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I pick-up, i “Suv col cassone” così familiari negli Usa, dove in alcuni stati a prevalente vocazione agricola arrivano a superare il 50% delle immatricolazioni, sembrano pronti a liberarsi dalle pastoie mobili fiscali e burocratiche che ne avevano a lungo frenato la diffusione in Italia. Merito delle modifiche normative – in parte “suggerite” dall’Unione Europea agli albori del terzo millennio – che hanno parzialmente liberalizzato lo specifico mercato senza cancellare l’obbligo di immatricolazione come autocarro leggero N1, ma introducendo l’omologazione “uso proprio” (alternativa a quella per “uso di terzi”) che regala un minimo di libertà in più nell’uso di un veicolo che anche sulle nostre strade (e nelle nostre campagne) sta diventando una presenza non più rarefatta come in passato.
In effetti la combinazione tra la versatilità dei Suv, dei quali sono parenti stretti quanto a capacità di affrontare con disinvoltura anche i terreni più insidiosi, e l’elevata capacità di carico costituisce una proposta allettante – pur se condizionata dal rispetto di norme non sempre facili da interpretare – anche per una clientela non esclusivamente professionale, alla quale le case automobilistiche si rivolgono con un’offerta che sulla nostra sponda dell’Atlantico è ormai piuttosto ricca e articolata e spesso si caratterizza – soprattutto nel caso dei modelli doppia cabina con quattro porte e cinque posti – per arredi, finiture ed equipaggiamenti di stampo chiaramente automobilistico.
L’Europa, storicamente trainante per il mondo dell’auto, è per i pick-up un territorio quasi inesplorato che fa gola a molti: dagli storici specialisti del settore ai marchi locali che talvolta vi hanno dirottato prodotti originariamente creati per altre aree geografiche, per non parlare dei sempre più rampanti cinesi.
Un panorama in evoluzione nel quale la Ford non ha alcuna intenzione di rinunciare alla leadership del settore detenuta da oltre 8 anni, a livello continentale come in Italia, del Ranger di nuova generazione (la sesta) il cui lancio sui mercati continentali è stato celebrato alla fine del 2022 con un “apripista” d’eccezione: la variante ad alte prestazioni Raptor, giunta a sua volta alla seconda generazione e sviluppata dai tecnici di Ford Performance con il dichiarato obiettivo di farne il punto di riferimento dell’intero settore in termini non solo di prestazioni, ma anche di lusso e raffinatezza tecnologica.
Rispetto al resto della famiglia, la declinazione più estrema è stata sottoposta a modifiche importanti finalizzate soprattutto a mettere il telaio e la carrozzeria nelle condizioni migliori per sopportare sollecitazioni determinate da performance davvero importanti, su strada e off-road. Coerente con l’esuberanza del temperamento è ovviamente il look, reso particolarmente aggressivo dalla mascherina specifica e dai grandi cerchi da 17 pollici sui quali sono montati gli pneumatici “all terrain”. A sottolineare la specificità del modello concorre anche il disegno della griglia sulla quale il nome “Ford” spicca a caratteri quasi cubitali, talmente grandi che le estremità della scritta arrivano a inserirsi nei gruppi ottici del tipo Led Matrix.
Un altro elemento decisivo per ottimizzare l’assetto del Raptor in tutte le possibili condizioni di marcia è rappresentato dai nuovi e sofisticati ammortizzatori Live Valve della Fox che, come spiega Dave Burn responsabile engineering del modello in Ford Performance, «adattano in tempo reale il comportamento delle sospensioni per garantire in ogni condizione, su strada e off-road, il massimo controllo e le migliori prestazioni».
Il sistema Live Valve, essendo costantemente connesso con la nuova generazione del selettore delle modalità di guida, è in grado di garantire – alle alte e alle basse velocità – il massimo del comfort quando si viaggia su strada e le migliori condizioni di marcia in fuoristrada. Ad assecondare la vocazione off-road del Ranger concorrono poi le protezioni sottoscocca realizzate in acciaio ad alta resistenza di 2,1 mm di spessore (il doppio rispetto ai Raptor “normali”) adeguato per affrontare i terreni più problematici e impegnativi.
Inutile dire che l’intervento della divisione Ford Performance trova la sua manifestazione più evidente nelle caratteristiche del powertrain che ha il suo cuore nel 6 cilindri 3.0 biturbo EcoBoost da 288 cv e 491 Nm di coppia massima. Le sue prestazioni, già generose, vengono ulteriormente valorizzate del dispositivo “anti-lag”. Il sistema, derivato dalle vetture da corsa e molto simile a quello tenuto a battesimo dalle Ford GT e Focus ST, gestisce la rotazione dei turbocompressori in modo da rendere più rapida la ripresa in uscita delle curve e nei cambi di marcia, oltre a essere programmato con un profilo di sovralimentazione individuale per ciascuno dei 10 rapporti della trasmissione automatica. Un’altra soluzione tecnica finalizzata a ottimizzare le prestazioni, per un modello top il cui prezzo chiavi in mano parte in Italia da 81.133 euro rispetto ai 78.083 del “gemello” più tranquillo, che può contare sui 210 cv messi a disposizione dal turbodiesel 2.0 Ecoblue. Prezzi che Iva esclusa, come vuole la prassi quando si parla di veicoli professionali, corrispondono rispettivamente a 65.700 e 63.200 euro