra ricerca con i migliori enti scientifici e di certificazione» dice Giovanna Vitelli.
La necessità di valutare con metodo scientifico e obiettivo quale soluzione possa essere immediatamente applicabile ed efficace in materia di ecocompatibilità, ha spinto il cantiere a rivolgersi al Dipartimento Energia del Politecnico di Torino e al professor Massimo Santarelli, docente di Advanced Energy Systems presso l’ateneo piemontese e il KTH Royal Institute of Technology di Stoccolma. Il Politecnico, forte dell’esperienza maturata nei settori dell’automotive e dell’aviazione, ha così condotto uno studio indipendente ed esteso sui combustibili alternativi per l’industria della nautica da diporto.
Lo studio ha analizzato biodiesel HVO, metanolo e idrogeno confrontandone efficienza, sicurezza, disponibilità e costi in un orizzonte di breve e medio termine. I risultati hanno messo in evidenza i vantaggi del biodiesel rispetto a metanolo e idrogeno. «E’ questa l’unica alternativa a breve termine al combustibile di origine fossile, e nel presente la più efficace per fornire un contributo alla decarbonizzazione del settore della nautica da diporto», ha detto il professore Santarelli.
Lo studio del Politecnico di Torino conferma dunque la validità della decisione presa da Azimut-Benetti di avviare la prima partnership di un’azienda del settore nautico con Eni Sustainable Mobility, la società di Eni dedicata ad accelerare il percorso verso la neutralità carbonica della mobilità. L’accordo, annunciato nel mese di giugno 2023, prevede di sostituire il carburante utilizzato per prove in mare, test tecnici e trasferimenti di prototipi e barche di nuova produzione – circa 700.000 litri in totale in un anno – con HVOlution, il biocarburante da materie prime rinnovabili prodotto nelle bioraffinerie della società. In tal modo, è stato calcolato che è possibile abbattere le emissioni di CO2 fino al 90% rispetto al mix fossile di riferimento, a seconda delle materie prime utilizzate per la sua produzione.
Oltre che in specifici test di laboratorio Azimut ha impiegato il biocarburante HVO sul nuovo Magellano 60 che, nel corso di una lunga estate, ha navigato nel Mediterraneo alimentato a HVO. Le prove effettuate hanno permesso di registrare una riduzione delle emissioni di CO2 superiore all’80% rispetto a uno yacht di dimensioni comparabili alimentato a gasolio fossile.
Ma quanto sono credibili i dati forniti dai cantieri su consumi ed emissioni? Ad Avigliana la questione è stata affrontata con la consapevolezza che una corretta informazione sulle emissioni (come quella diffusa nell’automotive) può essere un fattore discriminante nell’acquisto di uno yacht. E dunque, da questa presa di coscienza, è nata la collaborazione del Gruppo con il Lloyd’s Register e la Superyacht Eco Association, che attraverso il SEA Index calcola le emissioni di CO2 degli yacht da 25 a oltre 100 metri.
Una svolta epocale, grazie alla quale, a partire da settembre 2023, Azimut è diventata membro di SEA Index con l’obiettivo di supportare l’associazione nella definizione di un indice di “carbon emission” oggettivo e comparabile anche per gli yacht sotto i 24 metri, la categoria più diffusa nei nostri mari (nella quale si inseriscono alcuni dei modelli iconici del cantiere).
«Meno di un anno fa ho annunciato la volontà del Gruppo di coinvolgere il mondo della nautica nello sviluppo di un indice oggettivo per comparare consumi ed emissioni. Oggi, grazie alla collaborazione con Lloyd’s e SEA Index, quello strumento esiste e sulle barche Azimut presenti a Cannes i dati, certificati da un ente terzo, sono esposti e condivisi con armatori e pubblico» tiene a dire l’amministratore delegato del Gruppo, Marco Valle.