Gianluca Benamati (Pd)

Benamati: «La rottamazione? Un primo passo
Ora un Piano per la rinascita dell'auto italiana»

di Diodato Pirone
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Anche l'Italia ha imboccato la strada della rottamazione delle auto diesel e benzina per dare una boccata d'ossigeno al settore dell'auto. Scatterà dal primo agosto. In Francia, Germania e Spagna provvedimenti analoghi sono già in vigore da giugno. Eppure varare un provvedimento di soccorso ad un settore dell'economia che vale il 5,6% del Pil e occupa direttamente 250.000 persone e indirettamente (dai concessionari ai meccanici) circa un milione di lavoratori non è stato semplice.

Gran parte del merito va ad un deputato emiliano del Pd, Gianluca Benamati, per l'esattezza vicepresidente della commissione Attività Produttive. Benamati è un deputato atipico. 58 anni, laureato in ingegneria chimica, ha studiato e lavorato in Italia e in diversi paesi europei ed è considerato un  esperto di energia.  Da un po' di tempo a questa parte però Benamati sta dedicando tempo ed energie alle politiche industriali e all'automotive di cui ha compreso in gran fretta l'importanza per l'economia italiana. 

"Quando si parla di auto in Italia spesso si intende solo Fiat - dice - e questo implica una grave sottovalutazione della nostra industria che non è solo produzione di autoveicoli ma anche componentistica che da 10 anni è diventata uno dei punti di forza della nostra economia in Europa. Tutti ricordiamo che le case tedesche ad aprile hanno detto alla Merkel che senza la riapertura delle fabbriche italiane di componenti non avrebbero potuto assemblare auto in Germania". 

Per questo Benamati, con un gran lavoro dietro le quinte e senza alzare polvere, ha convinto l'intera maggioranza a inserire la rottamazione delle auto con più di 10 anni nel Decreto Rilancio. Un decreto che - va ricordato - nella versione originale prevedeva incentivi per le biciclette e i monopattini ma non per l'auto.

Onorevole Benamati, qual è l'obiettivo di questa rottamazione?

"Dare una prima boccata d'ossigeno ad un settore allo stremo. E' un primo passo, ma stiamo già lavorando ad un piano  per la filiera".

Era proprio necessaria la rottamazione?

"In Italia la domanda di auto è calata di più del 50% in questi mesi ed il parco auto è fra i più vetusti ed inquinanti d’Europa. Molti concessionari sono allo stremo. Molte aziende della componentistica sono in gravissimo affanno. Altri paesi europei hanno già varato le loro misure di sostegno alla domanda calibrandole sulle esigenze della loro industria. Noi abbiamo scelto di ridare fiato alla domanda  come primo passo di un progetto di più lunga portata. Bisogna sempre ricordare che l'auto ha un fattore moltiplicativo molto alto".

Cosa vuol dire?

"Che per un lavoratore coinvolto direttamente nella produzione di auto o di componenti di auto ce ne sono 3,2 coinvolti nella varie attività collaterali di assistenza e di manutenzione. E' una filiera importantissima per il lavoro e l’occupazione ".

Le diranno che si tratta di un regalo alla Fiat.

"Basta guardare in dettaglio alla norma per capire che la norma è articolata su tutta la filiera. Gli incentivi riguardano auto nuove che emettono da 61 a 110 grammi di C02. La Fiat ne copre solo una quota. Senza considerare che vengono aumentati gli incentivi già varati per le elettriche e le ibride che FCA ha iniziato a produrre solo da poco".

Quanto costerà al contribuente italiano questa operazione?

"Poche centinaia di milioni. Ricordo che la Francia ha già varato un piano per l'auto finanziato con 8 miliardi dallo Stato  e il governo tedesco ha investito 5 miliardi di fondi pubblici sul settore. Comunque la rottamazione renderà allo Stato  italiano in termini di IVA più di quanto costa".

Ma FCA Italy ha ricevuto 6,3 miliardi in prestito garantiti all'80% dallo Stato.

"La Francia ha fatto altrettanto con Renault. L'industria dell'auto è strategica e occupa decine di migliaia di persone, FCA in Italia ha 55.000 dipendenti diretti. Inoltre pagherà circa 150 milioni al Tesoro per la garanzia, ha preso impegni per investire in Italia e finanziare i 1.500 suoi fornitori italiani".

Dopo la rottamazione, che essendo inserita nel decreto Rilancio deve ancora essere approvata dal Senato, cosa pensa di fare per la filiera dell'auto?

"L'Italia ha bisogno di una forte filiera dell’auto  per la qualità del suo tessuto produttivo e perché la nostra componentistica contribuisce in larga misura all’attivo commerciale del nostro Paese. Il settore auto  ha bisogno di un piano di rilancio complessivo che guardi all'innovazione, non solo nella motorizzazione elettrica ma anche in quelle termiche e nelle tecnologie avanzate (idrogeno e nuovi biocombustibili ma anche guida autonoma) e alla ricerca e sviluppo che sono strategici per un settore in cui tutto sta cambiando rapidamente. Così come è essenziale la formazione ed il capitale umano coinvolto la cui qualità è un elemento determinante per lo sviluppo del settore".

Lei viene dall'Emilia, terra di Ferrari, Lamborghini, Maserati e della Motor Valley, che tipo di futuro immagina per l'auto made in Italy?

"Un futuro basato sulle auto di grande prestigio e qualità come quelle che si producono nella mia terra, il sogno di ogni automobilista, ma anche auto tecnologicamente avanzate ed affidabili perché oggi con uno sforzo nazionale coordinato possiamo recuperare il gap degli ultimi anni. Facendo sì che l’Italia torni ad essere la terra dell’automobile del futuro. Henry Ford,  inventore dell’automobile di massa, diceva che si toglieva il cappello quando vedevo passare un’ Alfa Romeo: vorrei che in futuro i marchi  e le tecnologie italiane tornassero a suscitare la stessa ammirazione. Possiamo farcela".

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Venerdì 10 Luglio 2020 - Ultimo aggiornamento: 10:38 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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