La strategia Ford

Separati in casa, invece di fondersi alcune grandi Case si spacchettano per seguire meglio il nuovo settore e migliorare gli utili

di Nicola Desiderio
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C'era una volta un mondo in cui l’industria dell’automobile cercava alleanze, accordi e fusioni, nel quale i grandi manager misuravano il loro successo con il numero di marchi, delle automobili prodotte e degli stabilimenti, senza andare a vedere troppo in profondità i bilanci. Quel mondo è finito e, oltre ad un’attenzione maggiore per la reale efficienza del business, da un po’ di tempo si assiste anche ad uno strano fenomeno: i grandi costruttori non puntano più sulla forza dei marchi tradizionali e sulla loro massa critica, ma cercano nuovi nomi e nuove forme di organizzazione, talvolta frutto di alleanza con aziende che non avevano nulla a che fare con le ruote o, ancora più spesso, dell’esigenza di fronteggiare concorrenti che fino a pochi anni fa non esistevano e che sono emersi con la mobilità elettrica. Tesla su tutti. La Ford, ad esempio, recentemente si è riorganizzata in sei diverse divisioni delle quali Ford Pro è dedicata ai mezzi commerciali, alle flotte e ai servizi; Ford Blue solo alle propulsioni tradizionali e Ford Model E – in onore della celebre Model T – invece solo alle auto elettriche.

Divisioni diverse per business diversi e per rendere ognuno efficiente e concorrenziale dell’interno di mercati nuovi e segmenti rimescolati dalla presenza di nuovi attori. Qualcosa di simile ha fatto anche Volkswagen che ha rispolverato Scout, un marchio presente sul mercato americano negli anni ’60 e acquisito in sordina nel 2020. Il lancio – anzi il rilancio – è previsto per il 2026 iniziando da un pick-up elettrico seguito da quelli che negli Usa si definiscono come Rugged Utility Vehicle (Ruv), ovvero suv dall’aspetto robusto. Saranno tutti elettrici, ovviamente. In un altro importante angolo di mondo ha invece preso il nome Jetta da una storica berlina compatta e lo ha trasformato in un brand che commercializza prodotti entry-level, ovvero modelli che puntano sul “value for money” lasciando al marchio Volkswagen la parte nobile dell’elettrificazione. Anche Volvo ha modificato profondamente la propria struttura e articolazione. La prima mossa è stata la creazione del marchio Polestar che, negli anni precedenti, si riferiva alle versioni sportive ed invece oggi è un marchio che commercializza auto esclusivamente elettriche con un simbolo ed un’organizzazione di vendita separate.

L’unica eccezione è stata la Polestar 1, derivata dal una C60 coupé con propulsione ibrida plug-in e prodotta in serie limitata, poi è arrivata la berlina Polestar 2 ed ora è in arrivo il suv Polestar 3 che sarà seguito dalla suv coupé Polestar 4 e dalla Polestar 5, una GT con ambizioni da ammiraglia. A Göteborg hanno fatto anche un’altra pensata: hanno scorporato tutte le attività legate allo sviluppo di auto dotate ancora di motore a combustione interna e le hanno allocate in una nuova società denominata Aurobay in joint-venture con Geely. In questo modo la società e il marchio Volvo si ripuliscono dalla CO2 accelerando la transizione verso le emissioni e l’impronta zero di CO2 separando, allo stesso tempo, la sfera dell’auto elettrica da quella dell’auto tradizionale. Marketing? Certo, ma anche realizzare che si tratta di business da gestire in maniera sostanzialmente diversa e che non possono più coesistere sotto lo stesso tetto. Persino una casa che si è fatta riconoscere da sempre per l’elevata tecnologia come Honda è andata in cerca di partner per affrontare meglio il futuro. Da un lato si è alleata con General Motors per condividere la sua piattaforma elettrica Ultium, dall’altro ha creato una società con la Sony per un nuovo marchio dedicato solo alle auto elettriche.

La gamma iniziale prevede una berlina ed un suv, già definiti nello stile e nelle caratteristiche, che potranno godere delle tecnologie del più grande produttore di motori al mondo con un leader mondiale dell’intrattenimento e dell’elettronica di consumo nonché antesignano delle batterie al litio, commercializzate la prima volta nella storia proprio su una fotocamera Sony nel 1991. Idee che stanno balenando anche nella mente di Luca De Meo, amministratore delegato del gruppo Renault: fare una società separata dedicata esclusivamente all’auto elettrica. Sul tavolo ci sono due ipotesi: farla all’interno del gruppo o insieme all’alleata Nissan con la quale i rapporti sembrano ricuciti e potrebbero portare ad una società terza in grado di condurle entrambe verso un elettrizzante futuro.

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Giovedì 30 Giugno 2022 - Ultimo aggiornamento: 11-07-2022 11:10 | © RIPRODUZIONE RISERVATA