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Mini, triplete zero emission: la nuova Aceman nel mezzo tra Cooper e Countryman
Mini, triplete zero emission: la nuova Aceman nel mezzo tra Cooper e Countryman
È il 26 agosto 1959 e con una operazione di marketing mai realizzata prima (l’ auto viene distribuita appositamente in un primo lotto di 2.000 esemplari) l’allora colosso British Motor Corporation (Bmc) presenta contemporaneamente in 100 Paesi la nuova Mini. Siamo nel pieno dell’austerità del dopoguerra e della carenza di carburante legata alla crisi di Suez e grazie al genio di Alec Issigonis - ingegnere di origine greca che aveva lavorato alla Alvis - questa criticità viene trasformata in un’opportunità e in uno dei modelli di maggiore successo e d’immagine nella storia dell’ auto. È curioso notare che al lancio la Mini - o meglio questo nome - non esistono ancora. Il progetto Ado 15 - voluto dall’aristocratico Leonard Percy Lord, barone di Lambury, che era l’ad della British Motor Corporation - si concretizza in quel 26 agosto nei due modelli Austin Seven e Morris Mini-Minor. Solo nel gennaio 1962 il modello Austin Seven viene ribattezzato Austin Mini e la parola Mini si identifica con un vero e proprio marchio (posseduto allora da Bmc) solo nel 1969.
Proprio Leonard Percy Lord aveva lanciato nel 1956 la sfida al suo miglior ingegnere, Alec Issigonis. Consisteva nel progettare e costruire una piccola automobile a basso consumo di carburante in grado di trasportare quattro adulti e così economica da essere alla portata di quasi tutti. Per creare più spazio nell’abitacolo e risolvere il problema delle quattro persone Issigonis introdusse due innovazioni per il tempo rivoluzionarie: spingere le ruote agli angoli della carrozzeria (reinventandone il diametro, solo 10 pollici) e girare il motore trasversalmente per dare più stabilità nelle curve strette e più spazio per i passeggeri. Il mondo non aveva mai visto un’ auto simile ma non impiegò molto a riconoscere che la Mini non era semplicemente un’ auto. Era la combinazione unica del classico stile britannico (declinata però in un inconsueto pacchetto economico) con le piccole dimensioni e una divertente agilità di guida è diventata il simbolo dell’indipendenza e della spontaneità. Era così nato il fenomeno Mini, essenza stessa della cultura giovanile degli Anni ‘60.
Ma se Issigonis era quello che gli storici hanno definito un ‘minimiser’ vista la sua capacità di eliminare il supefluo, è dall’incontro con John Cooper - una sorta di maximiser - che Mini sdoppia la sua personalità diventando anche un piccolo bolide vincente. Così la Mini Cooper (che debutta nel 1961) dimostra di essere la perfetta dicotomia tra l’approccio minimalista di Issigonis e quello del massimalista ex pilota e costruttore di vetture da corsa che lega ancora il suo nome all’attuale generazione di Mini con motore a benzina e lo farà in futuro con quelle elettriche.