WASHINGTON - Uber aveva una vera unità di intelligence coperta per spiare gli avversari e rubare segreti commerciali. È quanto emerge da una lettera di un ex dirigente Uber allegata agli atti del processo tra l’azienda di San Francisco e Waymo, l’unità delle auto senza conducente di Alphabet (la holding di Google). Dal documento, redatto da Richard Jacobs, emergono vari episodi imbarazzanti.
Nel giugno del 2016, alcuni contractors di Uber addestrati dalla Cia spiarono i dirigenti di Waymo e mandarono live video all’allora ceo Travis Kalanick nella “war room” della compagnia. In quell’estate un altro contractor cominciò ad hackerare telefoni e ad usare apparecchi di intercettazione per raccogliere dati sulle telefonate tra gli oppositori di Uber, politici ed esponenti delle autorità regolatorie. E alcuni mesi dopo, dipendenti di Uber violarono il sistema di una azienda rivale e raccolsero la patente, il nome e le informazioni di contatto di tutti i conducenti, materiale consegnato direttamente a Kalanick.