Le 300 Ferrari Dino sfilano sulla pista di Fiorano

Ferrari Dino, 300 gioielli invadono Maranello per il mezzo secolo del modello

di Sergio Troise
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MARANELLO - E’ l’unica Ferrari che non esibisce il cavallino rampante, storico simbolo della fabbrica dei sogni di Maranello. Eppure la Dino – chiamata così in omaggio al nome del figlio di Enzo Ferrari, stroncato dalla distrofia muscolare nel 1956, all’età di 24 anni - è una delle Ferrari più amate di sempre. I ferraristi ne hanno fatto un oggetto di culto, tanto che oggi è una delle auto d’epoca più ambite dai collezionisti, con quotazioni che oscillano tra i 300.000 e i 400.000 euro (ma sono in crescita, e in certe aste sono state battute a cifre superiori).
 

 

La festa rinviata. Un anno fa, nel 2017, questo modello di grande fascino ha compiuto 50 anni. La coincidenza con il 70° anniversario della fondazione della Ferrari ha impedito di dedicare la giusta attenzione alla ricorrenza e venne deciso dunque di rinviare tutto al 2018, cogliendo l’occasione per ricordare la messa su strada del primo esemplare prodotto. Alla fine le celebrazioni dedicate allo storico modello si sono svolte il 30 giugno, anniversario della morte di Dino Ferrari.

Tedeschi in prima linea. In concomitanza – vale la pena ricordarlo – si è svolta anche la quindicesima edizione del meeting “Dino-Ausfahrt”, aperto a tutti i collezionisti del mondo e organizzato dal Ferrari Club Deutschland con la fattiva collaborazione di Matthias Bartz, appassionato ferrarista tedesco (possiede una Dino 246 GTS) che nel 2011 ha scritto anche un libro dedicato allo storico modello (Compendium Dino).

Parata a Fiorano. Circa 180 esemplari Dino e più di 300 clienti provenienti da tutto il mondo sono arrivati dunque a Maranello per rendere onore a una delle auto più iconiche e rappresentative della factory fondata da Enzo Ferrari. E’ stato un evento straordinario, che ha visto il piazzale antistante il Museo di Maranello invaso dalle Dino, schierate “in posa fotografica” per una immagine simbolica, che ha riprodotto un cerchio con al centro il logo Dino. Le auto hanno girato anche sulla pista di Fiorano e sono poi entrate negli stabilimenti Ferrari, dove sono state aperte le porte ai collezionisti per una visita degli impianti produttivi. Spettacolare il gran finale, con le auto passate, una per volta, sotto l’arco dell’ingresso storico di via Abetone Inferiore.

Da Pininfarina a Bertone. Sono stati cinque i modelli Dino avvicendatisi tra il 1967 e il 1980: tre berlinette a due posti, disegnate (e prodotte) da Pininfarina (206 GT, 246 GT e 246 GTS) e due a 4 posti (per la precisione 2+2) firmate da Bertone: 208 GT4 e 308 GT4. Le prime 206 avevano motore 2.0 litri 6 cilindri realizzato in collaborazione con la Fiat sulla base di un progetto inizialmente elaborato proprio da Dino Ferrari (la Casa torinese lo avrebbe utilizzato poi anche per le Fiat-Dino Coupé e Spider nelle versioni 2.0 e 2.4, ma con potenza inferiore); le altre avevano motore a 8 cilindri, la 208 di appena 2.0 litri turbo (per ovviare agli inasprimenti fiscali dell’epoca) e la 308 con il 3000. Le Dino più pregiate sono la 206 GT, la 246 GT e la 246 GTS. Le altre, soprannominate “papere”, hanno prezzi ancora abbordabili, non superiori a 45.000/50.000 euro.

Tre posti per Gianni Agnelli. Il primo prototipo della Dino (la Berlinetta Speciale di chiara vocazione racing, basata su un telaio da competizione) venne presentato in anteprima al Salone di Parigi nell’ottobre del 1965 e riproposto un anno dopo a Torino. La presentazione del modello definitivo avvenne a Francoforte nel novembre del 1966, quattro mesi prima della consegna della prima unità prodotta. A Gianni Agnelli piacque talmente che chiese a Pininfarina di realizzarne una in esemplare unico, a tre posti e con guida centrale. A Enzo Ferrari, invece, inizialmente l’auto piacque meno, vista la sua diffidenza verso la collocazione del motore in posizione posteriore/centrale. Secondo alcuni nacque da qui la scelta di battezzare soltanto Dino e non Ferrari Dino la macchina. Ma nessun documento lo ha mai provato.

La prima in alluminio. La 206 GT, la prima delle serie con motore 2,0 litri da 180 cavalli, non è certo la più potente né la più veloce, ma è molto ricercata dai collezionisti per via della carrozzeria in alluminio e del telaio compatto, con passo corto, che ne esalta il comportamento stradale. La sua evoluzione è la 246 GT del 1969, con cilindrata aumentata a 2,4 litri e potenza elevata a 195 cv, ma con telaio e carrozzeria più lunghi, passo aumentato di 6 cm e l’acciaio in sostituzione dell’alluminio. Nel 1972 alla coupé si affianca la 246 GTS con carrozzeria targa, che continuerà sino a luglio 1974.

Il ritorno del Cavallino. La storia sarebbe continuata poi con la 308 GT4 firmata, come detto, da Bertone. Il motore doveva essere un V8 3000, ma per ragioni fiscali venne poi ridotto a 2.000 dando origine, nel 1975, alla 208 GT4. I due modelli continueranno, in parallelo, sino al 1980. Ma dal 1976, per assecondare le richieste del mercato americano, la Dino GT4 avrebbe perso i galloni di “marchio a sé” per diventare un modello della gamma Ferrari (ed esibire di nuovo il mitico cavallino rampante).

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Mercoledì 4 Luglio 2018 - Ultimo aggiornamento: 06-07-2018 12:58 | © RIPRODUZIONE RISERVATA