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BRUXELLES - Tra guida autonoma e guida assistita, Toyota sceglie la guida sicura. Con un obiettivo: zero incidenti. «Vogliamo creare un’auto che non sia mai responsabile di un incidente indipendentemente da chi guida», predica Gill Pratt, Ceo del Toyota Research Institute, un centro per gli studi applicati fondato all’inizio del 2016 e dotato di un budget di un miliardo di dollari. La multinazionale dell’intelligenza artificiale applicata alla mobilità occupa duecento “cervelloni” che l’anno prossimo saliranno a trecento.
Toyota conferma la sua propensione alle soluzioni ibride: prima quella sui motori, dei quali è leader e con i quali sta guadagnando nuove quote di mercato in Italia ed in Europa, e adesso quella sui sistemi di assistenza. Pratt spiega che il costruttore giapponese procede per obiettivi più che per livelli di guida autonoma, anche perché alcuni sono identificati in modo vago. Entro il 2020 arriverà il compagno di viaggio per le autostrade, lo Highway Teammate, cui agli inizi del prossimo decennio seguirà la sua versione cittadina, lo Urban Teammate.
Si tratta di funzioni che aiutano chi sta al volante, ma non lo sostituiscono necessariamente. Pratt assicura che Toyota non vuole eliminare il piacere di guida: l’auto deve restituire ai suoi possessori un po’ di quelle emozioni promesse al momento dell’acquisto. Per questo il veicolo continuerà ad essere “guardian” e non sarà soltanto “chaffeur”. Pratt, del resto, è piuttosto scettico sulle tempistiche della guida autonoma e preferisce concentrarsi su quello che è già possibile ottenere. La guida autonoma contribuisce anche alla diminuzione delle vittime, ma per Toyota rappresenta la garanzia della mobilità a chi l’ha persa o non l’ha mai avuta. È anche un sistema per dimezzare i costi di trasporto per miglio: Pratt parla del 50% in meno, visto che gli autisti, come è già successo ai cocchieri, saranno inutili.
Per la sicurezza, ci sono le tecnologie di assistenza. Che partono dalla percezione, proseguono con la previsione e si concludono con la pianificazione. Tutto in tempi rapidissimi. Già oggi in Italia le gamme sono equipaggiate con il Safety Sense (Toyota) e Safety System+ (Lexus) che includono una serie di importanti funzioni di supporto. Con la nuova Lexus LS, che arriva in gennaio nel Belpaese, debuttano due novità che il costruttore presenta come mondiali. Sulla quinta generazione della lussuosa ammiraglia giapponese è disponibile il primo sistema intuitivo di rilevamento pedoni con Active Steering.
Anche a velocità sostenute (70 km/h nella prova sul circuito a Bruxelles), la tecnologia individua il pedone e se prevede l’inevitabile impatto frena e corregge la traiettoria, sterzando leggermente, ma solo se è possibile mantenere la vettura nella corsia. L’altra novità è il rilevamento dei bambini, anche fermi, con la retromarcia. Le manovre all’indietro rappresentano un vero pericolo per gli utenti della strada e, più in generale, la maggiore parte, circa un terzo, dei sinistri automobilistici è giovane.