La Ferrari di Leclerc con l'alettone danneggiato dopo l'urto con Verstappen a Suzuka

Ferrari, dopo Suzuka vede in chiaroscuro: cresce la SF90 ma i piloti devono fare meno errori

di Massimo Costa
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SUZUKA - Chissà quanto durerà quel senso di impotenza che ha colto la Ferrari in Giappone. Monopolizzare la prima fila e poi non vedere neanche una delle due vetture conquistare il GP di Suzuka è sicuramente stato una delusione non da poco: "C’è del rammarico, perché non abbiamo raccolto quello che abbiamo seminato", ha detto il team principal Ferrari, Mattia Binotto, dopo la corsa. Parole che potrebbero essere una sintesi dell'intera stagione della Ferrari, una lunga sequenza di occasioni sfumate. Con meno errori, e con meno sfortuna, la strada della Mercedes verso il sesto titolo consecutivo avrebbe potuto essere più ripida. O forse addirittura bloccata. In Giappone, la Rossa ha centrato l'ottava pole-position del 2019, la quinta consecutiva all'interno dello stesso campionato: non accadeva dal 1983, con Patrick Tambay e René Arnoux. Una striscia del genere non era stata messa a segno nemmeno durante l'era Schumacher, giusto per misurarne il valore.

Eppure, di queste otto pole, solo tre si sono convertite in vittoria: Spa, Monza e Singapore. A Suzuka, Sebastian Vettel e Charles Leclerc hanno compromesso molto con una partenza errata. Vettel è stato poi splendido nella gestione della corsa e nel resistere agli attacchi finali di Lewis Hamilton, tenendosi la seconda posizione. Il monegasco invece, ha vissuto una prova negativa: è partito lentamente, alla prima curva ha colpito Max Verstappen danneggiando l’ala anteriore, poi non si è fermato ai box al primo invito del team per sostituirgli il musetto. Un comportamento grave perché l’ala, dopo poco, è andata in mille pezzi creando un motivo di forte pericolo a Hamilton che lo seguiva. Per questo motivo, la Ferrari è stata multata di 25.000 euro mentre Leclerc ha ricevuto una penalità sul tempo di gara. Poco in verità, perché non osiamo immaginare cosa poteva accadere se un frammento di quell’ala, disintegratasi nel punto del circuito con maggiore velocità, avesse colpito Hamilton sul casco.

Una leggerezza della Ferrari che non ha saputo imporsi su Leclerc, ormai non nuovo a battibecchi via radio.
In ogni caso, gli aspetti positivi riguardanti la crescita della SF90 non mancano, a cominciare appunto dal potenziale mostrato in qualifica. Suzuka era un'altra pista su cui, fino a poche settimane fa, la Ferrari sembrava destinata a soccombere. Poi, qualcosa è cambiato, grazie agli sviluppi introdotti. Se il risveglio nel 2019 è stato tardivo, ci sono segnali quantomeno incoraggianti per il 2020. "Non ci manca nulla, dobbiamo soltanto lavorare meglio, crescere in tante piccole cose, ognuno di noi", ha ribadito Vettel. Che guarda con fiducia alle restanti prove del Mondiale: Messico, Stati Uniti, Brasile e Abu Dhabi.

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Venerdì 18 Ottobre 2019 - Ultimo aggiornamento: 20:32 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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