Da Everett, nei sobborghi di Seattle nello stato di Washington, è uscito l’ultimo esemplare del mitico Boeing 747. Si chiude la pagina forse più gloriosa dell’aviazione civile. Un capitolo strategico per l’umanità che ha vissuto una fase di profonda accelerazione quando la “Regina dei Cieli” comparve sulla scena. Erano gli albori degli anni Settanta. Da allora, in cielo e in terra, nulla è più stato come prima. Nei decenni successivi, dalle sponde del Pacifico, centinaia di “navi volanti” presero il volo verso ogni latitudine, stravolgendo il volto di tutti vecchi aeroporti. In totale sono state realizzate 1.574 unità in 53 anni di produzione. Fu una rivoluzione per la mobilità fra le nuvole. Un modo di accorciare le distanze del pianeta, democratizzando i trasporti. L’anticamera della globalizzazione. Il “Jumbo” non solo era in grado di ospitare più persone, aveva anche un costo per passeggero fino allora inarrivabile e poteva coprire distanze transoceaniche. Facendo abbracciare un continente all’altro.
Era grande quasi il triplo degli aerei a lungo raggio all’epoca in circolazione. Una belva docile docile, in grado di trasportare oltre 400 persone a più di 13 mila metri di altitudine, sfrecciando sopra i mille chilometri orari. Aveva il doppio corridoio e, addirittura, due piani. Il 707 e il DC8, in un lampo, si ritrovarono vetusti. Il “gigante dei cieli” ha cambiato le abitudini planetarie. è però particolarmente legato al percorso del nostro paese con cui ha avuto un feeling quasi unico. Nella Penisola era il periodo del boom economico. Il Belpaese scalava le vette più ambite ed adottò l’eccellenza tecnologica di quella meraviglia dell’ingegneria come testimonial per portare a spasso la magia e la creatività made in Italy. Il tricolore della Compagnia di Bandiera viveva la stagione più fulgida e accompagnava i Jumbo verso destinazioni che ora potrebbero sembrare un miraggio. La Regina dei Cieli con il profumo italico faceva bella mostra sulle piste di Tokyo e Sydney, Buenos Aires e Los Angeles, Città del Capo e Caracas, Miami ed Hong Kong. Riempiendo d’orgoglio il cuore dei nostri concittadini “globetrotter” con un’atmosfera di casa.
Il 747 iniziò il suo iter progettuale a metà anni Sessanta, sfruttando studi militari e la spinta della Pan Am, la compagnia simbolo degli States che per prima lo ordinò e che ebbe l’onore di effettuare il volo inaugurale. Un’icona tristemente fallita solo vent’anni dopo. Il primo Jumbo, sviluppato sotto la supervisione di Joe Sutter, lasciò l’hangar appositamente costruito (che era l’edificio più grande del mondo) il 30 settembre del 1968 per fare la prima apparizione in pubblico con la cerimonia del “roll out”. Il gigantesco puzzle di oltre sei milioni di pezzi aveva l’ambizione di volare. Il 9 febbraio dell’anno successivo, sei mesi prima che Neil Armstrong poggiasse il piede sulla Luna, i folli collaudatori Jack Waddell e Brien Wygle fecero staccare dal suolo i carrelli all’aeromobile. Incredibile ma vero, il palazzo di sei piani volava. Ed era anche insospettabilmente agile. In quei mesi l’Italia non certo stava a guardare. Il presidente di Alitalia Bruno Velani non era più nella pelle perché nell’anno del primo volo passeggeri il 747 sarebbe atterrato anche a Fiumicino.
Clipper Victor, il Jumbo pronto al debutto per un volo di linea, fu battezzato dalla “first lady” Pat Nixon il 15 gennaio del 1970 all’aeroporto Dulles di Washington. Esattamente una settimana dopo un volo pieno di ospiti copri, senza nessun imprevisto, la tratta New York-Londra. Il 20 maggio successivo il Jumbo chiamato “Neil Alden Armstrong” (747-143 I-DEMA) atterrò allo scalo romano con i colori Alitalia spinto da quattro poderosi (e un po’ fragili) motori Pratt & Whitney. La nostra compagnia dall’anno precedente si fregiava del primato europeo di avere in flotta solo veicoli jet. Eravamo fra gli apripista anche per la Regina dei Cieli, navigavamo fra l’élite del globo. Al 100, la primissima versione uscita velocemente dal ciclo produttivo, seguirono i 200 disponibili già dal 1971. Poi i 747 Alitalia continuarono a crescere e nelle sue varie versioni (Passeggeri, Combi e Cargo) ne furono “targati” 19, l’ultimo (Ciclope) oltre 30 anni fa (entrato in servizio il 21 maggio 1992).
Il periodo d’oro fu nei primi due decenni con il reparto manutenzione del Leonardo da Vinci diventato un laboratorio di ingegneria avanzata visto che i Jumbo italiani erano considerati dei veri gioielli che non subirono mai alcun incidente di rilievo. Negli anni Settanta-Ottanta c’era molta meno elettronica di diagnostica e conservare in efficienza macchine così complesse tenute in volo molte ore al giorno (anche 20) era considerata un’arte. Armstrong fu dismesso nel 1981 ed è stato demolito nel “cimitero” di Manara in Arizona nella primavera del 2001. Gli ultimi giganti a togliersi il vestito Alitalia furono Titano e Taormina, all’inizio del 2004. Superato dai più efficienti bimotori a ponte singolo, ma doppio corridoio, i 747 anche di Alitalia continuarono ad essere dei muli imbattibili come trasporto merci. Come quello consegnato nei gironi scorsi alla Atlas Air (ne ha in uso 51 esemplari, seguita dalla UPS con 41 e dalla Cargolux con 29).
Come trasporto passeggeri lo usano tuttora Lufthansa, Korean Air, Cathay Pacific e China Airlines, con la bellissima versione 800 entrata in sevizio nel 2011. È in grado di offrire servizi a bordo ad oltre 600 persone, ma il record d’imbarco rimane quello della variante 300. Il 24 maggio del 1991 uno di questi bestioni stabilì un record mondiale tuttora imbattuto quando un esemplare della El Al, nel corso dell’operazione Salomone, si occupò di riportare in patria cittadini in pericolo. Quando sbarcarono in Israele e vennero contati avevano volato insieme, per la prima ed ultima volta, 1122 passeggeri. Il Jumbo di maggior successo è stata la versione 400 rimasta in produzione per oltre un ventennio (dal 1989). L’Alitalia già non comprava più Jumbo. Ne aveva ordinati alcuni quando voleva unirsi a KLM ma, con il fallimento dell’accordo, trasformò gli ordini nel più efficiente bimotore 777.
In compenso, negli anni Novanta i 747 Alitalia fecero parlare a lungo di loro con le speciali livree dedicate ai Baci Perugina e a Bulgari, due autentici capolavori “commerciali”. Sul Jumbo hanno volato capi di Stato e re, attori e sportivi, contrabbandieri e il Papa. Dal 1964 la compagnia di bandiera italiana è scelta dalla Santa Sede per i viaggi apostolici del Pontefice e nei quasi trent’anni che il Boeing 747 è rimasto in servizio hanno volato all’estero Paolo VI e, soprattutto, Giovanni Paolo II che ha visitato ben 127 paesi durante il suo pontificato. Dal 1990 il 747 è anche la Casa Bianca volante, l’Air Force One che accompagna in giro per il mondo l’uomo più potente della Terra, il presidente degli Stati Uniti. I due attuali versione 200 verranno prossimamente sostituiti da altrettanti “versione 800” in fase di costruzione. Il Jumbo non si ferma mai.