Sventata per il momento la chiusura del sito Marelli di Crevalcore anche se restano intatte tutte le incognite sul futuro produttivo dello stabilimento bolognese. Al termine di un round di quasi tre ore al Mimit, convocato dal ministro delle imprese, Adolfo Urso , all’indomani dell’annuncio di Kkr che controlla il Gruppo di componentistica auto per uno stop del sito dal gennaio 2024 che avrebbe messo a rischio licenziamento 229 lavoratori, l’azienda ha deciso di accettare la proposta del governo per una sospensione sine die in attesa di vagliare la possibilità che a Crevalcore possa subentrare un nuovo investitore. All’ipotesi lavoreranno insieme governo, coinvolgendo in un secondo momento Invitalia, e la stessa azienda che ha annunciato di aver dato mandato ad un advisor per individuare possibili acquirenti per favorire l’operazione di reindustrializzazione del sito di Crevalcore. Un punto comunque sarà fatto l’8 novembre prossimo in un nuovo tavolo di confronto convocato da Urso. Fim Fiom e Uilm, intanto, che per oggi avevano chiamato ad uno sciopero di 8 ore a turno di tutti gli stabilimenti Marelli, incassano la sospensione come un male minore, sono intenzionati ad andare a vedere le ‘cartè dell’azienda ma non sembrano disposti ad abbassare la guardia.
Domani infatti sono in programma assemblee unitarie a Crevalcore per decidere le iniziative da intraprendere. E la richiesta avanzata da Marelli al tavolo Mimit di condizionare la sospensione allo stop dei presidi in corso nel sito bolognese appare destinata a naufragare: per noi la vertenza resta aperta, abbiamo ottenuto la sospensione non la revoca della decisione come avevamo posto al tavolo, spiegano i metalmeccanici della Cisl. Intanto fa capolino il timore che l’azienda possa chiedere la cig per i 229 lavoratori anche se Fim Fiom e Uilm hanno chiesto chiaramente a Marelli di non ricorrere alla cassa integrazione. La decisione di Marelli, ha ribadito al tavolo l’azienda, sarebbe dovuta «alle difficoltà oggettive legate alla transizione, alla mancanza di commesse e alla scelta di Stellantis di lavorare su piattaforme ex Peugeot e non ex Fiat».La proposta di sospensione a tempo indeterminato, ad ogni modo, spiega in una nota a chiusura dell’incontro, servirà ad «identificare opportunità di reindustrializzazione per l’identificazione di una soluzione che preservi la continuità industriale ed occupazionale del sito di Crevalcore». Soddisfatto al momento anche il Ministro Urso. «L’incontro di oggi delinea un futuro per lo stabilimento Marelli di Crevalcore e per i suoi 229 dipendenti. La nostra priorità è sempre stata quella di sostenere e rilanciare la produzione nel settore e nella filiera dell’automotive, e siamo convinti che ciò passerà dall’accompagnamento verso una piena reindustrializzazione di questa storica realtà produttiva, orgoglio del Made in Italy», commenta. Ma i sindacati sembrano meno ottimisti.
Non è infatti, solo la situazione di Crevalcore a preoccupare Fim Fiom e Uilm che guardano con preoccupazione all’intero settore industriale dell’automotive alle prese con la transizione ecologica che attende il paese. «Siamo l’unico paese a non avere un piano industriale sull’automotive. Non abbiamo risorse straordinarie da dedicare al settore ed è per questo che siamo qui perché la vicenda Crevalcore è paradigmatica del futuro dell’ auto: per questo continuiamo a dire che c’è bisogno di un tavolo sull’automotive ma anche di risorse pubbliche che devono servire a salvaguardare l’occupazione negli stabilimenti», spiega il leader Fiom, Michele De Palma prima dell’incontro. «Il governo deve mettere le risorse per fare un piano generale in Italia dell’automotive. Siamo l’unico paese europeo a non avere un piano per l’automotive. È necessario quindi che ci sia un intervento diretto da parte del governo», aggiunge puntando il dito in particolare su Kkr il fondo che controlla Marelli. «Il governo dovrebbe far valere la propria titolarità perché Kkr è un fondo che vorrebbe acquisire Tim: non è che uno viene in Italia, chiude uno stabilimento da una parte e dall’altro acquisisce uno degli asset più importanti del futuro industriali di questo paese . Non esiste. Che paese siamo diventati: uno viene, si fa i suoi interessi e poi dopo ai lavoratori lascia lo scotto e il costo di quello che succede? Non esiste», scandisce. «Noi dobbiamo salvare lo stabilimento di Crevalcore della Marelli ma dobbiamo ragionare e tracciare un percorso futuro e successivo altrimenti sull’Italia si scaricano gli effetti della crisi industriali.e questa è una responsabilità del governo e delle imprese. Siamo solo all’inizio. Corriamo il rischio di avere una dietro l’altra tante Crevalcore. Non possiamo affrontarlo sito per sito e le aziende si devono assumere la responsabilità. Non è che fino a che fai i soldi fai soldi e poi dopo invece il problema lo scarichi sui lavoratori: per noi è inaccettabile e si devono fermare », conclude.