Il tempo stringe, il settore è agitato. Il mercato attende senza fretta, ormai sicuro che gli incentivi, in qualche forma, torneranno e non è disposto ad effettuare l’acquisto di una nuova vettura ora. Questa, più che una spinta, è un forte freno alle vendite e, sinceramente, non si capisce perché non si cerchi di fare almeno in fretta. Tornando alla sostanza del problema, non si capiscono i toni trionfalistici di alcune parti. L’esecutivo ha fatto, in notevole ritardo, semplicemente un “atto dovuto” per salvaguardare il Pil e, soprattutto, i posti di lavoro nostri non di altri. Manovre che i nostri concorrenti europei hanno già fatto da tempo e, magari, in forma più sostanziosa. Tutti quanti chiedevano misure strutturali e non a singhiozzo e il nuovo piano tricolore dovrebbe durare 8 anni.
Quanto alla cifra stanziata sembra un po’ pochino (un miliardo l’anno), perché le risorse servono, non solo per accompagnare le vendite durante il processo di migrazione (termico-elettrico), ma per puntellare la nostra formidabile industria di componenti automotive che deve essere totalmente ripensata e può essere attratta dalle sirene estere disposte a concedere molto per ospitare le fabbriche (la famosa delocalizzazione...). Riconvertire uno stabilimento dall’era degli idrocarburi a quella degli elettroni è un po’ come rifarlo da zero e molte aziende potrebbero pensare al trasferimento solo per risparmiare sulla bolletta energetica che, non è una tantum, ma un costo fisso nel tempo.
Quale sarà la percentuale dedicata al mercato dell’auto non è dato sapere, ma certamente la cifra sarà inferiore al miliardo, di un bel po’. Anche perché, non bisogna mai dimenticarlo, c’è da installare la costosa rete di ricarica senza la quale l’auto elettrica non decollerà mai (ansia di autonomia...), a prescindere dagli incentivi. Torniamo agli ecobunus la cui bozza, che diventerà un decreto, sta per essere formulata con la regia principale del ministero delle Sviluppo Economico e da quello della Transizione Energetica con l’intervento attivo dei Trasporti e dell’Economia. Ci saranno incentivi sicuramente per le elettriche (fascia di emissioni di CO2 da 0 a 20 g/km) e per le ibride plug-in (da 21 a 60 g/km) che possono, per un buon numero di chilometri, viaggiare ad emissioni zero. Queste sono le vetture incentivate anche all’estero, in quasi tutti i paesi.
Per le prime si parla di aiuti che possono andare fino ad un massimo di 6 mila euro o 9 mila (chiaramente con rottamazione). Per le secondo, invece, la forbice massima va dai 6 mila ai 3 mila, secondo quale formula verrà adottata. Questo dipenderà molto dalla terza fascia perché il tetto dei soldi previsti resta sempre lo stesso. Poi c’è uno scenario quasi tutto tricolore che non ha molto a che fare con il problema ambientale, ma che nel nostro paese diventa rilevante perché, come spesso avviene, siamo rimasti indietro ed ora bisogna affrontare problemi che andavano risolti prima. Il nostro parco circolante, infatti, è uno dei più grandi d’Europa, ma anche dei più vetusti è ora ci troviamo a dover fermare vecchie carrette di cui non ci siamo occupati prima.
D’altra parte questo è anche un problema sociale di cui tener conto, un aspetto impossibile da trascurare: molte fasce di popolazione non hanno risorse per accedere alla mobilità elettrica e devono necessariamente rivolgersi alla vecchia tecnologia (molto poco ecologica...) che in Italia non può essere ancora penalizzata, ma in qualche modo “protetta”. Ecco la fascia tricolore, quindi, che nei recenti ecobonus è oscillata fra i 61 e i 110 o, addirittura, 135 g/km di CO2. Certo, dall’angolazione della transizione energetica ci azzecca poco, ma tant’è. Vale la pena di ricordare che alcune di queste da queste auto (le diesel) che prederebbero il bonus governativo per le vetture ecologiche nella Capitale non potrebbero circolare nei giorni in cui il traffico è limitato per problemi di veleni nell’atmosfera e durante le domeniche ecologiche. Delle due l’una.
Certo, sono competenze diverse, ma un minimo di coordinamento non guasterebbe per non generare confusione fra i consumatori. Per la terza fascia il tetto è in una forbice di 3 mila euro a solo mille a seconda che verrà adottato il limite dei 110 o 135 che cambierà molto il panel delle vetture coinvolte. Nei 110 rientrano molte “full hybrid” e alcune “mild hybrid” con motore termico di cilindrata contenuta ed un elettrico con capacità di recupero importante. Nelle vetture fino a 135 ci sono diversi modelli con propulsore solo benzina o diesel che andrebbero a coprire gran parte del mercato. In questo particolare caso bisogna fare bene i conti perché questi incentivi dovrebbero essere strutturali e non a tempo, quindi ad esaurimento delle risorse come è avvenute lo scorso anno. C’è il rischio che la cifra andrebbe esaurita in pochi mesi. Chi è bravo a fare i conti faccia un passo avanti...