Maurizio Assi, Race Engineer, al centro in mezzo ai colleghi del team Brembo Racing

24h Le Mans, 59 bolidi su 62 montano componenti Brembo. Assi: «Impariamo dal motorsport per andare oltre la metalmeccanica»

di Mattia Eccheli
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LE MANS – Anche alla 24h di Le Mans, e non solo quest'anno, i freni fanno rima con Brembo, l'azienda italiana famosa nel mondo per le prestazioni dei propri sitemi. Brembo e la controllata Ap forniscono almeno un componente tra pinze, pastiglie, dischi, brake by wire e frizioni a tutte le 23 vetture in gara nella classe regina, quella delle hypercar. E fra le 62 in iscritte lo stesso vale per 59 bolidi. Non a caso alla domanda su chi vince la 92° della corsa di endurance in pista che tutti vogliono vincere, Maurizio Assi, 47enne bergamasco Race Engineer di Brembo, può rispondere diplomaticamente: «Abbiamo fatto una scommessa con diversi clienti, una sorta di “toto Le Mans” interna – sorride – ma non posso dirti come la penso. Diciamo che per scaramanzia ho puntato su chi non monta i nostri sistemi, ma faccio anche fatica a trovarli».

Quello di Brembo Racing (la spedizione francese è composta anche da Andrea Dellavedova, Gianluca Zonca, Brandon Miller e Julien Le Bars) e Ap Racing è praticamente un monopolio dei sistemi frenanti: la scelta, però, è dei costruttori non vincolata da un contratto con l'organizzazione. Trentaquattro vetture montano componenti della casa madre e 46 della sussidiaria: «In realtà – aggiunge Assi – anche quasi tutte le auto protagoniste delle gare di contorno (mentre parla sono in pista le vetture impegnate nel “Road to Le Mans”, ndr) sono servite da noi».

Rispetto allo scorso anno cosa avete in più?

«I debuttanti. Buona parte di loro hanno componenti Brembo. Ne nomino due perché sono cari all'Italia: Lamborghini e Isotta Fraschini (entrambe nella classe regina, ndr)».

Cosa vi portate dietro dall'anno scorso?

«Mettiamola così: per quanto riguarda pinze freno, dischi e pastiglie abbiamo un know-how pluridecennale e siamo piuttosto tranquilli. Lo eravamo anche la passata edizione, ma la certezza di aver fatto tutto bene la avremo solo domenica quando finirà la gara».

E sugli altri componenti?

«Su quelli che sono nettamente più recenti e molto complessi, soprattutto il break by wire (il sistema frenante digitale, ndr), che hanno non solo aspetti di hardware, ma anche di software, pur avendo un'esperienza importante lavoriamo su valori statistici ancora giovani».

Quando arriverà sulle auto di serie quello su cui lavorate nel motorsport?

«Buona parte c'è già, anche fisicamente. Il trasferimento più complesso riguarda però il materiale, ad esempio il carbonio. Viene già impiegato su diverse vetture, ma se non sui freni. Per aspetti tecnologici, oltre che per ragioni economiche è un passaggio difficile».

Invece?

«Le ibride montano già il break by wire e dalla Formula 1, dalla Formula E e dalle Hypercar stiamo imparando tantissimo. Sono le conoscenze che permetteranno a Brembo di non essere più solo un'azienda metalmeccanica, ma anche di trovare nuove strade per il business del futuro».

I piloti li conosci bene?

«Non scherziamo, dai. D'accordo che lavoriamo praticamente con tutti, ma sono in tre per macchine e tutti centottanta non li conosco».

Però ci parli: chi è il più simpatico?

«C'è chi è più simpatico e chi meno, ma tu non farmi domande antipatiche».

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Sabato 15 Giugno 2024 - Ultimo aggiornamento: 15:57 | © RIPRODUZIONE RISERVATA