L'assemblea di Confindustria Nautica

Nautica: l’Italia si conferma leader mondiale nei superyacht e rilancia il confronto con la politica per regole e burocrazia

di Sergio Troise
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Si è tenuta a Roma, presso la sede dell’ABI (Associazione Bancaria Italiana) l’assemblea generale dei soci di Confindustria Nautica. Al termine di un anno ricco di risultati e primati (l’Italia, con una filiera di oltre 200.000 occupati, ha stabilito il record storico della produzione cantieristica, dagli yacht ai gommoni, del valore di 7,4 miliardi) i rappresentanti delle imprese del settore si sono confrontati con le istituzioni economiche, politiche e di governo sui temi economici e normativi di maggiore attualità. Tra i presenti, il ministro delle Politiche del Mare (e della Protezione civile) Nello Musumeci, il vice ministro delle infrastrutture e Trasporto Edoardo Rixi, i parlamentari Ilaria Cavo, vice presidente della commissione Attività Produttive; Deborah Bergamini, della commissione Affari esteri e comunitari; Gerolamo Cangiano, della commissione Trasporti.

Ne è venuto fuori un quadro rassicurante, con prospettiva di ulteriore crescita, ancorché condizionata dalla necessità di procedere con concretezza alla soluzione di problemi tuttora irrisolti, come l’approvazione del Codice della nautica e la necessità di varare politiche adeguate allo sviluppo della portualità turistica e del turismo nautico. In proposito è stato chiaro il presidente di Confindustria nautica Saverio Cecchi ricordando che “proteggere questo settore produttivo e dare risposte in tempi rapidi significa far crescere responsabilmente tutta la filiera, con benefici per il settore e per l’intero Paese”.

Nel corso del suo intervento il numero uno delle imprese nautiche ha affrontato con decisione il tema della necessità di collaborazione tra aziende e potere politico. E si è platealmente lamentato con il ministro delle Politiche del mare Musumeci per l’esclusione di un rappresentante dell’industria nautica dal panel dei dieci esperti che devono aggiornare il Piano del Mare.

Il ministro, presente al convegno, ha immediatamente fatto ammenda annunciando pubblicamente che rimedierà alla mancanza. “Nel prossimo tavolo degli esperti del Comitato interministeriale per le politiche del mare sarò felice di poter invitare Confindustria Nautica in maniera fissa e permanente” ha dichiarato l’esponente del governo, aggiungendo di essere consapevole di quanto si possa fare anche per sviluppare il turismo nautico, soprattutto nel Sud. “Ci sono zone del Paese di grande attrattività, come Napoli e la Sicilia – ha detto il ministro - che potrebbero sfruttare al meglio il turismo nautico, ma lamentano una cronica mancanza di posti barca. Dovremo impegnarci insieme anche per questo problema”.

L’Italia – vale la pena ricordarlo - ha scelto di far realizzare i porti turistici ai privati, a differenza di altri Paesi e degli stessi nostri porti mercantili che invece sono frutto dell’intervento pubblico. La posizione di Confindustria nautica è dunque di cautela. “Va posta attenzione a scelte ideologiche come furono quelle di Monti, che fanno fuggire gli investitori” dicono gli esperti dell’associazione confindustriale. E aggiungono: “Il tema delle concessioni demaniali per la portualità turistica non può essere trattato con superficialità e luoghi comuni, come troppo spesso avviene, o assimilando gli approdi turistici alle spiagge, come hanno fatto i provvedimenti del governo Draghi”.

La necessità di approfondire il dialogo con i Palazzi della politica è ormai il leit motiv di tutti i discorsi dei dirigenti di questo comparto d’eccellenza che si ritiene non sufficientemente apprezzato, nonostante il contributo al Pil, all’occupazione e allo sviluppo, ricordati nella conferenza di fine anno dal vicepresidente della Fondazione Edison Marco Fortis. “Nella graduatoria dei beni di cui l’Italia è primo esortatore mondiale la nautica è arrivata al sesto posto e oggi è una top player insieme a ceramiche e pasta” ha ricordato l’esperto. E, allargando il discorso all’economia del Paese, ha aggiunto: “Non vedo un rallentamento dell’Italia, il cui Pil sta comunque andando meglio degli altri paesi europei e la cui spesa delle famiglie è cresciuta il doppio del Pil. Anche l’export continua a correre, il rallentamento è stato essenzialmente determinato dalla fine del bonus edilizio”.

