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LE MANS - Chip Ganassi è uno degli uomini del motorsport più vittoriosi della storia. Come pilota ha portato a casa davvero poco, ma come padre padrone del suo team si è messo in bacheca 18 campionati e oltre 200 gare, tra cui 4 edizioni della 500 Miglia di Indianapolis e altrettante Le Mans trionfando per ben 8 volte sia alla 24 Ore di Daytona sia alla 12 Ore di Sebring. Lo abbiamo incontrato nel paddock di Le Mans, alla vigilia della 86ma edizione di una gara che vede comunque le sue 4 Ford GT tra le favorite per la vittoria finale nella classe GTE.
Che cosa pensa di questa edizione della 24 di Le Mans per il suo team e per Ford?
«Una corsa bellissima come sempre. Siamo venuti qui per vincere, ma in una gara come questa non si possono avere aspettative: se ne hai, rischi grosse delusioni. Di sicuro, se non vincessimo saremmo molto dispiaciuti. Siamo comunque sicuri di aver lavorato molto bene e duramente per raggiungere il nostro obiettivo. Io e il mio team siamo abituati a dare il meglio di noi stessi e sono sicuro che sarà lo stesso anche stavolta».
Le GTE sono diventata decisamente più veloci quest’anno, come lo spiega?
«Penso che sia merito soprattutto dei nuovi pneumatici. Lo scorso anno non eravamo soddisfatti, invece quest’anno vanno decisamente meglio e ci permettono di sfruttare tutte le prestazioni della nostra macchina».
Che cosa pensa del Balance of Performance che la FIA ha dato alla Ford alla vigilia e durante le prove?
«Beh, è chiaro che mi piacerebbe avere qualche cavallo in più, come tutti. Credo però che quest’anno la Federazione abbia fatto un buon lavoro per dare alle gare il giusto equilibrio. Le Porsche appaiono molto forti, ma c’è sempre qualcuno che irrompe nel campo e si dimostra inaspettatamente forte. Io penso che noi siamo competitivi e possiamo vincere».
Qual è la differenza nell’atmosfera che trova nelle corse di durata in Europa rispetto a quelle americane?
«È sempre bello venire a correre in Europa perché credo che le corse e, più in generale, l’automobile siano ancora fortemente radicate nella cultura europea. Penso che da noi negli Stati Uniti le cose siano un po’ cambiate: le persone hanno nella testa dell’altro e pensano all’automobile come ad un mezzo per andare semplicemente dal punto A al punto B. Qui invece l’automobile significa ancora piacere di guida e non è semplicemente un veicolo o uno strumento. Qui parli con le persone e ti accorgi che la cultura dell’automobile è diversa, più profonda».
Che cosa pensa delle nuove regole che andranno in vigore dal 2020?
«Ho sentito le prime notizie e, per quanto ne ho capito, le nuove regole miglioreranno le cose. Quello che penso è che se in LMP1, che è la categoria più importante, ci sono meno macchine ed un solo costruttore e invece in GTE ci sono 6 costruttori e più macchine, ma c’è meno attenzione, c’è qualcosa che non va: non ha senso! I costruttori ufficiali sono il carburante del motorsport, se li si tiene lontani, sceglieranno altri tipi di competizione».
La nuova classe regina sembra comunque che deriverà proprio da auto stradali…
«Esatto! Possiamo anche immaginare che sia formata da GTE, ma ancora più tecnologiche e potenti. Se si considera che la Ford GT da gara, così come accade per le altre concorrenti, è depotenziata rispetto a quella stradale… È assurdo pensare che vi siano auto targate che siano più veloci delle versioni da corsa! Penso che i costruttori sarebbero contenti di correre con le auto che loro hanno, al meglio del loro potenziale. Io ammiro le LPM1, sono macchine formidabili, ma credo che le persone amino vedere correre auto normali. Vogliamo o no vedere Ferrari, Aston Martin, Ford, Porsche e altre case ancora correre tutte insieme nella classe migliore?»
Che cosa pensa della fantastica pole position di Gimmi Bruni nella GTE?
«È andato davvero veloce, e non certo per caso. Lo conosco, è un ottimo pilota, di grande talento, ma i nostri ragazzi sono venuti qui a per battere lui e la Porsche. A Le Mans nessuno può dire di avere vinto prima e domenica pomeriggio vedremo chi ci sarà riuscito. Noi ci proveremo fino alla fine».