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Il “suo” circuito è quello della Città Eterna, dove si è imposto in tre dei sette ePrix del palmares in Formula E, campionato nel quale è alla settima stagione. Mitch Evans, il nuovo "re di Roma", arriva da Auckland, in Nuova Zelanda, e il prossimo 24 giugno compirà 29 anni. Il pilota era approdato al circuito elettrico anche grazie alla segnalazione di Mark Webber, un passaggio ormai dimenticato perché Evans si è fatto strada con la Jaguar Tcs. Lo scorso anno è stato vice campione del mondo con 180 punti e quattro affermazioni (sette podi in sedici gare con un solo ritiro). Nel 2023, prima della corsa brasiliana di San Paolo, aveva un settimo posto quale miglior piazzamento.
«È stata una gara bella e intensa – spiega Evans – ma il successo avrebbe potuto arrivare anche prima. Purtroppo sono successe altre cose». Il pilota neozelandese non lo cita, ma l'incidente per il quale il compagno di squadra Sam Bird si è assunto la piena responsabilità in India e costato ad entrambi la gara quando erano fra i primi cinque è una di quelle cose.
«La vittoria è stata un sollievo – dice - avevo bisogno di un buon risultato per rilanciare la stagione. In tre gare abbiamo lasciato per strada oltre sessanta punti: ragionando in ottica campionato è frustrante».
Quella di San Paolo è stata una gara molto strategica.
«Volevo stare davanti all'inizio e farmi strada scegliendo la situazione giusta per passare in testa. Nick Cassidy e io avevamo un obiettivo molto simile così alla fine tutto è dipeso da chi aveva il giusto equilibrio energetico al momento giusto».
Alla fine l'hai spuntata tu...
«Alla fine però è stato “stressante”. Ho scelto il momento adatto, ma avrebbe potuto anche essere il giorno di Nick, anche lui avrebbe meritato di vincere. Come costruttore, con una tripletta Jaguar, e come scuderia Jaguar Tcs Racing, con il primo e il terzo posto, direi che è stata una giornata veramente speciale».
Adesso la Formula E arriva in Europa, a cominciare da Berlino, il prossimo appuntamento: cambia qualcosa?
«Non saranno l'Europa o il continente a essere determinanti. Penso che le cose cambieranno per i piloti e per le scuderie in base al tipo di circuito: tutto dipenderà dal tipo di tracciato. Berlino, ad esempio, è molto particolare perché si corre sulla vecchia pista di un aeroporto e il fondo è molto abrasivo».
Poi c'è la gara del Principato di Monaco...
«Quello è un circuito che ricalca la Formula 1...»
Jaguar può ricominciare a pensare al mondiale.
«Vogliamo essere veloci anche in altre piste oltre a quella di Roma: a San Paolo abbiamo dimostrato di poterlo essere. Vediamo di proseguire già a Berlino. Al momento la nostra auto è molto efficiente e va forte. Le prestazioni hanno dimostrato la validità del powertrain e del lavoro che abbiamo fatto».
Anche se per soli cinque punti Bird è più avanti in classifica: sarete liberi di guidare o ci saranno ordini di scuderia?
«Credo sia presto per pensare a questo genere di cose. E penso anche che i punti che ho non riflettano il mio attuale campionato. Ci sono delle monoposto che vanno veloci, come le Ds. Adesso abbiamo cominciato a mettere pressione anche alla Porsche, che sono forti dall'inizio: il campionato è aperto».