Analizzando il preconsuntivo dell’anno solare 2023, fra le imprese risulta assolutamente prevalente la crescita di fatturato rispetto al 2022, con indicatori che fanno preludere a una chiusura decisamente positiva per l’industria nautica italiana nel suo complesso: il 78% del campione consultato prevede infatti un miglioramento o una chiusura in linea con l’anno precedente. In generale, la situazione conferma le indicazioni qualitative emerse durante i saloni autunnali, ma con una crescente differenziazione dell’andamento del fatturato fra la produzione di alta gamma, che continua a crescere, sia pure con ritmi più moderati rispetto al biennio 2021-2022, e la piccola nautica, che attende una contrazione del mercato, in gran parte determinata da fattori congiunturali come l’inflazione elevata e l’incremento dei tassi d’interesse.

L’assemblea di fine anno si è svolta dunque in un clima di sostanziale fiducia, sostenuta anche da alcuni recentissimi passi avanti compiuti sul fronte delle normative necessarie a sostenere (o almeno a non penalizzare) il settore. Tra questi, la riforma dei titoli professionali, l’istituzione per il 2024 di un fondo per la rottamazione dei motori e l’acquisto di propulsori elettrici, il rilascio in 7 giorni delle licenze di navigazione per le unità nuove (in modo da favorire l’adozione della bandiera italiana), le norme a favore della circolazione dei natanti da diporto anche in acque territoriali estere (alcuni Paesi confinanti, come la Croazia, pretendevano che anche i piccoli natanti fino a 10 metri fossero immatricolati e targati), la circolare dell’Agenzia delle entrate per l’applicazione del Credito del Mezzogiorno alle unità in locazione.

In sospeso resta invece la definitiva approvazione del nuovo Codice della nautica, costretto dalla burocrazia a stop and go continui. “Oggi – ha detto in proposito il vice ministro alle Infrastrutture e Trasporti Edoardo Rixi - la sfida importante sono le riforme strutturali sulla burocrazia per ridurre i tempi di approvazione dei decreti attuativi. Il Comitato interministeriale per le politiche del mare potrà rappresentare un’occasione per fare una riforma del settore della nautica perché al tavolo ci saranno tutti i ministeri competenti. Speriamo sia il momento giusto per mettere ordine in un settore fondamentale per l’economia del Paese”.

E’ quanto auspicano le aziende nautiche, che in occasione dell’assemblea di fine anno hanno incassato anche il sostegno del presidente di ABI, Patuelli, il quale ha ricordato come “questo settore d’eccellenza non ha mai avuto problemi di credito, quanto piuttosto di pressione fiscale e di eccesso di burocrazia”. Cambieranno le cose? E’ quanto si è augurato pubblicamente il presidente Cecchi, citando una volta di più le parole pronunciate da Giorgia Meloni in occasione dell’ultimo Salone di Genova.

“La presidente del Consiglio disse testualmente: “non è il comparto della nautica che deve ringraziare me per essere venuta al Salone dopo 37 anni dall’ultima visita di un presidente del Consiglio, ma devo ringraziare io questo comparto, che produce risorse che inevitabilmente si riversano nelle casse dello Stato e fanno un pezzo delle risorse che l’Italia può spendere”. “Avendo 50 anni di memoria storica del settore – ha aggiunto il numero uno di Confindustria nautica - noto però che ogni 10-12 anni arriva qualcuno che vuole fare cassa con la nautica, non riuscendo a portare a casa nulla, ma facendo gravi danni al settore. L’ultimo è stato Mario Monti, giusto 11 anni fa. Dunque, chiedo attenzione nel proteggere questo settore che non chiede soldi allo Stato ma ne porta”.

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Sabato 16 Dicembre 2023 - Ultimo aggiornamento: 18-12-2023 08:55 | © RIPRODUZIONE RISERVATA