MONTECARLO - Le limousine nere con vetri oscurati vanno e vengono tra l’aeroporto Cote d’Azur, il porto di Montecarlo e lo Yacht Club. Nel caotico traffico del Principato si muovono un po’ a fatica Rolls e Bentley, Ferrari e Aston Martin, Porsche e McLaren. Ogni tanto si vede volteggiare un elicottero pronto a posarsi direttamente a bordo di uno dei 120 super yacht e mega yacht dai 25 ai 100 metri schierati nella baia e lungo le banchine arredate come salotti.
In bella mostra ponti maestosi, scalinate regali, piscine e terrazze affacciate sul mare; celati all’interno, sofisticatissimi tender tailor made (sei metri di hi-tech che possono costare anche più d’un milione di euro) e giocattoloni d’ogni tipo, dalle banali moto d’acqua ai sommergibili biposto, dai veicoli anfibi agli scivoli alti 30 metri. È lo Yacht Show di Monaco, svoltosi nel Principato nei giorni scorsi, a conclusione d’un trittico di eventi nautici apertosi a Cannes con lo Yachting Festival e passato da Genova prima di approdare nella piccola capitale del lusso e del glamour.
Un appuntamento imperdibile per i paperoni di mezzo mondo, che appanna persino la fama del GP di F1, richiamando nel Principato quantità inimmaginabili di persone dal conto in banca illimitato. Le quali – diamone atto al principe Alberto e al testimonial Leonardo DiCaprio – hanno colto l’occasione per ritrovarsi in 400 sulle Terrazze dell’Opera in un gala di beneficenza a difesa degli oceani minacciati dall’inquinamento. Bravi.
Ciò detto, ha davvero impressionato la folla alle banchine di porto Hercule (costo del biglietto, 175 euro!). In molti casi “inviati speciali” di emiri arabi, ma anche tanti americani e qualche italiano. Non è mancato Flavio Briatore, che a Montecarlo è di casa: gestisce, tra l’altro, il Cipriani, ristorante in Avenue Princesse Grace, dove nei giorni del boat show ha accolto lo staff di Ferretti Group - uno dei gruppi più blasonati del Made in Italy (comprende i marchi Ferretti, Riva, Pershing, Itama, Mochi, CRN, Custom Line) – in una sala interamente dedicata alla Ferrari, con poster, foto e parti di F1 sparsi tra mensole e pareti. Un modo per far sentire a casa Piero Ferrari (azionista di Ferretti) e suo genero Alberto Galassi, che della holding nautica è l’amministratore delegato.
Il Made in Italy ha dominato la scena dello Yacht Show monegasco, con i gioielli di cantieri di spicco come Azimut e Benetti (ha vinto il premio per l’innovazione con il concept del Benetti 77); Baglietto, Cerri, Sanlorenzo e i re della vela di Perini Navi. Ma al centro dell’attenzione s’è imposto proprio Ferretti, presentando in prima mondiale il mega yacht in acciaio Cloud 9: 74 metri di lusso e hi-tech con marchio CRN in grado di muoversi a una velocità di crociera di 15 nodi (16,5 la massima). Progettata con la collaborazione di Zuccon e Winch Design, è una imbarcazione maestosa quanto curata nei minimi dettagli, con cinque ponti, due piscine, cinema, palestra, duty farm, bar, saloni e suite per 16 ospiti.
L’appartamento ultrapanoramico sul ponte più alto è riservato all’armatore, un miliardario australiano che è già entrato in possesso della barca, riservandosi però di concederla per alcuni mesi all’anno a un’agenzia di charter. Volete sapere quanto costa una settimana a bordo? Non meno di 700.000 euro. Essere “on Cloud 9”, del resto, è un’espressione inglese che sta per “sentirsi al settimo cielo”. Il gruppo Ferretti ha esibito a Monaco anche altri due capolavori: la Navetta 33 Custom Line, già premiata a Cannes per il miglior design, e il Pershing 108, maxi coupé al vertice della flotta in vetroresina. Ma sono molte le novità in arrivo, con investimenti per 25 milioni di euro già stanziati.
Lo ha detto l’avvocato Galassi sottolineando che «la crescita del gruppo è costante, superiore a quella complessiva del mercato». Un mercato che vede l’area Emea (Europa, Africa, Medio Oriente) al vertice, con una quota del 53%, davanti alle Americhe (Usa, Brasile, Messico) con il 28% e all’Asia-Pacifico con il 18%. «L’Italia paga ancora le conseguenze dei danni provocati da Monti, che adottò provvedimenti impopolari senza ricavarne alcun beneficio per il Paese; tuttavia – nota Galassi - la quota di clienti italiani ha raggiunto nell’ultimo anno il 6% (era precipitata allo 0,5%) e confidiamo che possa salire al 10%».
Intanto la raccolta ordini è al completo per i prossimi tre anni, con la previsione di mettere in acqua, entro il 2019, almeno 8 unità in vetroresina a marchio Custom Line e 5 navi in acciaio e alluminio, per i marchi CRN, Pershing e Riva. Tra le più attese, proprio la nuova ammiraglia di Riva, un mega yacht di 50 metri, il più grande mai costruito dallo storico cantiere simbolo della Dolce Vita.