La Mini Buggy per la Dakar 2018

Dakar 2018, Roma: «Con due Mini differenti abbiamo più possibilità di tornare al successo»

di Mattia Eccheli
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PARIGI – Un pilota che ha vinto due volta la Dakar è sempre tra i favoriti. Nani Roma, 35enne spagnolo, anzi catalano, è fra questi. La prima volta si era imposto in moto, in sella ad una Ktm nel 2004. La seconda esattamente dieci anni più tardi al volante di una Mini All4 Racing. Lo scorso gennaio aveva gareggiato con una Toyota, ma per la Dakar 2018 è tornato ad abbracciare Mini. Ed ha scelto di guidare il modello a trazione integrale, anziché la inedita variante Buggy, che pure ha contribuito a mettere a punto.

«Parto con l'obiettivo di sempre: vincere», dice con quel tipo di sorriso molto cortese che fa capire che non scherza. «Sarà una gara dura – aggiunge – perché il percorso è impegnativo: dal primo giorno saremo su terreni difficili». «La macchina grandi potenzialità – insiste – e l'unico modo per stare davanti è lavorare duro e combattere ogni giorno. E sì, possiamo vincere». «Abbiamo due possibilità per tornare al successo – conclude lo spagnolo – Mini ha compiuto una scelta diversa da tutti gli altri. Perché? Perché è Mini e Mini è differente». Fra i favoriti, Nani Roma inserisce tutti i grandi nomi, da Giniel de Villiers a Sébastien Loeb, da Stéphane Peterhansel ai suoi compagni di squadra. Snocciola una decina di pretendenti, fra i quali c'è anche lui.

Per il numero uno del marchio, Sebastian Mackensen, la Dakar «è una delle ultime grandi avventure del nostro tempo». Una definizione quasi poetica, anche se gli obiettivi sono chiari e già il secondo posto starebbe stretto al costruttore britannico della galassia Bmw. «Per stare davanti – spiega – dovevamo proporre una variante buggy anche noi». Perché, naturalmente, dopo 4 successi consecutivi e due vittorie "lasciate" ai rivali francesi, Mini vuole tornare al successo.L'operazione Dakar è stata una scommessa vinta dal marchio, che assieme a xRaid è riuscita a dimostrare che Mini è molto di più di un'auto da città. Alla domanda su come mai schieri due vetture diverse, il top manager risponde con semplicità: «È lo spirito di Mini. Noi siamo un marchio diverso. Noi non ci occupiamo di trasporti: noi facciamo altro», spiega. Chi vince? «Io dico Mini», replica con un ampio sorriso. D'accordo, ma quale delle due versioni? «Dico sempre Mini», concede con un “ghigno” ancora più generoso.

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Martedì 28 Novembre 2017 - Ultimo aggiornamento: 11-01-2018 16:53 | © RIPRODUZIONE RISERVATA