Libertà di circolazione per i natanti nel mare di Slovenia, Croazia e Grecia restando italiani e senza esser costretti a ricorrere a bandiere estere o a chiedere l’immatricolazione. E la grande notizia che arriva dalla Camera dove la Commissione Attività Produttive oggi ha votato un ulteriore emendamento al DDL “Made in Italy” a favore della piccola nautica. Si perché c’era grande subbuglio tra i proprietari di quelle barche di meno di 10 metri, a vela o a motore, che amano navigare nelle acque di Slovenia, Croazia e Grecia, raggiungibili agevolmente per chi fa base in Adriatico .
Sulla scia della Slovenia anche Croazia e Grecia sono determinate infatti a non permettere più l’accesso ai “non targati” dal 2024. Certo è una presa di posizione comprensibile in via di principio, per evitare che scafi non identificabili possano eclissarsi dopo aver causato incidenti. Il problema però è che la normativa italiana non prevedeva, al di là dell’immatricolazione obbligatoria per scafi più grandi o con motori più potenti - con i relativi oneri e adempimenti - una modalità per rendere identificabili, e quindi garantire la tracciabilità alle autorità di quei paesi, degli scafi più piccoli, definiti natanti, che è vero non possono navigare oltre le 12 miglia dalla costa, ma che saltando da isola a isola, o navigando lungo costa, possono in più punti raggiungere dall’Italia Slovenia, Croazia o Grecia, restando nel limite delle 12 miglia
Per i proprietari di questi mezzi, per non rinunciare a quei luoghi, non restava che cambiare bandiera- prendendo la polacca per esempio, che al momento va per la maggiore – o affrontare l’iter della immatricolazione. Al fine di sostenere il mercato dei “natanti” ora è stata invece individuata una procedura che stabilirà la documentazione (Dichiarazione di Costruzione o Importazione e dichiarazione di possesso autenticata dagli Sportelli telematici dell’automobilista (STA)), per essere abilitati a navigare nelle acque territoriali di Croazia, Slovenia, Grecia e non solo. Documentazione in grado di attestare possesso, nazionalità e caratteristiche tecniche della propria barca.
Come vantaggio collaterale da segnalare che l’importo, che si preannuncia limitato, dovuto per i diritti di rilascio, sarà assegnato al funzionamento del Registro telematico delle unità da diporto, in particolare a quello dell’Ufficio di Conservatoria Centrale (UCON) che potrà così investire sul suo efficientemento. Per chi invece da natante volesse diventare, o ridiventare (molti i proprietari di scafi di 10 metri un tempo obbligati all’immatricolazione che col cambio di normativa a suo tempo avevano scelto di diventare natanti) imbarcazione immatricolata, una seconda norma risolve il problema del titolo di proprietà smarrito o non esistente.
Si potrà infatti produrre una dichiarazione sostitutiva di atto notorio, con sottoscrizione autenticata dagli Sportelli telematici dell’automobilista (STA), con la quale attestare che il natante da diporto è di propria esclusiva proprietà, menzionando data e luogo di acquisto e il venditore. “Questi provvedimenti sono stati redatti su spinta di Confindustria Nautica e con il nostro coinvolgimento, e sono un altro tassello per la maggiore competitività della filiera nautica” - ha commentato il Presidente di Confindustria Nautica, Saverio Cecchi -. “Come ho sempre detto, al settore non servono proclami, convegni, piani, ma azioni concrete, operative, come queste e come il decreto sui titoli professionali per le quali ringrazio".