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La mobilità si evolve rapidamente e continuamente, ma Kinto vuole seguirne il ritmo offrendo risposte sempre al passo con i tempi e seguendo la filosofia di mamma Toyota ovvero rivolgersi a tutti, nessuno escluso, per essere sempre più parte integrante del costruttore numero uno al mondo, ma con un approccio pragmatico, graduale e che coinvolge sempre il territorio. In questo consiste, come è noto, l’ideale di sostenibilità della casa di Nagoya, guardando non solo all’ambiente, ma anche al rapporto con la società, al business in tutti segmenti della filiera e all’accessibilità dei prodotti e dei servizi.
Una strategia che sta premiando Toyota, ma anche Kinto che nel 2023 ha ricevuto il premio DealerSTAT come brand numero uno della mobilità in Italia con una votazione complessiva di 4,05 su 5 e una media di 2,57. Un premio dato sì dai concessionari e dagli operatori del settore, ma che misura la convinzione con la quale Kinto intende servirsi dei propri partner sul territorio per radicarsi offrendo un business sostenibile e orientato al futuro. Ma quelli di Kinto Italia non si sono accontentati di raccogliere consensi attraverso il B2B e sono andati a vedere quanto pesa il loro nome presso il grande pubblico e, grazie alla piattaforma RepTrak del Reputation Institute, hanno scoperto che l’indice di famigliarità è del 15,5%, non male considerando che parliamo di una società di mobilità, ma l’indice di reputazione è pari a 71,3 ed è dunque forte. In più, va detto che l’Italia è l’unico paese dove Kinto ha attivato tutti e cinque i servizi previsti.
Tre di questi sono cosiddetti asset-based, ovvero realizzati attraverso le vetture, e due sono software-based. Tra i primi tre ci sono Kinto Share (car sharing), Kinto Flex (abbonamento o subcsription) e Kinto One (noleggio a lungo termine). Gli altri due sono Kinto Go (biglietteria e servizi vari) e Kinto Join (carpooling). Un’offerta completa di mobilità da un minuto a 72 mesi. Nel corso dell’incontro con la stampa i vertici di Kinto Italia ci hanno dato un resoconto dei risultati raggiunti e gli obiettivi per il prossimo anno. Tanto per cominciare, nel 2019 Kinto era una start-up e oggi impiega oltre 40 persone, inoltre fino al 2021 contava 15mila utenti e solo il 7% delle rete offriva i 3 servizi allora attivi. Oggi per i 5 servizi ci sono 65mila utenti disponibili per intero sul 40% della rete composta da 54 partner. Di questi, 38 sono attivi e l’obiettivo è arrivare al 100% includendo l’offerta Kinto nel contratto di concessione con Toyota.
L’obiettivo è di proteggere e consolidare il business attuale, ma spostarsi dalla semplice vendita del veicolo e del servizio ai concetti di CLV (Customer Lifetime Value) e VLV (Vehicle Lifetime Value). Quest’ultimo riveste grande importanza poiché sono in scadenza i primi contratti di noleggio a lungo termine che rappresentano una grossa fetta del business e sono dunque la cartina di tornasole dell’efficacia della strategia. Si apre la possibilità di gestire il veicolo su più cicli e di rimettere in circolazione auto che sono già state utilizzate per almeno 3 anni con formule di noleggio a lungo termine che avranno canoni con prezzi inferiori del 30-40% oppure in altri servizi massimizzando il valore del veicolo. Tra le modalità di riutilizzo c’è ovviamente il remarketing orientato alla rete in modo da generare valore sul territorio.
Kinto Italia ha fornito anche i numeri di Kinto Flex: 150 contratti e una durata di 5 mesi, un canone di 590 euro e una percorrenza di 1.200 km. Ai dati medi va aggiunto che il 30% dei clienti prende anche i servizi aggiuntivi. Altro dato interessante è che il 77% dei 200 veicoli coinvolti sono di secondo ciclo – in modo da migliorare l’accessibilità – e che per il 2024 si punta a 600 contratti e a flotte più consistenti consolidando la possibilità di vendere il servizio per vetture in prelease (che ora vale per il 45% del business) o per il pay per use, soprattutto alle aziende (50% del business) con l’obiettivo di incrementare la quota dei privati. Per Kinto Share ci sono 210 veicoli in flotta, dei quali 48 a Venezia e il resto presso 76 hub dei concessionari, 4 aeroporti, 2 stazioni e altrettante aziende. Gli utenti sono 9.600, il 26% in più rispetto al 2022. Per il 2024 si punta a raddoppiare il numero dei noleggi fino a 26mila con 410 unità in flotta.
Interessante anche l’utilizzo di questo strumento per la prospezione del territorio da parte del concessionario e per la promozione commerciale, in particolare per i mezzi dotati di nuovi sistemi di propulsione come l’ibrido plug-in e l’elettrico, in vista di un rapporto più duraturo con il cliente. Kinto lo definisce Mobility Pack e il 40% di tutti i finanziamenti lo comprende. Interessanti anche i progressi di Kinto Join: 60.300 utenti potenziali, ma soprattutto 24 aziende e 3 Pubbliche Amministrazioni coinvolte tra cui Daikin, Policlinico Gemelli, Safilo, Geox. Per quest’ultima ci sono alcuni numeri: 1.300 viaggi, oltre 10.000 km in pool e oltre il 50% dei 600 dipendenti registrati. La leva più importante è la leva normativa che spinge verso politiche di ESG sempre più stringenti. Il sistema di Kinto Join quantifica e certifica la CO2 risparmiata e, nel caso di Geox, parliamo di 2 tonnellate di CO2 in meno che possono essere contabilizzati nel bilancio aziendale. Qualche parola infine su Kinto Go: 307mila utenti potenziali, 340 città convenzionate e oltre 500 partner tra cui anche Italo, WeTaxi e Lime. Il tutto, per offrire un’offerta di mobilità e che, oltre a fare fulcro sulle automobili Toyota e Lexus, punta sulla completezza e sulla presenza sul territorio.
«Nella mobilità ci sono molti aspetti misurabili, ma ve ne sono anche altri immateriali. Alcuni non riusciamo ancora ad individuarli e sono latenti, altri ancora si presentano con il tempo. Per questo abbiamo un modello graduale, inclusivo e che coinvolge la rete sul territorio» ha dichiarato Mauro Caruccio, amministratore delegato di Kinto e di Toyota Financial Services. «Dobbiamo evitare il greenwashing e l’inflazione del linguaggio sulla sostenibilità. Noi siamo una data drive company e abbiamo un modello di offerta preciso, ma non abbiamo ancora un modello di domanda proprio perché la mobilità è un ecosistema aperto fatto di tecnologie e di persone in continua evoluzione che vive nel territorio. Per questo – conclude – il nostro obiettivo è creare una rete che comprenda tutti i nostri partner e i nostri servizi permettendo a tutti di muoversi. In definitiva: un’organizzazione capace di connettersi con il territorio e connettere il territorio».