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Una Camaro Nascar alla 24 Ore di Le Mans direttamente dagli ovali USA al Garage 56
Una Camaro Nascar alla 24 Ore di Le Mans direttamente dagli ovali USA al Garage 56
La 24 Ore di Le Mans 2023 avrà un ospite molto speciale da Oltreoceano: una Chevrolet Camaro LZ1 Nascar del team Hendrick Motorsport. Ebbene sì: una di quelle vetture da corsa che corrono su ovali e assomigliano a quelle di serie solo da lontano perché, non appena le vedi da vicino, ti accorgi che sotto hanno una telaio a tubi e la carrozzeria è un guscio di vetroresina sul quale persino i fari sono finti, anzi sono semplici adesivi.
Che cosa ci fa l’ideale delle corse americane nel raffinato tempio del motorismo europeo? È stata la stessa ACO – l’Automobile Club de l’Ouest, che organizza da sempre la 24 Ore di Le Mans – ad aver fatto questa scelta invitando la Camaro nel Garage 56, la formula con la quale “la corsa delle corse” dal 2012 permette ad una vettura particolare per caratteristiche e tecnologia di partecipare al di fuori dei regolamenti tecnici. Dopo la convergenza regolamentare delle LMDh, un altro ponte tra il mondo delle corse a stelle e strisce e quello europeo, ma anche un confronto stimolante condito di non pochi elementi di interesse.
Il primo è storico perché non è la prima volta che una Camaro corre a Le Mans e neppure una vettura Nascar. Nel 1981 infatti il team Stratagraph schierò una Camaro omologata secondo il regolamento IMSA GTO che riuscì a compiere solo 13 giri e l’anno successivo ne portò due: anche stavolta non videro la bandiera a scacchi, ma una fece 141 giri e l’altra arrivò a 269. Nel 1976 furono invece una Ford Gran Torino e una Dodge Charger a fare da ambasciatrici della Nascar presso il circuito di Le Sarthe. La prima resistette 104 giri fino all’11ma ora, la seconda alzò bandiera bianca dopo appena due tornate. Il motivo di questa partecipazione era il bicentenario della indipendenza degli Stati Uniti d’America.
Oggi invece a risaltare sono i piloti che guideranno a Camaro ZL1 a Le Mans, un terzetto davvero assortito. Al suo volante si alterneranno infatti una leggenda della Nascar come Jimmie Johnson (sette volte campione della categoria) insieme ad un esperto della 24 Ore come Mike “Rocky” Rockenfeller che l’ha vinta due volte oltre ad aver vinto un campionato mondiale Le Mans Series, una 24 Ore di Daytona e un campionato DTM. Ed il terzo sarà niente di meno che Jenson Button, campione mondiale di Formula 1 nel 2009 e che a Le Mans ha già corso nel 2018 finendo anzitempo per la rottura della sua BR1.
A sostenere dietro le quinte i tre assi del volante ce ne sarà un altro: Jordan Taylor, tre volte campione IMSA e una volta vincitore anche a Le Mans oltre ad altri tre podi in 10 partecipazioni, sempre con la sua fida Corvette. A sovrintendere il progetto è Chad Knaus, anche lui sette volte campione Nascar mentre a la conduzione tecnica e sportiva del progetto è stata affidata a Greg Ives, crew chief della Hendrick Motorsports i cui numeri parlano chiaro: 18 titoli e 355 vittorie su 1.830 partenze tra Nascar e ARCA.
Ma ci sono anche altre curiosità legate al team fondato nel 1984 da Rick Hendrick che è anche co-proprietario della JR Motorsports (anch’essa vittoriosa tre volte e in 77 gare nella Nascar) e padrone assoluto della Hendrick Automotive Group che possiede oltre 100 concessionari negli USA e fattura 11 miliardi di dollari. Una è legata al numero 24 perché una delle sue vetture ha dal 1999 acquisendolo dopo avere acquistato la Bill Davies Racing nel 1999. Il pilota Jeff Gordon lo ha usato per 24 stagioni vincendone 4 e nessuno, prima di lui nessuno ci era riuscito con quel numero stampato sulla vettura.
Anche quella che la Hendrick Motorsport porterà a Le Mans avrà il numero 24 con una livrea e modifiche specifiche. Quelle più ovvie sono la presenza delle luci che sulle auto Nascar sono adesivi e invece su una vettura che fa una gara di 24 Ore sono vitali, al pari dei retrovisori. Diversa poi l’aerodinamica, arricchita da deviatori, profili, prese e sfoghi. Diversi anche i paraurti e il fondo completato da un estrattore specifico e un spoiler sulla coda alto 6” (15 cm) invece dei 4” ordinari. Diversa anche la forma dei parafanghi.
Nettamente diversi anche assetto e pneumatici, realizzati ad hoc dalla Goodyear, montati su cerchi da 18 pollici di diametro e provvisti anche di sensori di gonfiaggio. Diversi i freni, con dischi in carbonio e tazze in titanio. Questa ed altre misure hanno permesso di abbassare il peso da 1.580 kg a 1.342 kg. Il motore è, nella più squisita tradizione americana, un V8 aspirato da 358 pollici cubi di cilindrata con distribuzione ad albero a camme centrale con monoblocco in ghisa e due valvole per cilindro azionate da aste e bilancieri (5.860 cc) da circa 700 cv di potenza massima.
Uno degli adattamenti ha riguardato l’utilizzo di carburante al 100% di origine biologica al posto di quello al 15% di etanolo utilizzato dalla Nascar. Il cambio è un Xtrac sequenziale a 5 rapporti, ma sulla vettura per la Le Mans ci sono le levette al volante, mentre la capacità del serbatoio è stata aumentata da 18 (76 litri) a 32 galloni (127 litri) con un diverso bocchettone per le operazioni di rifornimento. Ovviamente adattati i sistemi di sicurezza secondo le norme FIA internazionali. Diversi anche il volante e la strumentazione.
Entusiasti i piloti che hanno definito la vettura molto divertente da guidare e hanno percorso ben 11mila km per la sua messa a punto su diversi circuiti tra cui anche Sebring, dunque con la possibilità di confrontare i tempi direttamente con le altre vetture. Ora bisognerà vedere su pista. Di sicuro gli appassionati apprezzeranno il fragore antico e arrogante del suo V8.