Fernando Alonso nel 2014 sventola la bandiera francese dando il via alla 24 Ore di Le Mans

Alonso scrive per Il Messaggero: «Prima o poi voglio correre e vincere a Le Mans»

di Fernando Alonso
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LE MANS - Di norma non penso troppo al futuro. In questo momento preferisco vivere alla giornata. Per due motivi. Primo: credo di avere ancora molto da dire in Formula 1, mi sento affamato come se fossi un debuttante. Secondo: se guardi lontano, il tempo vola più in fretta e passa velocemente. Sono piuttosto contento di come vanno le cose in McLaren. La squadra lavora in maniera intensa e programmata, anche perché vanta una tradizione favorevole e molta esperienza. Il telaio della nostra monoposto è uno dei migliori. E la Honda riesce a fare progressi, passo per passo.
 

 

La Casa giapponese è riuscita a risolvere quasi tutti i problemi di affidabilità ed ora sta lavorando sulle prestazioni. Sono certo che diventeremo competitivi e che potremo prenderci delle gradi soddisfazioni. Per un pilota, tuttavia, il richiamo è forte anche nei confronti di altre specialità. Vado in pista dall’età di 4 anni, mi diverto ancora a disputare qualche gara con i kart, guardo i rally in televisione. Ma c’è anche attrazione per due eventi speciali. La 500 Miglia di Indianapolis e la 24 Ore di Le Mans. Sono corse che possono valere tutta una carriera, così come può contare molto per noi un successo al Gran Premio di Montecarlo.


Devo ammettere, tuttavia, che sono affascinato in modo particolare da questa gara, unica nel suo genere. Ho avuto l’onore di sventolare la bandiera francese che dà il via nel 2014, di vivere l’atmosfera straordinaria, la kermesse di un fine settimana che non ha uguali, per partecipazione e per intensità, non soltanto da parte dei concorrenti ma anche dall’enorme massa di tifosi presente. Il fatto che ci siano macchine di diverse marche e categorie, porta tutta una serie di fans intorno al circuito per sostenere i propri beniamini e le squadre preferite.
In quei giorni avevo avuto modo di incontrare Mark Webber, il pilota australiano del quale sono molto amico. Lui aveva già gareggiato a Le Mans alla fine degli anni Novanta, con ottimi risultati. Adesso è pilota ufficiale Porsche e mi auguro che possa essere domenica uno dei protagonisti. È stato Mark a spiegarmi come si prepara una gara e come bisogna gestirla.


Vista da fuori la “24 Ore” può sembrare una corsa nella quale bisogna soprattutto badare ai consumi di carburante e delle gomme. In realtà si tratta di un giorno completo di giri da qualifica, cercando solo di non commettere errori e di evitare incidenti con le molte vetture più lente. Massima attenzione dunque, ma sempre spingendo al limite del possibile. È vero, mi piacerebbe disputare una 24 ore di Le Mans. Come ho detto, ci sono tre gare leggendarie del motorsport, il Gran Premio di Monaco di Formula 1, la 24 Ore di Le Mans e la 500 Miglia di Indianapolis. So che è difficile vincere tutte e tre, ma nel Principato ho già vinto e sarebbe una grande sfida riuscire nell’impresa. Quando e se ci saranno le giuste condizioni, potrei anche affrontare questo tipo di competizioni.
Trovo affascinante il design di queste auto e incredibile il fatto che riescano a far segnare tempi veloci con costanza, nonostante lo stress al quale sono sottoposte.

Quello che piace a un pilota fondamentalmente è guidare. Questo è proprio il mio caso e farlo per tanto tempo, al volante di una macchina potente e rapida è veramente il massimo. L’altro aspetto interessante della corsa della Sarthe è quello tecnologico. Siamo di fronte a tre situazioni diverse, ma tutte molto valide. Da una parte le grandi Case, colossi dell’automobilismo assai differenti tra loro, ma tutti impegnati in soluzioni d’avanguardia che riguardano i pesi, l’aerodinamica, la meccanica, l’elettronica e i motori.


Porsche, Audi e Toyota si cimentano e si sfidano con i loro prototipi affidati a grandi piloti, specialisti puri o provenienti anche dalle ruote scoperte. Due macchine ciascuna, che spettacolo. Alle loro spalle battaglia senza quartiere fra piccoli costruttori con le loro LMP2, velocissime, scattanti, resistenti. Tanti equipaggi che arrivano da tutto il mondo. Infine, ma non meno spettacolari le granturismo vere. Formazioni da brividi e marche da favola, non c’è che la difficoltà della scelta. Non possono puntare al successo, però battere i diretti avversari è come vincere. Ancora Porsche, contro Ferrari, Aston Martin, Chevrolet e Ford. Sembra quasi di essere tornati al passato. E sogno un giorno di essere fra loro.
 

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Venerdì 17 Giugno 2016 - Ultimo aggiornamento: 18-06-2016 11:41 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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